Haerĕsis Lectorianae

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La differenza tra un ateo e un credente, al di là delle sovrastrutture imbastite dalle diverse religioni, si concentra tutta nell’opzione tra il reputare plausibile un sistema finalistico e determinato o il ritenere di converso altamente improbabile tale ipotesi, qualora esaminata alla luce delle attuali conoscenze fisiche, chimiche, astronomiche, biologiche, matematiche, nonché ai contributi epistemologici della ricerca filosofica.

Tanta gente non riesce a sopportare l’idea che l’universo possa risultare del tutto indifferente rispetto all’esistenza e al ruolo degli esseri umani. Le varie mitologie religiose tentano perciò di fornire una boa di salvataggio rispetto al generale senso di smarrimento che un simile pensiero provoca, costruendo un insieme di riferimenti artificiale, analogo a degli assi cartesiani, ai quali ciascuna persona può aggrapparsi per dare un senso alla propria vita.

Poiché, tuttavia, nella loro stragrande maggioranza, i modelli proposti dalle diverse chiese, mancano di sostanziale plausibilità, gli amministratori deputati al mantenimento della struttura istituzionalizzata e dell’ortodossia di ciascuna credenza sono costretti a pretendere dai loro accoliti quelli che vengono definiti genericamente come atti di fede, che si realizzano attraverso un sistema normativo di carattere dogmatico del tutto impermeabile rispetto al requisito della ragionevolezza che normalmente si ricerca in altri contesti.

Così, nella religione cattolica, sarà atto di fede il credere nella Trinità, nella  resurrezione dei corpi, nella verginità di Maria, nella transustanziazione, nell’immacolata concezione, ecc. La funzione di  simili istituti è, in primis, quella di differenziare un certo messaggio rispetto a quello delle organizzazioni concorrenti; inoltre, di ribadire la sacertà e il potere della casta sacerdotale auto prepostasi alla gestione sacramentale del rito, riconfermandone l’esclusiva legittimazione ad amministrarne i contenuti più magici ed iniziatici.

Questo desiderio di esclusività comporta inoltre che ciascuna organizzazione religiosa, quando ben consolidata, risulti gelosa del proprio patrimonio di superstizioni e impenetrabile rispetto a qualsiasi tentativo di sincretismo, che possa accogliere  nel suo “corpus” elementi da altri contesti. L’assunto può esemplificarsi con il riferimento alla metemsomatosi,  diffusa in Oriente ma del tutto in conflitto col credo di Nicea, eppure molto più sincronica rispetto al postulato fondamentale di Lavoisier o alla legge di conservazione dell’energia che il suo concorrente dogma sulla resurrezione della carne; aspetto questo, che, in un sistema dinamico,  avrebbe dovuto favorirne l’espulsione, a vantaggio della credenza nella trasmigrazione, perché di fondo più razionale.

L’esempio ci permette d’individuare un’altra caratteristica peculiare di ogni apparato religioso: il suo congenito conservatorismo, posto che il mantenimento dello status quo risulta un fattore assolutamente vitale per qualsiasi gerarchia ecclesiastica, sempre tesa ad evitare ogni possibile elemento di rischio per il proprio potere. E’ noto che François Champollion venne apertamente osteggiato dalla Chiesa, preoccupata che le sue datazioni degli eventi egizi sconfessassero la parola di dio, quale risultante dalla Bibbia.

Nel Cristianesimo, il conservatorismo si è sostanziato nell’ambiguità d’un messaggio, apparentemente riformista dal punto di vista sociale ma  in realtà teso a trasferire in un ipotetico Aldilà le aspirazioni di riscatto delle masse, a tutto vantaggio di quelle classi dominanti che avessero opportunisticamente ottenuto l’appoggio del Vaticano. Le masse di derelitti avrebbero dovuto attendere il Settecento dichiaratamente anticlericale dei Lumi e la Rivoluzione Francese, prima di venir liberate dal loro millenario stato di schiavitù. Se fosse stato per gli epigoni di Paolo di Tarso,  molto probabilmente la stragrande maggioranza di noi sarebbe ancora nella condizione di servo della gleba, al gramo servizio d’un nobile o di qualche vescovo-conte.

