PER COMPIACERE DIO

SECONDO IL PAPA, L'UOMO, PER COMPIACERE DIO, DOVREBBE SEGUIRE LA LEGGE NATURALE.
ECCO LA BELLA FOTO D'UNA TIGRE DEL BENGALA CHE, SEGUENDO LA LEGGE NATURALE, SBRANA IL CUCCIOLO D'UN CERVO INDIANO, DI FRONTE ALLA MADRE IMPOTENTE, PER COMPIACERE DIO:

 

tigre_bengala_divora_mangia_preda

……. E DIO SE NE COMPIACQUE!

(QUANDO SI DICE AVERE LE SCORREGGE NEL CERVELLO)
 

43 Risposte a “PER COMPIACERE DIO”

  1. Il bello è che nel nome di questa "legge naturale" i vari stregoni condannano l'omosessualità,mentre essa è praticata da un sacco di specie animali.

    Se dovessimo seguire la legge naturale staremmo tutto il giorno a compiere stupri,incesti,e magari mangeremmo anche altri esseri umani.

    La verità è che l'etica (per fortuna) cerca di sollevare l'uomo dalla mera animalità.

    Ciao Lector.

  2. Sì, come avevo già detto anch'io un'altra volta, la natura è moralmente indifferente, e questo semplicemente perché la morale è invenzione umana e non la riguarda. Lo era prima che apparisse l'uomo e continua ad esserlo anche dopo che l'uomo ha costruito sistemi etici più o meno accettabili. Puntellare le proprie teorie etiche appellandosi alla natura è sbagliato per principio.
    E vorrei ricordare che questo non vale soltanto per le religioni: anche in ambito politico il famoso "diritto naturale", del quale si parla fin dal medioevo e il cui concetto diviene centrale nel pensiero politico illuminista, è una costruzione totalmente umana. Si potrebbe discutere per esempio del senso in cui si può propriamente parlare di "libertà" quando sappiamo tutti che l'ontogenesi e la filogenesi degli esseri viventi, compreso l'uomo, costringe entro dei limiti ben definiti e non oltrepassabili le possibilità degli individui, sia nella loro costituzione fisica, sia nella loro interazione con l'ambiente. Questo tanto per allargare il discorso e riflettere che i dogmi non riguardano soltanto la religione. 
    Filopaolo

  3. Innanzitutto, ben tornati. Spero abbiate trascorso un piacevole periodo estivo.
    E' una ricerca spasmodica di "assoluto", quella che turba il sonno di Ratzinger, contrapposta a quel "relativismo" che tanto lo disturba. E' presumibile che lui, quando parla di "diritto naturale", si riferisca alle "tavole della legge" che sarebbero stata consegnate da dio a Mosè. Ossia tenta di contrabbandare per reale una situazione altrettanto immaginaria di quella che vorrebbe esistere un ur-diritto, ispiratore di tutte le leggi umane. Il solito tentativo di legittimare la propria azione, appellandosi a un'entità superiore che sussite solo nella sua fantasia disturbata. 
    Un abbraccio. 

  4. Beh, quando le gerarchie ecclesiastiche affermano per esempio che la famiglia etero è secondo natura e quella omo no, o quando sostengono che la vita vada salvaguardata sempre e comunque anche a costo di inenarrabili sofferenze, non hanno in mente i dieci comandamenti ma un loro particolare concetto di natura, un concetto dogmatico appunto perché  epurato da tutto ciò che in questa natura a loro non piace.
    E' questa una delle più macroscopiche contraddizioni (una fra le tante) nella quale cadono i cristiani: 1-la natura è opera di dio, 2-per essere buoni cristiani bisogna seguire la natura, 3-c'è però tutta una serie di comportamenti che noi preti abbiamo deciso vadano condannati pur riscontrandosi in natura.
    Una bella coerenza eh?
    Filopaolo

