È la tomba di Trebio Giusto sulla via Latina, mai vista, alla quale si accede attraverso un tombino sulla strada e non visitabile perché non in sicurezza.
I genitori fanno la tomba per il loro amato figlio Trebio Giusto morto a circa 22 anni e sopranominato “asellus” cioè asinello che in epoca antica non ha significato di ignorante e poco studioso ma paziente, laborioso e docile. Per cui essere chiamato asinello era un vezzeggiativo per indicare una persona buona e laboriosa e non ciuccio che non studia. Asino, invece, lo scalpellino che ha scritto Horonata al posto di Honorata e Maerenti e Saeverina al posto di Merenti e Severina.
Leporius, il cavallo, mostra una corda che al 90% dovrebbe essere una staffa ante litteram, forse non ancora usata in modo massiccio nell’esercito.
La tomba, pagana, in quanto nessun simbolo Cristiano è presente, è sicuramente del IV secolo mentre l’uso delle staffe in modo diffuso si attesta con la venuta di Attila nel V secolo o addirittura nel VI con gli Avari.
Alcuni sostengono che l’uso delle staffe consentiva agli arcieri partici di scagliare le frecce in modo più preciso ma se così fosse i Romani lo avrebbero notato e copiato e così non è stato.