Oggi, incalzata dalla verità storica e dall’incapacità di occultare i risultati della ricerca nei vari campi del sapere, avendo dovuto rinunciare a un’egemonia sull’istruzione che risaliva alla notte dei tempi, la Chiesa Cattolica sta vistosamente perdendo appeal nei confronti dei suoi stessi accoliti, sempre più perplessi e dubbiosi non solo sui dettami della prassi (divorzio, ricerca medica, aborto, anticoncezionali, celibato sacerdotale, politiche sociali), ma anche e soprattutto sulle fonti di legittimazione del proprio clero.

A fronte d’una tradizione  che oramai sembra far acqua da tutte le parti, sotto il profilo storico, esegetico, ermeneutico,  filologico, ecc., mi sono divertito a proporre, in altra sede, una variante allegorica rispetto al presunto messaggio evangelico come classicamente inteso dalla Chiesa Cattolica, nel tentativo un po’ pretenzioso di limarne  le più evidenti aporie e d’aggiornarlo rispetto a un mondo senz’altro più smaliziato di quello dei nostri progenitori, grazie al suo maggior grado d’accesso all’informazione.

La crocifissione del Cristo e la sua morte, stanno a significare la morte di Dio, la sua definitiva uscita di scena per un supremo atto d’amore nei confronti del proprio creato e delle sue creature.  La resurrezione simboleggia la possibilità di rinascita di quello stesso Dio, fattosi uomo e frantumatosi nelle milioni di singole consapevolezze rappresentate da tutti gli esseri viventi.  Sta nelle sue creature far risorgere Dio, unendo di nuovo quelle consapevolezze mediante l’adesione all’amore (agape) universale. Quando tutto sarà riunito nell’amore, Dio rinascerà; il libero arbitrio consiste nella possibilità di rifiutare questa opportunità, agire in maniera egoistica e individuale con ciò negando a Dio qualsiasi possibile parusia.

Se, al contrario di me, credete che siamo qui per un motivo ben preciso e perciò vi sentite decisamente deterministi ed escatologici, vi suggerisco di spendere qualche secondo per riflettere sul diverso modello di cristianesimo che vi ho appena proposto ed eventualmente  di suggerire integrazioni o alternative, in un quadro nuovo di pensiero religioso, perché ispirato a valori democratici più consoni al contesto occidentale nel quale viviamo, rispetto all’anacronistica teocrazia clericale.

12 Risposte a “Haerĕsis Lectorianae”

  1. formidabile come i tuoi meccanismi mentali siano simili ai miei. Molto stimolante. Ci risentiamo presto sull’argomento. Un gran post, un bel post (quest).

    🙂

    red

  2. Ho letto i tuoi commenti stimolanti da Berlicche, evidentemente non è del tutto inutile girare da quelle parti.

    Esattamente come te non sono determinista ed escatologico, però ci penso su lo stesso 😉

  3. Ciao, Renzo ( o ciao, Lucia). Vi conosco bene, perché leggo spesso i vostri post, grazie al blogroll di Ivo Silvestro.

    Mi fa piacere che siate passati di qui.

  4. I modelli proposti dalle chiese…

    In questo punto importante da te toccato sarebbe interessante inserire il rapporto tra fede e filosofia rimarcando la differenza sostanziale che esiste tra

    l’indagine epistemologica e l’affermazione. Qui vedrei del

    tutto opportuno l’apporto di K. Jaspers (Der philosophische Glaube):

    il rapporto tra filosofia e religione è conflittuale ed è una battaglia che ha per scopo la verità. Per la

    filosofia esiste un suo specifico approccio alla verità, “philosophia perennis”, la quale non appartiene a nessuno in esclusiva. La religione comunque è utile alla filosofia perché la mantiene l’inquietudine

    Ma mentre la religione diventa un ente autoreferenziale (e sempre allo scopo di amministrare un potere) per la filosofia questa puo’ diventare un soggetto da studiare.

    In questo la filosofia ha diverse frecce in piu’ in quanto, al pari della scienza, contempla la possibilita’

    di un cambiamento che la religione non puo’ permettersi (l.rivelazione).

    Ed e’ la stessa ragione per la quale e’ costretta a rifiutare apporti da altri contesti di fede o pensiero in

    nome di un conservatorismo assolutamente necessario (ma la

    secolarizzazione non da scampo…).

    Il tuo messaggio alternativo:

    Non e’ proprio originalissimo, ma in fondo lo sai tu per primo. Certo e’ piu’ attuale, comprensibile e accettabile, direi anche bello romantico e commovente. Io non credo che tra soli pochi anni ci sia ancora qualcuno disposto a

    a credere che un innocente debba morire per pagare colpe che non ha commesso. E’ inaccettabile, retrograde, avvilente e meschino. Specie se colui a cui questo conto

    va pagato e’ Dio.