  5. c'è una bella differenza tra la natura di una tigre del bengala, quella di un cervo indiano, quella di un coleottero africano, quella di una pecora dell'armenia, ….
    sicché potrebbe pure essere naturale per una tigre del Bengala sbranare il cucciolo di un cervo indiano, ciò non implica che lo sia per un coleottero bombardiere e ancor meno per una violetta o una Cannabis sativa
    per convincersene, invito chi compie tali deduzioni a tenere per qualche giorno – così, per provare che è vero – le abitudini del coleottero raffigurato in questa foto:
    http://www.ist-aicardi.it/sitosic/insetti/raccolta/sysiphus-shaeffery.jpg

    al termine dell'esperienza, si dovrebbe essere pronti ad ammettere che le specie viventi siano ben distinte le une dalle altre e che ciò che è bene per l'una non necessariamente lo è per l'altra (species tot sunt diversae quot diversas formas ab initio creavit infinitum Ens)

    ora se ciò che è secondo natura per una certa specie animale non lo è per un'altra specie animale, perché c'è una non irrilevante differenza tra le diverse specie, a maggior ragione ciò che è secondo natura per una specie animale incosciente non lo è necessariamente per una specie animale cosciente 
    ciò è evidente dal fatto che un indispensabile requisito per essere vincolato a una legge morale naturale è la capacità di conoscere sé stesso quale persona vivente
    il fatto che sia naturale per una tigre del Bengala sbranare il cucciolo di un cervo indiano, in alcun modo implica che sia conforme alla legge morale naturale – cioè per una persona – compiere infanticidi, povere capre che non siete altro!
    http://www.zenit.org/article-23602?l=italian

  6. http://bart1

    [..] "L’anno scorso sono andato in Ucraina. E’ un paese economicamente allo sfascio, con più del 70 per cento della popolazione sotto il livello di povertà, dove regna la corruzione a tutti i livelli, dove non esiste un siste [..]

  7. P.S.
    Le considerazioni espresse nei miei post non hanno alcuna finalità di proselitismo.  Sono a titolo del tutto gratuito. Se arrivi a comprenderne il senso (e, qualche volta, l'ironia), bene. Altrimenti, non è che io non ci dorma la notte, sai?
    L'unico a perderci, dal mio punto di vista, sei solo tu.

  8. vorrà dire che la prossima volta mi depilerò un'ascella sì e un'ascella no per sorprenderti… sei sempre un grandissimo inventore, anzi MI-TI-CO!

    bart1

  9. Ah, dimenticavo.
    Dunque, secondo te, le leggi naturali sarebbero "naturalmente" ad personam, rectius ad speciem? E' questo il senso del tuo discorso? Cioè, se sono un cane, ci sarà la legge naturale per i cani; se sono un lombrico, quella per i lombrichi; se sono un ornitorinco, la legge per gli ornitorinchi; se sono uno spotorno, la legge per gli spotorni e così via.
    Interessante. Molto interessante.
    Non occorre che ti radi le ascelle: sei riuscito a stupirmi lo stesso.

  10. no, veramente c'era una frase che avevo evidenziato in grassetto per i deboli di concentrazione, ma sei riuscito a cannarla lo stesso, fattòne cannato di un lector!
    la frase sarebbe questa:
    un indispensabile requisito per essere vincolato a una legge morale naturale è la capacità di conoscere sé stesso quale persona vivente

    bart1

  11. Non c'è un granché bisogno di concentrazione: a prima vista sembra una frase dotata di qualche senso, poi a rileggerla si capisce che sono solo parole in libertà.
    Dalla consapevolezza di essere vivi non discende di per sé alcuna conseguenza morale particolare, se si eccettua forse la necessità di procacciarsi i mezzi per sopravvivere.
    Filopaolo

  12. Dalla consapevolezza di essere vivi non discende di per sé alcuna conseguenza morale particolare, se si eccettua forse la necessità di procacciarsi i mezzi per sopravvivere.  

