SIMONE PIAZZESI: TOPO ORESTE E LA GRANDE CITTA'

banner7[1]Un amico mi ha parlato bene di questo libro. Io pure vorrei spenderci qualche parola, alla mia maniera. Si tratta d’una fiaba particolare, destinata a un pubblico di bambini, ma con un piano di lettura “metatestuale” – citando Umberto Eco, anche lui cimentatosi in analoga impresa con “Gli gnomi di Gnù” –  che lascia aperto il campo a quei lettori (lectores in fabula, per l’appunto), che bambini non son più se non nel cuore e che tentano sempre di leggere oltre le righe.

Nel mio blog non ho alcuna pretesa di recensire libri. Lascio volentieri la fatica a chi è ben più competente di me. A proposito del nostro topolino urbanizzato, commenti e recensioni serie si possono già trovare sul sito dell’autore ( http://www.toporeste.4000.it/ ).

In questo specifico ambito, un libro diviene solo spunto di modeste note personali, il più delle volte a malapena attinenti all’opera che presta il titolo al post.

Nel caso “de quo”, mi vien voglia di parlare dell’omologazione culturale di cui soffrono gli italiani e la nostra vita in genere. In Italia sembra esistere ancora la partizione tra trivio e quadrivio, quale discriminante di valore. Se lo scrittore, il poeta, l’artista, non grida a gran voce “la mia è un’opera colta”, difficilmente troverà qualcuno che vorrà valutarne autonomamente la portata a prescindere dal suo collocarsi in questa o quella categoria. Ci sono fumetti, spot pubblicitari, fiabe, racconti gialli, libri di fantascienza, canzoni, che nulla hanno da invidiare come ingegno creativo e bellezza formale a ben più altisonanti e celebrati “capolavori”.

In alcuni stati USA, Frank Herbert (quello di “Dune”, per intenderci), viene studiato nelle scuole superiori al pari del Manzoni a casa nostra, presumo con maggior divertimento da parte dei ragazzi.  I racconti “gialli”, nel mondo anglosassone, godono di dignità analoga a quella delle opere di Chaucer o di Milton.

Noi, invece, dobbiamo venir precedentemente rassicurati in proposito. Ad esempio, prima di poter dire con serenità che i fumetti di Andrea Pazienza sono un’opera d’arte, deve averlo già conclamato qualcun altro, perché siamo terrorizzati dall’idea che possano deriderci di tanto ardire. Quasi impossibile incontrare un professore che ci dia una tesi su Bonelli, ossia su Tex Willer, che pure fu autentico fenomeno di costume.

Dobbiamo attendere un preventivo giudizio altrui – spesso proveniente dall’estero anche su roba nostrana – e poi conformarci. Solo “dopo”, quando tale giudizio è consolidato, tutti s’accodano come tante pecore.

Anche nella scelta banale d’un capo d’abbigliamento o d’un accessorio, cerchiamo il conforto della griffe, altrimenti insicuri d’aver esercitato l’opzione socialmente accettata e collettivamente approvata, che esprima con chiarezza il nostro status e la nostra appartenenza.

Per trovare un lavoro serve la “raccomandazione”, perché chi deve assumere si rifiuta di valutare autonomamente le effettive capacità dell’aspirante.

Se ascoltiamo un programma politico, lo giudichiamo secondo provenienza, non per contenuti: non  è nella nostra forma mentis.

Forse è per questo nostro vezzo perverso che, dopo tanti secoli, ci ritroviamo ancora rigidamente divisi in guelfi e ghibellini, a seconda di come la pensa il gruppo dal quale siamo confortati,  vittime e allo stesso tempo rei di ciò che si chiama conformismo. 

5 Risposte a “SIMONE PIAZZESI: TOPO ORESTE E LA GRANDE CITTA'”

  1. grazie per queste tue parole (e per l’accostamento a Eco e Pazienza!). Hai sicuramente ragione, e come corollario al discorso sull’omologazione non si può non citare il potere che ha la pubblicità editoriale su quelle che sono le “voglie” di lettura degli italiani. Come un detersivo, a parità di valore si compra quello pubblicizzato. E quindi è ovvio che i libri delle grandi case editrici che possono pagarsi la pubblicità sui grandi quotidiani nazionali (migliaia di euro a pagina…) sono i più venduti. Ma non necessariamente i più validi…

  2. non conosco la manifestazione, ma vedo ora che è dedicata alla letteratura illustrata per ragazzi, e il mio libro prima dell’anno prossimo non sarà illustrato 🙁

    e cmq sono cose che dovrebbe gestire l’editore, io non posso certo presentarmi là col mio libretto in mano 🙂

    senza contare che vista la distanza non ci riprenderei nemmeno il biglietto del treno.

    cmq grazie per la disponibilità

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