DELLA SERIE: MAI PARLAR DI CORDA IN CASA D’IMPICCATI [*]
[*] Casta non è solo quell’ex-presidente della Repubblica che, tra appannaggi e pensioni varie, costa al contribuente oltre due milioni di euro all’anno; o il manager pubblico incapace che, dopo aver messo in ginocchio un’azienda di Stato, se ne esce con una liquidazione milionaria e una pensione da sogno; o, ancora, il politico arraffone che utilizza i soldi delle nostre tasse per favorire gli amici degli amici, suoi benefattori elettorali; oppure, il funzionario dell’ente locale che intasca tangenti a iosa, distribuendo sempre i nostri soldi ai professionisti del maneggio.
Casta, come dicevo, non è solo quella, che ne rappresenta appena il pyramidion. Casta sono anche le miriadi di persone stipendiate dallo Stato, dagli enti locali e dalle partecipate pubbliche, la cui unica preoccupazione, al mattino, è come fare ad arrivare fino a sera per giustificare lo stipendio che pigliano; casta sono tutti coloro andati in pensione a quarant’anni, grazie a leggi criminali approvate da politici criminali; casta sono i titolari di molte cospicue pensioni Inpdap, guadagnate dopo decenni di dolce far nulla; casta è il giornalista Rai che si porta a casa il suo bel gruzzoletto, solo per dire quello che comoda a chi lo ha messo lì. Casta, appunto, sono tanti, troppi, veramente troppi, in quest’Italia che sta morendo soffocata dagli escrementi di questa gente.
La Casta è perciò molto più estesa di quel che normalmente si è portati a pensare. Per questo, ogni qual volta vi siano degli attacchi efficaci allo status quo, si levano in sua difesa un numero impensato e strabiliante di soggetti. Tutti quelli cui questo regime, bene o male, tanto o poco, assicura un posticino caldo e confortevole.
Questi privilegiati non debbono combattere contro l’incertezza del domani. Poco importa loro se le banche chiudono il rubinetto del credito e molte aziende sono costrette alla resa. Che sarà mai se – proprio per garantire le loro sinecure – il Fisco pretende dalle imprese e da chi non fa solo finta di lavorare quasi tutto quell’utile che potrebbe essere reinvestito nel rilancio dell’economia? Per essi, se il padre di famiglia muratore, causa la crisi dell’edilizia, non è più in grado di dar da mangiare ai figli e si spara in testa, è solo una triste notizia da commentare a cena. I giovani che non trovano lavoro e devono andare all’estero? Un preoccupante dato statistico. Per non parlare dell’artigiano che s’impicca perché Equitalia gli ha portato via la casa: sicuramente un evasore, ben gli sta.
Ecco, a tali soggetti non puoi paventare l’ipotesi che quelli che li mantengono possano anche incazzarsi, imbracciare un fucile e mettere fine a questo stato di cose. Se lo fai, hai detto un’eresia, hai evocato un demone e perciò, come ogni eretico, devi essere messo al rogo (mediatico e sociale) senza indugio alcuno.
E’ una guerra tra poveri. Un disperato imbraccia le armi per sparare contro un agente che è lì per portare a casa il suo stipendio. Intanto i politici, tirano un sospiro di sollievo. Sanno di avere attorno a sè scudi umani pronti a morire per uno stipendio misero, se confrontato con il loro.
La situazione socio-economica di questo paese è a dir poco disastrosa.
Oltre che ladri, sono pure fortunati. A loro va sempre bene.
A pensarci, viene solo da bestemmiare.