     

    due premesse

    primo, "capacità di conoscere sé stesso quale persona vivente" non equivale a "consapevolezza di essere vivi" ma a "consapevolezza della propria consapevolezza di essere vivi"
    secondo: il fatto che questa capacità sia "un requisito indispensabile" vuol dire che è condizione necessaria, quindi non affermo che "discenda di per sé" cioè che sia "condizione necessaria e sufficiente".
    nella sostanza, comunque, hai colto il punto

    il desiderio di un qualche bene, unito alla consapevolezza della sua mancanza, ci rende responsabili di ricercarlo. ciò che tu hai detto riguardo i mezzi per sopravvivere, cioè un particolare oggetto del desiderio, si può dire in generale come il pieno appagamento di ogni desiderio umano (cioè la ''felicità''), lasciando per ora in sospeso quale sia il ''bene'' il cui conseguimento appaga pienamente ogni desiderio umano, se siano i mezzi per sopravvivere, la gloria, i soldi, l'amicizia, Dio, il potere, un mix di tutti questi, altro a piacere.
    lasciando in sospeso se esista un tale "bene" e, eventualmente, in che cosa esso consista – poiché sul punto le opinioni differiscono – si può comunque osservare che, perché tutti gli uomini hanno in comune la specie, cioè la natura, allora, almeno nei suoi elementi di fondo, la risposta dovrà essere la stessa per tutti gli uomini. o per tutti c'è un tale bene, o per tutti non c'è. o per tutti è conseguibile, o per tutti non lo è. altra cosa è poi se tutti lo riconoscano, lo ricerchino, lo trovino.
    la legge morale naturale è quindi, in estrema sintesi, la responsabilità di ricercare la felicità, cioè di cercare di corrispondere al proprio vero bene integrale, cioè al bene sotto tutti i riguardi, avendo cura di ricercare se sia possibile conseguirlo, in che modo lo sia e di agire conformemente a questo modo
    chiaramente attraverso l'osservazione della natura umana, cioè facendo tesoro dell'esperienza propria e di altre persone, i contenuti di questa "legge (morale) naturale" si approfondiscono e si dettagliano, ma innanzi tutto è importante chiarire a che cosa si intende riferirsi parlando di essa

  13. "la legge morale naturale è quindi, in estrema sintesi, la responsabilità di ricercare la felicità, cioè di cercare di corrispondere al proprio vero bene integrale, cioè al bene sotto tutti i riguardi, avendo cura di ricercare se sia possibile conseguirlo, in che modo lo sia e di agire conformemente a questo modo"
    Una "legge" non può essere "una responsabilità", in quanto una "legge", per definizione, è qualcosa che "regola"; è  un insieme di norme cogenti che definiscono un percorso obbligato. Una legge della geometria euclidea ti dirà che la somma dei quadrati dei cateti è pari al quadrato costruito sull'ipotenusa; una legge fisica, ti dirà che per un sistema isolato, l'energia è costante. Una legge giuridica, affermerà che chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni ventuno.
    Le leggi della fisica e della matematica, hanno un contenuto di preveggenza, nel senso che sono in grado di anticiparti un risultato, dati certi presupposti. Una legge giuridica, ha un contenuto di conseguenza, poiché in base alla fattispecie astratta nella quale si identifichi il presupposto concreto, ne inferisce preventivamente le conseguenze.
    Quando si parla di "legge naturale", ci si riferisce a un presunto ordinamento di tipo "morale" preesistente che dovrebbe ispirare la formulazione delle legislazioni civili e a cui queste devono sostanzialmente attenersi.
    In realtà, un simile "ur-ordinamento" o "ordinamento Q." esiste solo nella testa di chi l'ha immaginato. Chiaramente, facendo derivare le legislazioni concrete da questa ipotetica fonte, si proclama l'assolutezza di alcune norme (scopo ultimo degli assertori di questa teoria), che, in realtà, sono solamente il frutto dei compromessi e della contrattazione umana.
    Come quando il re faceva discendere la sua investitura dalla volontà divina, per far sì che nessuno la potesse mettere in discussione e minare le fondamenta stesse del suo potere, dubitando sulla sua legittimazione a governare.

