Tutto quello che ai devoti non piace leggere riguardo Padre Pio

padre pio

Propongo questo ottimo articolo su Padre Pio, scritto da  Jhon Doe, &Visiolo (l’originale lo trovate a questo link)

1- PADRE PIO E IL FASCISMO

Il 14 ottobre 1920 a S.Giovanni Rotondo le elezioni furono vinte dai socialisti. Al momento dell’insediamento il partito popolare di Sturzo e l’organizzazione che lo appoggiava “Gli arditi di Cristo” con i gagliardetti del Vaticano massacrarono 14 contadini e ferirono un centinaio di persone. Uno dei più gravi massacri della storia d’Italia. L’inchiesta parlamentare dette questi risultati che riprendo sempre dal libro di Mario Guarino “Beato Impostore”:

“Venne assodato che si era trattato di un eccidio organizzato e provocato dagli excombattenti fascisti. Quegli stessi excombattenti fascisti dei quali padre Pio aveva benedetto la bandiera.

Commentando l’eccidio, il 2 aprile 1961, il quotidiano socialista Avanti punterà il dito proprio contro il frate di Pietralcina, titolando:

“padre Pio era con gli Arditi neri nel massacro di S. Giovanni””

Dopo questi fatti padre Pio il legame tra Padre Pio e l’estrema destra andarono avanti. Il 31 dicembre 1923, Padre Pio si accordò con tale Morcaldi Francesco detto Ciccillo. Quell’accordo, per tappe successive, divenne definitivo il 14 settembre 1925. Tale personaggio, eletto grazie alla complicità del frate a sindaco del paese nelle liste di una coalizione a destra del partito popolare, pagò l’appoggio del frate concedendo in enfiteusi perpetua il convento e gli orti per 750 lire in quanto i frati si erano resi benemeriti. Una proprietà veniva sottratta al demanio, cioè al pubblico interesse, e data ad un privato per interessi privati senza che il sistema sociale avesse un tornaconto se non l’appoggio che Morcaldi Francesco ebbe per la sua personale elezione. _________________________________________________________________

2- PADRE PIO E CLEONICE

Sotto la lente scrutatrice di papa Giovanni cadde il fatto relativo a Cleonice Morcaldi, figlia di povera gente. Presentata dalla madre al frate, da cui vi si era recata in quanto sconfortata dal fatto che non vi fossero mezzi per far studiare la figlia. Cleonice si diplomò, e subito dopo iniziò a frequentare il convento di Padre Pio. Il Papa era molto duro su questo rapporto su cui scriveva:

«La scoperta per mezzo di filmine, dei suoi rapporti intimi e scorretti con le femmine che costituiscono la sua guardia pretoriana sin qui infrangibile intorno alla sua persona – fa pensare ad un vastissimo disastro di anime, diabolicamente preparato, a discredito della S. Chiesa nel mondo, e qui in Italia specialmente. Nella calma del mio spirito, io umilmente persisto a ritenere che il Signore faciat cum tentatione provandum, e dall’immenso inganno verrà un insegnamento a chiarezza e a salute di molti»

“Filmine “ che riportavano questo genere di colloqui o epistolari:

Padre Pio: “Mia sempre più cara figliola. Gesù sia sempre tutto il tuo conforto e ti
renda sempre più degna dei suoi divini amplessi. Le tue lettere, nonché la tua fedeltà, mi sono di grande sollievo nella prova a cui siamo assoggettati”

Padre Pio: “Senti, piccina, il babbo arde dal desiderio di vederti. Senti cosa ho pensato: se riuscissi, ad esempio, a ottenere ancora la chiave e a venire inosservata su, sii pur certa che nessuno se ne accorgerà. Ti benedico con sempre crescente affetto”

Padre Pio: “Tu e Gesù siete due gigli”
Cleonice Morcaldi: “E tu una rosa profumata”
Padre Pio: “Sei sangue del nostro sangue, ma perché mi sei così cara?”
Cleonice Morcaldi: “Non ti allontanare dall’anima mia, mi sento sola”
Padre Pio: “Assieme a Gesù sto in te dalla cima dei capelli fino alla punta dei piedi”
fonte: http://esserecomunisti.wordpress.com/2007/11/02/%C2%AB-padre-pio-un-immenso-inganno-%C2%BB/
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3 – LA QUESTIONE DELLE STIGMATE