    Leggo nella morte di Gesu’ ragioni e motivazioni diverse da questo modello. Distanti anni luce e tuttavia… compatibili con la storia tramandataci dai vangeli (anche

    apocrifi). Ieri parlavamo con i miei ragazzi di Gesu’,di De andre’, di come menti anche fortemente anticlericali restino comunque affascinati da questa figura. Gesu’ e’ bello. Gesu’ e’ Amore con la A. Se lo sono a lungo disputato anche culture orientali che vogliono la sua

    tomba e i suoi resti in India. Difficle non restare colpiti. Ebbene Gesu’ mi limito a dire che non e’ morto per noi (sempre che sia esistito) ma e’ risorto per noi.

    Lo scopo della morte non e’ e non puo’ essere la remissione dei peccati, ma la dimostrazione che la morte non esiste, un modo di urlare al mondo di ricordarsi che deve vivere. Per battere la morte bisogna morire e venirne fuori vivi..

    Paradossalmente il contrario del monito da sempre inculcato sul ricordo di dover morire.

    Ricordati che devi vivere.

  5. Ananlisi pienamente condivisibile.

    Ti sottopongo un paradosso. Supponi che entro un tempo oggi indefinibile, l’uomo arrivi a sconfiggere la morte (ad esempio, tramite processi di continua clonazione, riuscendo a scoprire le modalità di funzionamento neuronale e perpetuando l’individuo in una serie infinita di cloni dotati della memoria dei precedenti).

    La religione cattolica deve per forza di cose negare questa possibilità, perché il suo impianto teologico non solo non la contempla, ma addirittura la esclude. Ne consegue che, con i progressi della scienza nel senso indicato, prima o poi assisteremo necessariamente anche alla sostituzione della religione cattolica con altri culti, perché quella cattolico è una struttura “non adattabile” all’evoluzione scientifica e dunque destinata all’estinzione.

  6. per prima cosa credo che non si debba aspettare tanto a lungo. La fede cosi’ come oggi ci viene proposta fa gia’ acqua, lo hai constatato anche tu nel post e ripetuto nel commento. Ti prego di leggere a riguardo quanto vengono costantemente rimaneggiate le scritture per poter ancora reggere a galla il culto.

    http://www.utopia.it

    Per il resto la tua prospettiva e’ interessante ma in quest’ottica un clone e’ l’originale? O e’ solo un individuo che parte da una copia (piu’ o meno fedele) per poi appropriarsi di una nuova esclusiva identita’?

    La copia continuerebbe la vita dell’originale? Come possiamo essere certi che se l’originale continuasse a vivere vivrebbe la stessa esatta vita ed eseprienze della copia?

    In sostanza: cos’e’ l’identita’? Non so se la sequela di cloni successivi (ricordi inclusi) sarebbe in grado di garantire una sola univoca identita’. E questo mi pare fondamentale.

    ps

    molto acuto il tuo non cadere nell’immortalita’ del singolo.

  7. Al momento attuale nessuno è in grado di asserire “con ragionevole probabilità” 🙂 cosa sia un’identità.

    A dire il vero, nessuno è in grado neppure di formulare ipotesi credibili. Sotto questo aspetto, credo ci sia anche una notevole latitanza da parte della scienza, tranne per quanto riguarda le discipline psicologiche; latitanza che lascia eccessivo spazio ai professionisti della religione.

  8. Ciao!beh,che dire,sono nella blogosfera dapochi giorni e già mi trovo appassionato da persone (come te e deicida ,per dirne due)che mi stimolano con dottissime e lucidissime riflessioni.

    mi trovo quindi"costretto"a mettere il tuo link nel mio blog,perchè credo che chi capita nel mio ne sarebbe arricchito.

    Ah,ti chiedo(qualora tu facessi lo stesso e come ho chiesto a deicida)di farlo con il nome PSICOECCLESIA e non con playtemplar…perchè odio il mio nickname.

    Per quanto riguarda il tuo post,sto per scrivere qualcosa che riguarda la frammentazione delle singole consapevolezze che potrebbe interessarti…ti farò sapere o tieni d'occhio psicoecclesia.

    ciao e a presto

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