  14. Consapevolezza della consapevolezza? Si può continuare a giocare con le parole se ci piace, ma non si può pretendere allo stesso tempo di essere presi sul serio.
    E chi l'ha detto che la capacità di conoscere se stessi sia un requisito indispensabile per essee vincolato ad una legge morale naturale? Si tratta di un assioma, e in quanto tale si tratta di una petizione di principio non dimostrata ma accolta secondo una determinata costruzione ideologica, certamente legittima, ma non universalizzabile.
    Anche l'equazione bisogno di sopravvivere=bisogno di cercare la felicità è un'altro assioma non dimostrato.
    Ma è così tanto difficile capire che l'etica non è una scienza esatta ma soltanto convenzione contingente?

  15. "Capacità di riconoscere sè stesso quale persona vivente"?

    "desiderio di un bene=responsabilità di cercarlo"?

    "natura=specie"?

    "stessa risposta  per tutti gli uomini"?

    Ma di cosa va blaterando costui?!

    Simpatico quanto ingenuo.

  16. Consapevolezza della consapevolezza?
    non solo conosco me stesso quale ente, ma conosco di esistere in una modalità personale, caratterizzata dall'autocoscienza: l'uomo è colui che sa di sapere

    E chi l'ha detto che la capacità di conoscere se stessi sia un requisito indispensabile per essee vincolato ad una legge morale naturale? Si tratta di un assioma,
    io sostengo che è logicamente contraddittorio attribuire responsabilità morale a un ente e contemporaneamente reputarlo incapace di vita cosciente.
    se ti cade una pigna in testa, puoi metaforicamente puoi attribuirle una responsabilità per il suo modo di essere.
    al contrario, se le attribuisci una responsabilità morale oggettiva, evidentemente stai proiettando su un oggetto inanimato degli attributi personali, un po' come se ti prostrassi ad adorare il dio-fallo-gigante…
    se quanto sostengo fosse privo di generalità, sarebbe possibile provarlo attraverso un controesempio
     
    l'equazione bisogno di sopravvivere=bisogno di cercare la felicità è un'altro assioma non dimostrato
    è ciò che ho obiettato al tuo commento precedente. in quel commento, riconoscevi che l'uomo ha un "bisogno di sopravvivere".
    io invece ho affermato che non è necessario, ai fini di questo discorso, identificare in che cosa consista l'oggetto di questo bisogno (se la sopravvivenza o altro), ma è sufficiente prendere atto che esista un "bisogno di qualcosa".
    qualunque sia in realtà l'oggetto di questo bisogno, e perfino se esso esista o meno, il resto dell'argomentazione non cambia: c'è un bisogno, ne siamo coscienti, quindi c'è una legge naturale, in forza della quale se non conseguiamo l'oggetto del nostro desiderio siamo infelici e perciò siamo responsabili di cercare di scoprire quale essa sia e di seguirla

    l'etica non è una scienza esatta ma soltanto convenzione contingente
    mai affermato né l'una né l'altra cosa
    bart1

  17. L'uomo è colui che sa di sapere? O è colui che sa di non sapere? Ricordiamoci cosa diceva Socrate, uno che sulle questioni morale aveva riflettuto un pochino.
    E' l'aggettivo "naturale" aggiunto a "legge morale" che è indimostrabile.
    Sopravvivenza, fino a prova contraria non è sinonimo di felicità.
    Ripeto: sono parole in libertà lontane anni luce da qualsiasi rigore logico. Filopaolo

  18. "c'è un bisogno"

    Ok

    "ne siamo coscienti"

    Parolona grossa dal momento che siamo coscienti di una minima parte dei nostri bisogni.

