Raúl González Salinero – Le persecuzioni contro i cristiani nellʼimpero romano. Approccio critico

Raúl González Salinero
Graphe.it Edizioni 2009, pp. 120, 15 euro
ISBN 978-88-89840-5-8

Non più di tremila. In tre secoli. È il numero di martiri cristiani durante l’impero romano stimato dagli storici.

Un numero ben lontano da quanto gli apologeti cristiani hanno sempre fatto credere ai loro lettori. Si pensi alle undicimila vergini che sarebbero morte insieme a santa Ursula. Altro non era che un’errata lettura del nome proprio Undecimella. Si pensi anche alla persistenza del mito delle catacombe quale rifugio dei cristiani braccati: persino le stesse gerarchie ecclesiastiche ne riconoscono ormai l’infondatezza.

Eppure, lo sappiamo bene, i miti sono duri a morire. E certi miti più di altri. Se i negazionisti cattolici amano parlare, a proposito dell’Inquisizione, di «leggenda nera» creata dagli anticlericali, quella dei martiri dovrebbe conseguentemente essere definita «nerissima». E tuttavia, nell’immaginario collettivo degli italiani, perdura la convinzione che, nei primi tre secoli, sia avvenuto un autentico olocausto di cristiani.

Accade, forse, perché non disponiamo di studi adeguati. L’Italia vanta studiosi di livello, ma a differenza di altri paesi vige una diffusa autocensura, quando si affrontano certi temi. Ed ecco che, a colmare il vuoto, è giunto dalla Spagna uno studio sulle persecuzioni finalmente realizzato con un approccio critico.

L’autore, Raúl González Salinero, che insegna storia antica all’Università di Madrid, ci ricorda che «il martirio cristiano diventò una testimonianza sublime della fede e, pertanto, un elemento chiave per l’autoaffermazione della dottrina cristiana». Con gli esiti che tuti ben conosciamo, grazie all’apologetica posteriore. Ma perché i credenti erano perseguitati?

Quella cristiana era una setta nova, senza nemmeno un retroterra etnico. E le autorità romane, che improntavano la propria azione al rigoroso rispetto del diritto, sapevano che quella cristiana non era nemmeno una religione riconosciuta da alcun provvedimento ufficiale. Non era cioè una religio licita. In poche parole, si trovava in una posizione non molto diversa da quella in cui si trovano oggi i Testimoni di Geova o Scientology. Con la differenza fondamentale che i diritti dell’uomo e la libertà di associazione erano concetti che, allora, dovevano ancora essere concepiti. Tale condizione esponeva i cristiani, così come i fedeli di altre piccole sette, a pericoli continui, e soprattutto ad accuse di atti contro la morale. Poteva bastare anche soltanto definirsi cristiani per rischiare un’incriminazione.

Ma occorre anche tenere conto che i magistrati, dipinti dalla letteratura agiografica quali «agenti del male», in realtà non miravano affatto a impartire supplizi gratuiti, ma cercavano di far tornare il neofita cristiano alla religione tradizionale. Anche Plinio il Giovane, scrivendo all’imperatore Traiano, constatava che «molte persone possono essere recuperate se sì dà loro la possibilità di pentirsi».

Lo stesso scopo animò l’imperatore Decio, quando promosse la prima persecuzione vera e propria. Il primo editto noto emanato contro i cristiani nel 249 è opera sua: ma, nota González Salinero, la sua finalità «non era quella di provocare martiri, ma apostati». Fino ad allora c’era stata prima una generale «assenza di ostilità», e poi «azioni persecutorie di carattere sporadico e locale», per le quali le fonti disponibili sono peraltro «scarse e, frequentemente, poco attendibili».

Di fronte al rischio concreto di morire le apostasie furono copiose. Lo attestano le stesse fonti cristiane, come il De lapsis del vescovo Cipriano di Cartagine, che morì durante la seconda grande persecuzioni, quella di Valeriano del 257. Il nuovo imperatore voleva colpire soprattutto i vertici della Chiesa: forse allettato, in un periodo di grave crisi economica, anche dalle ricchezze che andava già allora accumulando. Ma già tre anni dopo il successore Gallieno concesse piena libertà di culto, consentendo alla Chiesa di poter finalmente cominciare a espandersi in maniera significativa.

Nel 303, dopo vent’anni di regno, Diocleziano lanciò la terza e ultima persecuzione. Le ragioni che lo spinsero a farlo rimangono oscure. Gli editti che furono diramati riprendevano quelli di qualche anno prima contro il manicheismo, che evidentemente era ritenuto un pericolo più grande. Le persecuzioni durarono alcuni anni e furono più blande nella parte occidentale dell’impero, dove il cristianesimo era assai meno diffuso.

Verrà poi Costantino, e il resto della storia è noto. Meno noto che per oltre due secoli si succederanno, quasi senza soluzione di continuità, editti persecutori di eretici, ebrei, pagani, apostati. Il livello assai più aspro rispetto alla legislazione anticattolica pagana (contrassegnata da pochi editti, con tre sole effettive persecuzioni su vasta scala durate al massimo una quindicina d’anni in tutto), è probabilmente poco percepito anche all’interno del mondo laico. González Salinero tira le conclusioni lasciando la parola a un altro storico, José Montserrat Torrents: «Il paganesimo non si estinse: fu eliminato dalla legge. I templi non caddero: furono chiusi e demoliti. I pagani non si convertirono: furono obbligati a farlo».

