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Nel 1763, nella prefazione al suo “Tentativo per introdurre nella filosofia il concetto delle quantità negative” , il grande filosofo Immanuel Kant rimandava al saggio di Euler “Riflessioni sullo spazio e sul tempo” del 1748, per giustificare l'uso della matematica mediante l'applicazione delle sue preposizioni agli oggetti della filosofia.
Osserva Cassirer che “Questo saggio [quello di Euler, ndr] in realtà non svolge soltanto un programma di fondazione della meccanica, ma anche un programma generale di teoria della conoscenza delle scienze naturali: tenta infatti di definire il concetto di verità della fisica matematica e di contrapporlo al concetto di verità della metafisica. Tuttavia sul piano del contenuto , la riflessione di Euler si basa interamente sui fondamenti sui quali Newton aveva edificato il sistema classico della meccanica. I concetti newtoniani di spazio assoluto e di tempo assoluto devono apparire qui non solo come i necessari fondamenti concettuali della conoscenza scientifico-matematica della natura, ma anche come pure realtà fisiche. Metter in dubbio e disconoscere queste realtà per ragioni filosofiche o gnoseologiche, significherebbe togliere – così argomenta Euler – allo stesso tempo, ogni significato fisico ai principi fondamentali della dinamica – in special modo al principio di inerzia. In tale alternativa non si può dubitare: il filosofo deve mettere da parte le sue obiezioni contro la “possibilità” di uno spazio assoluto e di un tempo assoluto non appena si possa mostrare l’effettualità di entrambi come conseguenza immediata della validità delle leggi fondamentali del moto. Ciò che queste leggi postulano <<c’è>>, esiste nel senso più proprio e nel grado più alto di oggettività che la nostra conoscenza può raggiungere. Di fronte all’effettualità della natura, quale si mostra nel moto e nelle sue leggi empiriche, ogni dubbio d’ordine logico deve cadere; il pensiero deve piegarsi all’essere del moto e delle sue leggi e non pretendere di dare prescrizioni alla natura partendo da riflessioni astratte su cosa sia o non sia concepibile.”
“Se questo postulato appare evidente e l’ispirazione metodologica di Euler si è rivelata feconda nello sviluppo dell’impostazione kantiana del problema” prosegue Cassirer “diventa tuttavia problematico non appena lo consideriamo dal punto di vista della fisica moderna e della moderna teoria della conoscenza. Se Kant ritenne di ravvisare nell’opera principale di Newton, nei <<Philosophiae naturalis principia matematica>>, un codice immutabile della <<verità>> fisica e di poter fissare definitivamente la stessa conoscenza filosofica nel <<fatto>> della scienza matematica della natura che qui gli si presentava, tuttavia il rapporto che ipotizzò tra filosofia e scienze esatte, da allora si è radicalmente modificato. Oggi siamo sempre più consapevoli che il punto di Archimede su cui egli si basava e dal quale prese a scardinare l’intero sistema della conoscenza, non dà alcun appoggio che sia incondizionatamente stabile. Il fatto della geometria ha perduto la sua univoca determinatezza: invece di <<una>> geometria euclidea, oggi abbiamo di fronte a noi una pluralità di sistemi geometrici che hanno uguale legittimità, che si avvalgono tutti della stessa necessità logica e che, come mostra l’esempio della teoria della relatività generale, possono presto competere con il sistema della geometria classica anche nelle loro applicazioni, nella loro produttività per la fisica. Il sistema della meccanica classica ha conosciuto un cambiamento ancora più rilevante,d a quando, nella fisica più recente, la concezione <<meccanicistica>> dell’universo è stata superata e sostituita dalla concezione elettrodinamica.”
Le argomentazioni esposte, portano il filosofo tedesco a concludere che “Le leggi che Newton e Euler consideravano come il patrimonio più valido e sicuro della conoscenza fisica – quelle leggi nelle quali credevano che il concetto di universo fisico, di materia e di moto, cioè il concetto stesso di natura fosse definito – ci sembrano oggi soltanto astrazioni, attraverso le quali, nel migliore dei casi, possiamo dominare un determinato campo, una ben definita parte dell’essere e, in prima approssimazione, descriverlo teoricamente. Se poi ci rivolgiamo alla fisica odierna con le vecchie domande fondamentali della filosofia sull’<<essenza>> di spazio e tempo, otteniamo proprio le risposte opposte a quelle date da Euler 150 anni fa. I concetti newtoniani di spazio assoluto e di tempo assoluto potranno contare ancora qualche sostenitore tra i <<filosofi>>, ma sembrano effettivamente eliminati dalla fondazione metodica ed empirica della fisica. La teoria della relatività generale è soltanto l’esito finale di un movimento di pensiero che trasse la sua ispirazione decisiva da considerazioni sia di ordine gnoseologico che fisico.”
[Ernst Cassirer, Teoria della relatività di Einstein, ed. Newton Saggi, 1997, pagg. 37 e segg.]