    "quindi c'è una legge naturale, in forza della quale se non conseguiamo l'oggetto del nostro desiderio siamo infelici e perciò siamo responsabili di cercare di scoprire quale essa sia e di seguirla"

    La responsabilità non c'entra nulla con l'utopica ricerca della felicità.
    Usi parole a caso,non trastullarti con la filosofia usando parolone se non sai cosa significhino.

    Non esiste una legge naturale unica e assoluta per tutti da ricercare e seguire per raggiungere la felicità; qualora una persona pensi di aver trovato tale "panacea" da chi deriverebbe la conferma della veridicità e dell'oggettività di tale via?
    Le "leggi naturali" (posto che si possa parlare di leggi dopo la fisica quantistica),devono essere osservate,sperimentate e riprodotte.
    Per questo non esistono leggi naturali oggettivabili per perseguire la felicità.
    Sono solo sogni e illusioni di chi vuole rendere la realtà semplice,e intelligibile,mentre la realtà è tutt'altro che semplice e la cui intelligibilità non deriva altro che da nostre pure convenzioni e compromessi.

  19. L'uomo è colui che sa di sapere? O è colui che sa di non sapere? Ricordiamoci cosa diceva Socrate, uno che sulle questioni morale aveva riflettuto un pochino.
    e che cosa diceva Socrate? che l'uomo non si limita a conoscere gli enti attorno a sé, ma è capace di guardare dentro sé stesso e di scoprirvi il desiderio della verità, del bene, della felicità, della bellezza… in una parola, com'egli lo chiamava, di "Dio"
    questa capacità – peculiare della specie umana – è ciò che rende l'uomo veramente umano, perché lo rende amante della sapienza
    (e va precisato – visto il livello delle obiezioni – che la sofia per i greci è unità di teoria e prassi, è verità creduta e verità vissuta, è verum-bonum-pulchrum)
    è per questo motivo che Socrate identificava la summa della legge morale inscritta nella natura umana con la massima incisa sul tempio di Delfi "gnoti se auton"

    L'uomo è colui che sa di sapere? O è colui che sa di non sapere?
    questa domanda è da ignoranti, poiché in entrambe le forme si afferma che l'uomo non si limita ad avere coscienza delle cose materiali, ma sa anche qualcosa circa la propria facoltà di conoscere: non solo "sa", ma sa di sapere e sa di non sapere; conosce alcune verità e non conosce tutta la verità

    Sopravvivenza, fino a prova contraria non è sinonimo di felicità
    è ciò che ho obiettato a te che lo sostenevi due commenti fa: è irrilevante, ai fini di questo discorso, stabilire quale sia il particolare "bene" il cui conseguimento sia sinonimo di felicità

    E' l'aggettivo "naturale" aggiunto a "legge morale" che è indimostrabile.
    l'aggettivo naturale ha la sua ragion d'essere nel fatto che non decidiamo noi quale sia il particolare bene il cui conseguimento ci rende felici, ma esso è inscritto nella natura umana, come dimostra il fatto che il "bisogno" e il "desiderio" di esso precede la nostra decisione morale di sforzarci di soddisfarlo
    per te, ad esempio, che identifichi questo bene con la sopravvivenza, per quanto ti sforzi non sei tu a decidere quale sia il mix di beni che ti consente la sopravvivenza. esso è dato dalla natura della specie umana cui appartieni, che necessita per sopravvivere di un tot giornaliero di acqua, aria, carboidrati, ecc
    per quanto ti sforzi, non riuscirai a vivere di aria fritta (a meno che tu non faccia l'avvocatodigrido, ma probabilmente gli avvocatidigrido non sono umani)

  20. Sono solo sogni e illusioni di chi vuole rendere la realtà semplice,e intelligibile,mentre la realtà è tutt'altro che semplice e la cui intelligibilità non deriva altro che da nostre pure convenzioni e compromessi.
    al contrario, a me interessava stabilire che esiste una legge naturale, non pretendo di esplicitarla interamente, men che mai "more geometrico"

