PERCHE' I BRAVI CATTOLICI NON POSSONO INFILARSI IL PRESERVATIVO

LA PERFETTA IDENTITA’ DI VEDUTE CON CIO’ CHE SCRIVE MAGISTRALMENTE  MALVINO, MI RISPARMIA LA FATICA DI PROVARE A CONCEPIRE A MIA VOLTA UN PENSIERO D’ALTRETTANTA INCISIVITA’ ED EFFICACIA

20 marzo 2009

Il samaritano non può starsene disoccupato

 

«Tanti frettolosi commentatori non so­no riusciti a cogliere – scrive Francesco D’Agostino (Avvenire, 19.3.2009) – che il cuore della questione paradossal­mente non è sanitario, ma antropolo­gico, cioè in definitiva etico». Si tratta di un’affermazione assai importante, perché ci consente di considerare superflui i due terzi del più ampio documento ufficiale finora prodotto dalla Santa Sede sul preservativo (I valori della famiglia e il cosiddetto sesso sicuro, 1.12.2003).
Si tratta di un lungo testo a firma del presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia di allora, il cardinal Alfonso López Trujillo, passato a miglior vita l’anno scorso, del quale – grazie a Francesco D’Agostino possiamo non tenere in alcun conto la lunga sezione centrale (41.493 su 64.064 battute), zeppa di affermazioni errate, perché malamente (e in gran parte disonestamente) ricavate da indagini scientifiche.
Un sincero grazie a Francesco D’Agostino, dunque, perché in pratica ci dice che, quand’anche il preservativo fosse un sistema sicuro al 100% nel proteggere dall’infezione da Hiv, la Chiesa non ne ammetterebbe in ogni caso la liceità morale dell’uso.

Ci siamo risparmiati la fatica di smontare ad una ad una le cento piccole operazioncine di mistificazione che la buonanima di Trujillo si sforzò di confezionare a far forte alcune sue affermazioni, che oggi stanno tutte in ciò che ha detto Benedetto XVI. Sua Santità ha detto che «non si può risolvere il flagello [dell’Aids] con la distribuzione di preservativi…», e tutto sarebbe filato liscio se avesse aggiunto: preghiamo Dio affinché ci faccia scoprire al più presto un vaccino e farmaci più efficaci, eventualmente poco costosi. E invece no, il Papa ha aggiunto: «… anzi il problema aumenta». «Aumenta»? Indignazione, proteste, perfino qualche insulto.

Benedetto XVI è stato vittima dell’ennesimo infortunio comunicativo? È la solita «ostilità pronta all’attacco» che ne fa un martire? Chissà. Resta il fatto che la cosa è stata successivamente ritoccata dallo staff dei truccatori, così: «… il rischio aumenta il problema». Senza far calare le proteste, senza placare l’indignazione: sarà normale? Forse sì, infatti l’affermazione che, usando il preservativo, aumenti il problema dell’Aids (o aumenti il rischio di contagio da Hiv) è affermazione che scavalca pure l’argomento del cardinal Trujillo: nel 2003, il preservativo non evitava al 100% l’infezione da Hiv; nel 2009, peggio ancora: usandolo, si facilita la diffusione dell’Aids.
Sì, probabilmente qualche insulto fatto a Benedetto XVI era meritato.

Ma adesso, per fortuna, Francesco D’Agostino risolve ogni problema, e dice che la questione epidemiologica è superata dalla questione etica: «L’uso del pre­servativo, pur giuridicamente lecito, è moralmente problematico», scrive.
Meno male che non vuol vietarlo per legge – l’editorialista di Avvenire è di buon cuore
– ma perché porrebbe problemi morali? «Perché toglie alla sessualità umana, almeno in parte, la pienezza del suo orizzon­te, frantumandone l’unitarietà in una molteplicità di aspetti destinati a re­stare separati e non connessi tra loro». Sintetizzerei così: a scopare col preservativo la donna non resta incinta, e questo non è bello.

Perfetto, non sarà bello per Francesco D’Agostino, ma egli ha qualche diritto di imporci la sua concezione del bello come stile di vita sessuale? Ha qualche solido argomento? Vediamo. «In tutte le sue funzioni (sessuali, familiari, sociali, estetiche, lavorative, ecc.) l’uomo deve restare sempre pre­sente a se stesso nell’unità del suo es­sere: è a questo che la morale ci chia­ma».
E dove starebbe scritto che, nell’unità del suo essere, uno debba fare figli come conigli o astenersi? Sta scritto sul Catechismo della Chiesa Cattolica.
Francesco D’Agostino dice che l’uso del preservativo è «
giuridicamente lecito»
però poi vorrebbe che le politiche sanitarie di stati laici si conformassero a quanto sta scritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica. E se lo chiami talebano, presumibilmente si risente.

Sarà il caso di mettere da parte l’editoriale di Avvenire e di tornare al documento ufficiale del Pontificio Consiglio per la Famiglia del 2003, al punto in cui si spiega perché l’uso del preservativo sia «moralmente problematico» per la dottrina cattolica, almeno a mio parere.
Vi aspettereste un pippone teologico? No, è roba ancora più fina: «
La Chiesa è pronta ad aiutare. Tramite la generosità di milioni di persone, comprese quelle di altre fedi che collaborano al nostro apostolato, la Chiesa Cattolica è capace di provvedere il 25% dei servizi per i pazienti di Hiv/Aids, e di gestire un gran numero di ospedali, cliniche ed altre strutture di cura nel mondo intero».
Fino a quando c’è Aids, c’è lavoro. Il samaritano non può starsene disoccupato.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.