“POMPEII” OVVERO PERCHE’ L’UNESCO DOVREBBE IMPEDIRE CERTI FILM

Pompei-film

Staffe: ormai lo sanno perfino i bambini dell’asilo che i romani cavalcavano senza staffe. Le staffe vennero introdotte solo nel quinto secolo, dopo la calata degli unni¹ che furono i primi ad adottarle e che ne derivavano la loro magistrale abilità a cavallo. L’introduzione della staffa consentì anche lo sviluppo della cavalleria pesante o corazzata, che infatti caratterizzò gran parte dei secoli successivi come principale arma da guerra.

Gladiatori: i gladiatori non erano carne da macello, ma atleti tenuti in grandissima considerazione tra i romani, al pari dei moderni pugili occidentali o dei lottatori di sumo in giappone. Per questo, il loro addestramento e mantenimento richiedeva grandi risorse economiche. Per quanto schiavi o proprio in quanto tali, costituivano un patrimonio economico che non veniva certo sprecato in qualsiasi occasione per semplice divertimento. La soppressione di un gladiatore, dunque, o avveniva per mero accidente o consacrava un qualche rituale assolutamente unico e straordinario.

Rivalità tra Roma e Pompei: la rivalità tra Roma e le altre città italiche appartiene al periodo repubblicano e trova il suo apice ai tempi di Caio Mario, con le guerre sociali. I notabili delle città di provincia appartenevano normalmente alla classe senatoria, la medesima della quale fa parte, nel film, il senatore Corvo. Si tratta perciò d’un confronto tra “pares” (lo stesso imperatore, all’inizio dell’era augustea, era definito “princeps” o primus inter pares, a denotare la sua appartenenza a quell’oligarchia senatoriale che non conosceva differenze gerarchiche tra i propri membri). Vi erano tensioni e rivalità, ma queste riguardavano i rapporti con le classi inferiori da parte dell’aristocrazia dominante assimilata ai romani.

Schiavi: nessun cittadino romano (e lo erano a tutti gli effetti anche quelli di Pompei, assieme agli italici in generale) avrebbe mai dato la confidenza che nel film viene data da Cassia alla propria schiava personale e allo schiavo che accudiva il suo cavallo.

Baciamano: il senatore Corvo fa il baciamano alla moglie di Severo e madre di Cassia. Il rito del baciamano alle donne venne introdotto solo nel Medioevo ed era un atto di sottomissione al dominus e d’impegno al rispetto del suo talamo coniugale da parte dell’ospite che giungeva al castello. In realtà, non veniva baciata la mano ma solo sfiorato l’anello nuziale in segno di riverenza nei confronti del vincolo coniugale che legava la castellana al signore del maniero. Veniva praticato solo nei confronti delle donne sposate e il gesto doveva essere manifestato sull’anulare sinistro.

Patronimici:  se il padre si chiamava Severo, la figlia non avrebbe dovuto chiamarsi Cassia, ma anche lei Severa. Le donne romane, infatti, non disponevano di grandi scelte per i loro nomi, che venivano perlopiù mutuati dal nomen  della famiglia o gens (Iulia, Iulilla, Agrippina maggiore, Agrippina minore, ecc.)

Finanziamenti: Roma non finanziava le opere pubbliche nelle città della provincia. Queste venivano finanziate dai notabili locali tramite l’evergetismo; in questo modo, si ponevano in vista per il concorso alle cariche pubbliche decuriali nel locale municipio.

Pilum: le milizie romane non scagliavano mai l’hasta, tutta costruita in legno tranne la punta, come nel film. Vi erano dei legionari specializzati nel lancio del pilum, lancia costruita appositamente parte in legno e parte in ferro per la sua particolare funzione di essere lanciata.

Eruzione: Pompei venne sommersa da pomici, cenere e materiali piroplastici (mistura di gas roventi, ceneri e vapore acqueo) e non da un bombardamento di massi incandescenti stile “presa di Gerusalemme” del film “Kingdom of Heaven” di Ridley Scott. Se non fosse stato così, non l’avremmo certo ritrovata nello splendido stato di conservazione in cui è stata ritrovata. Anche lo tsunami che si vede nel film è un’invenzione del regista.

Lotte gladiatorie: le lotte gladiatorie erano combattimenti del tutto ritualizzati dove si apprezzava non tanto la mera prevaricazione del vincitore sul vinto, bensì la tecnica che veniva sfoggiata dal combattente. Come nel kata e nel kumite del karate o nello jigeiko del kendo, il sofisticato pubblico romano gradiva soprattutto la bellezza dello stile e la capacità di interpretazione dei vari ruoli gladiatori nelle loro figure retoriche  tipiche (Traci contro Mirmilloni, Reziari contro i Secutores). Perciò, un combattente pur efficace ma privo di uno specifico stile, come “Il Celta” del film,  non avrebbe riscosso nessun successo.²

¹In realtà pare la staffa sia stata introdotta dagli Avari, popolo federato con gli Unni e a questi strettamente imparentato

²http://www.gladiatores.it/conoscere.htm

 

Pubblicato da hannibalector

"Nessuno è il mio nome: Nessuno mi chiamano mia madre e mio padre e tutti gli altri compagni"

2 Risposte a ““POMPEII” OVVERO PERCHE’ L’UNESCO DOVREBBE IMPEDIRE CERTI FILM”

    1. Non c’è di che, Fabri.
      Io, poi, quando in un film che ha la pretesa di essere “storico”, vedo un errore madornale come ad esempio quello delle staffe – che oramai dovrebbe essere un dato di comune conoscenza – provo immediatamente un senso di repulsione che m’impedisce di gustare il resto della pellicola.

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