Corredata da una robusta bibliografia che ne attesta lo spessore, nonché da una prefazione di Mauro Pesce (noto per essere incorso negli strali vaticani per aver collaborato al libro di Corrado Augias Inchiesta su Gesù), Le persecuzioni contro i cristiani nell’impero romano è un libro di impronta accademica, ma di agile lettura. Di sicuro interesse per chi voglia informarsi su un periodo storico che incide ancora oggi assai profondamente sulle nostre vite.

Raffaele Carcano (UAAR)

marzo 2012

Pubblicato da hannibalector

"Nessuno è il mio nome: Nessuno mi chiamano mia madre e mio padre e tutti gli altri compagni"

5 Risposte a “Raúl González Salinero – Le persecuzioni contro i cristiani nellʼimpero romano. Approccio critico”

  1. Molto interessante, lo metto nella lista di libri da leggere.
    Qualche giorno fa ho terminato il Discorso Vero di Celso, dove emergono prepotenti le ovvie critiche di un filosofo contro quella setta malefica che ancora oggi ci contagia. Magnifico spaccato di quella che doveva essere l’avversità per il cristianesimo da parte dei filosofi colti del II secolo.
    Eppure la follia e la favola hanno avuto il sopravvento su tutto il resto, e noi ancora oggi ci portiamo dietro questo macigno terribile.

    Un abbraccio.

  2. In merito all’argomento del post, sembra che alcune persecuzioni, tipo quella di Nerone, in realtà non siano mai avvenute. Nerone regnò dal 54 al 68 dell’era volgare, cioé – secondo il calendario cristiano – dopo 21 e fino a 35 anni dalla presunta morte di Cristo. Che incidenza vuoi che avessero i cristiani, a quel tempo, sulla politica dell’impero, al punto di determinare una loro specifica persecuzione? In realtà, è molto più probabile che la persecuzione, se ci fu, fosse indirizzata nei confronti dell’elemento ebraico in generale, di cui i cristiani costituivano, allora, una mera frangente settaria. E’ noto, infatti, che gli ebrei dettero sempre problemi ai romani, al punto da detrminare la messa a ferro e fuoco della Palestina, con la distruzione di Gerusalemme, che avvenne poi sotto Vespasiano e Tito.
    Putroppo, i cristiani, come ben sappiamo, sono sempre stati maestri nel mistificare la storia a loro uso e consumo.
    Un abbraccio anche a te.

  3. Riguardo la persecuzione di Nerone, hai pienamente ragione; analizzando gli scritti di Tacito risulta che un tale odio verso i cristiani poteva essere motivato solo se per “cristiani” si intendesse identificare una setta ebraica particolarmente perniciosa:

    “Perciò, per far cessare tale diceria, Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Cristo, il quale sotto l’impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; e, momentaneamente sopita, questa esiziale superstizione di nuovo si diffondeva, non solo per la Giudea, focolare di quel morbo, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di turpe e di vergognoso. Perciò, da principio vennero arrestati coloro che confessavano, quindi, dietro denuncia di questi, fu condannata una ingente moltitudine, non tanto per l’accusa dell’incendio, quanto per odio del genere umano. Inoltre, a quelli che andavano a morire si aggiungevano beffe: coperti di pelli ferine, perivano dilaniati dai cani, o venivano crocifissi oppure arsi vivi in guisa di torce, per servire da illuminazione notturna al calare della notte. Nerone aveva offerto i suoi giardini e celebrava giochi circensi, mescolato alla plebe in veste d’auriga o ritto sul cocchio. Perciò, benché si trattasse di rei, meritevoli di pene severissime, nasceva un senso di pietà, in quanto venivano uccisi non per il bene comune, ma per la ferocia di un solo uomo” (Ann. XV, 44)

    Tali “cristiani” non potevano essere altro che ebrei insurrezionalisti, (ad esempio i “latrones”). Solo così il passo acquistera coerenza,pensando alle parole utilizzate da Tacito,quali “nefandezze”,”morbo”,”odio del genere umano”…termini che non trovano senso se fossero riferiti ai principi professati dal cristianesimo.
    Un innocuo movimento religioso e pacifico come avrebbe fatto a guadagnarsi l’odio popolare di Roma,capitale cosmopolita e pluriconfessionale del mondo antico?
    Inoltre nel suo libro “Historiae”,Tacito riporta un dettagliato resoconto della religione ebraica,partendo dai tempi remoti,fino alla distruzione di Gerusalemme del 70 d.c.
    Ciò che non può essere trascurato è il fatto incredibile che in tale opera non lasciò nessuna testimonianza di Cristo e del cristianesimo,mentre negli “Annali” avrebbe liquidato in una riga entrambi,senza spiegare nemmeno i motivi di tanto odio nei confronti degli “innocui oranti”.

    Ciao!

  4. Si tratta di un’evidente interpolazione da parte dei “principi della menzogna”. Hanno addirittura falsificato i testi storici per garantirsi una patente di “eroi”. Mi chiedo come si faccia a prestare ancora fiducia a persone del genere, dopo che si sa benissimo a quali nefandezze siano ricorsi per assicurarsi il potere.
    Ciao e a presto.

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