Nell’agosto del 1918 affermò di aver avuto delle visioni su di un personaggio che lo avrebbe trafitto con una lancia, lasciandogli una ferita costantemente aperta. Poco tempo dopo, in seguito a una ulteriore presunta visione, fra Pio affermò che avrebbe ricevuto delle stigmate. Nel 1920 padre Agostino Gemelli, medico, psicologo e consulente del Sant’Uffizio, fu incaricato di visitare padre Pio ed eseguire “un esame clinico delle ferite”. Il Gemelli volle esprimersi compiutamente in merito e volle incontrare il frate. Padre Pio mostrò nei confronti dell’investigatore un atteggiamento di chiusura. Il frate rifiutò la visita, chiedendo l’autorizzazione scritta del Sant’Uffizio. Furono vane le proteste di padre Gemelli che riteneva di avere il diritto di effettuare un esame medico delle stigmate. Mario Guarino interpreta questo rifiuto come un’implicita ammissione di colpa da parte di padre Pio. Il frate, sostenuto dai suoi superiori, condizionò l’esame a un permesso da richiedersi per via gerarchica, disconoscendo le credenziali di padre Agostino Gemelli. Questi abbandonò dunque il convento, irritato e offeso.
Padre Gemelli espresse quindi la diagnosi:

« È un bluff… Padre Pio ha tutte le caratteristiche somatiche dell’isterico e dello psicopatico… Quindi, le ferite che ha sul corpo… Fasulle… Frutto di un’azione patologica morbosa… Un ammalato si procura le lesioni da sé… Si tratta di piaghe, con carattere distruttivo dei tessuti… tipico della patologia isterica »
e più brevemente lo chiamò “psicopatico, autolesionista ed imbroglione”.

Come risultato di queste vicende, il 31 maggio 1923, arrivò un decreto vero e proprio in cui si pronunciava la condanna esplicita. Il Sant’Uffizio dichiarava il non constat de supernaturalitate circa i fatti legati alla vita di padre Pio ed esortava i fedeli a non credere e a non andare a San Giovanni Rotondo. La formula specifica utilizzata, nel linguaggio ecclesiastico, equivale ad asserire che al momento non sono stati evidenziati elementi sufficienti ad affermare la soprannaturalità dei fenomeni.

Il medico Vincenzo Tangaro, che incontrò Padre Pio ed ebbe cura di osservarne le mani, scrisse in un articolo pubblicato dal Mattino:

«Le stigmate sono superficiali e presentano un alone dal colore caratteristico della tintura di iodio».

Altri medici, osservando il fenomeno, non furono in grado di determinarne la causa con certezza, ma parlarono in ogni caso di un possibile fenomeno artificiale e/o patologico. A titolo d’esempio, il professor Amico Bignami, inviato dal Sant’Uffizio ad esaminare le stigmate, scrisse nella sua relazione:

«Le [stigmate]… rappresentano un prodotto patologico, sulla cui genesi sono possibili le seguenti ipotesi: a) …determinate artificialmente o volontariamente; b) …manifestazione di uno stato morboso; c) …in parte il prodotto di uno stato morboso e in parte artificiale… Possiamo… pensare che… siano state mantenute artificialmente con un mezzo chimico, per esempio la tintura di iodio. Ho notato… una pigmentazione bruna dovuta alla tintura di iodio. È noto che la tintura di iodio vecchia… diventa fortemente irritante e caustica».

L’ex abate della basilica romana di San Paolo, il teologo Giovanni Franzoni, riguardo al fenomeno delle stigmate di Padre Pio ricorda il giudizio negativo di padre Agostino Gemelli e le diagnosi cliniche di Luigi Cancrini, che parlavano d’«istrionismo pulsionale» e di «necessità di mettersi in mostra».

Nuovi dubbi sull’origine soprannaturale delle stigmate sono stati avanzati dallo storico Sergio Luzzatto in un libro “Padre Pio. Miracoli e politica nell’Italia del Novecento”, che riporta la testimonianza del 1919 di un farmacista, il dottor Valentini Vista, e di una sua cugina, Maria De Vito, anch’ella titolare di una farmacia, ai quali Padre Pio ordinò dell’acido fenico e della veratrina, sostanze adatte per la loro causticità a procurare lacerazioni nella pelle simili alle stigmate.
Le stigmate peraltro erano sulle mani mentre nella crocefissione romana (ma non si hanno esempi di chiodi quando di legature con lacci) il chiodo penetrava fra radio e ulna sì che reggeva il peso del corpo che la mano non avrebbe retto.
[fonte: http://www.corriere.it/cronache/07_ottobre_24/luzzatto.shtml]

Nel 1999 lo psichiatra Luigi Cancrini firmerà una “perizia psichiatrica su padre Pio”, scrivendo:

“Una diagnosi psichiatrica relativa al caso padre Pio non è difficile da proporre. Osservando longitudinalmente, il disturbo di cui ha sofferto padre Pio è, secondo il Dsm IV (manuale diagnostico preparato dall’Associazione degli psichiatrici americani e oggi largamente utilizzato anche in Italia e in Europa), un disturbo istrionico della personalità. Osservato trasversalmente, nelle sue manifestazioni sintomatiche più evidenti, il suo è un disturbo di trance dissociativa. I criteri di ricerca per il disturbo di trance dissociativa sono di ordine sintomatico e culturale.”

Le posizioni della Chiesa furono molto ambigue riguardo la questione di Padre Pio. Il problema che pose alla chiesa cattolica le stigmate fu di ordine pratico: non si trattava di un effetto psicosomatico, ma di una vera e propria truffa che avrebbe coinvolto anche loro qualora l’avessero appoggiato. Così il 23 Magggio 1931 con un decreto di condanna si invitavano i fedeli a non considerare come sovrannaturali le manifestazioni delle stigmate. A Padre Pio venne vietata la celebrazione della messa in pubblico e l’esercizio della confessione. Nel frattempo però la voce della comparsa delle stigmate aveva già fatto il giro del mondo e San Giovanni Rotondo divenne meta di pellegrinaggio da parte di persone che speravano di ottenere grazie. I pellegrini gli attribuirono il merito di alcune guarigioni “inaspettate”, grazie alla sua intercessione presso Dio. La popolarità di padre Pio e di San Giovanni Rotondo crebbe ancora e la località dovette cominciare ad attrezzarsi per l’accoglienza di un numero di visitatori sempre maggiore mettendo in moto un immenso circolo di denaro che sussiste ancor oggi. L’astio da parte del Vaticano venne attenuato quando il frate designò la Chiesa di Roma come erede universale di tutte le sue cose. Malgrado Padre Pio avesse le mani bucate, lasciò ai suoi successori un’immensa ricchezza, e il tempio in oro edificato a San Giovanni Rotondo ne è la prova.

Pubblicato da hannibalector

"Nessuno è il mio nome: Nessuno mi chiamano mia madre e mio padre e tutti gli altri compagni"

4 Risposte a “Tutto quello che ai devoti non piace leggere riguardo Padre Pio”

    1. Papa Giovanni, il c.d. Papa Buono, lo odiava e lo reputava un grande imbroglione, rifiutandosi sempre d’incontrarlo (l’ho sentito dire con le mie orecchie, a una cena, da uno dei più stretti collaboratori del Cardinal Capovilla, il segretario di Angelo Roncalli quando era Patriarca a Venezia).
      Ora, anche Papa Giovanni viene reputato un grande santo, oggetto della venerazione da parte di milioni di cattolici.
      Dunque, che si fa? Ovvio che, rebus sic stantibus, uno dei due è senz’altro un cialtrone.
      Chi dice la verità? Papa Giovanni o Padre Pio?

      1. Giovanni XXIII era stato informato male. Le dichiarazioni informali, anche quelle dei pontefici, non sono coperte dal carattere dell’infallibilità. Invece Giovanni Paolo II stimava profondamente Padre Pio. Come la mettiamo? Padre Pio è un grande, come anche papa Giovanni.

        1. Non era informato male.
          Era informato benissimo, molto meglio di Giovanni Paolo II che, a quei tempi, era in Polonia..
          Ripeto: me lo ha riferito in prima persona il segretario particolare di monsignor Capovilla. che a sua volta era monsignor Vicario di Giovanni XXIII.
          Padre Pio è la faccia più oscura e superstiziosa del Cattolicesimo, la più becera e ignorante, quella che ancora crede nei diavoli e nelle streghe e si affida ai riti apotropaici, come i popoli selvaggi nei luoghi più dimenticati del Mondo.

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