  21. Socrate non ha mai parlato di "Dio" (quello con la lettera maiuscola). I cristiani gli hanno a torto attribuito questa opinione. Socrate e Platone quando parlano di "theos" (con la lettera minuscola) si riferiscono al "divino" in generale, non al dio monoteistico.
    Continui a sostenere che voler sopravvivere significhi voler essere felici. Cosa c'entra mangiare quando si ha fame con la ricerca della felicità? Quando si mangia perché si ha fame si cerca di eliminare la sofferenza e basta, perché l'alternativa sarebbe suicidarsi lasciandosi morire di fame.
    Riassumendo: è "naturale" avere fame; è "naturale" ma non obbligatorio mangiare quando si ha fame; non è "naturale" ne obbligatorio ma soltanto "morale" cercare la felicità mangiando.
    La distinzione mi sembra talmente banale che sto pensando che forse mi si sta prendendo in giro.
    Filopaolo

  22. Socrate e Platone quando parlano di "theos" (con la lettera minuscola) si riferiscono al "divino" in generale, non al dio monoteistico

    Tu hai dalla tua la "verità giudiziaria" (Socrate corrompe i giovani e abolisce il culto degli dèi!, è l'accusa), io la sua propria Apologia trascritta da Platone, dove il "Dio" per Socrate è una persona, conosce ciò che agli uomini è ignoto, giudica con sapienza, ha una volontà conforme al bene, Gli è doveroso prestare obbedienza
     
    Continui a sostenere che voler sopravvivere significhi voler essere felici. 
    io sostengo che fisiologicamente il desiderio dell'uomo è per qualcosa percepito come positivo (che secondo te magari è la sopravvivenza, ma ciò non vuol dire che lo sia sempre, per tutti, necessariamente, in ogni circostanza…).
    per non mancare di generalità, io affermo che l'uomo cerca la "felicità" dove la parola felicità sta in luogo di "delle cose a caso, diverse per ciascuno, dalle quali egli presume, a torto o a ragione, di essere appagato"

    Cosa c'entra mangiare quando si ha fame con la ricerca della felicità?

    anche quando mangia, l'essere umano resta un animale cosciente.
    ciò non vuol dire che qualsiasi atto umano sia di fatto per la felicità, ma solo che dovrebbe, cioè di fatto chiama in causa la libertà e la responsabilità umana

    Quando si mangia perché si ha fame si cerca di eliminare la sofferenza e basta, perché l'alternativa sarebbe suicidarsi lasciandosi morire di fame. Riassumendo: è "naturale" avere fame; è "naturale" ma non obbligatorio mangiare quando si ha fame; non è "naturale" ne obbligatorio ma soltanto "morale" cercare la felicità mangiando.
     
    se per decidere alcune nostre azioni prendiamo in esame soltanto lo stimolo biologico senza riguardi per altre considerazioni, ciò non vuol dire che non sono azioni morali, ma solo che noi abbiamo in quel momento escluso dal novero dei fattori in base ai quali formulare il giudizio ogni elemento che non sia il binomio piacere-sofferenza
    questa pure è una decisione, non è mica una cosa neutra!
    ogni minima decisione umana, anche quella più insignificante, è un tassello della particolare "strategia" che ciascuno decide di seguire di fronte alla chiamata a desiderare e cercare "il bene"…

    per esempio, un essere umano può mangiare con gratitudine, con ingordigia, con avidità, con moderazione, ecc.

  23. "io la sua propria Apologia trascritta da Platone, dove il "Dio" per Socrate è una persona, conosce ciò che agli uomini è ignoto, giudica con sapienza, ha una volontà conforme al bene, Gli è doveroso prestare obbedienza"

    E da quando la verità su Socrate e la sua dottrina sarebbe stata scritta da Platone?
    Davvero credi di poter riuscire ad arrivare alla dottrina di Socrate attraverso gli scritti di un altro filosofo?
    Beata ingenuità.

    E' come ricercare il Gesù storico all'interno dei vangeli canonici.

  24. @—>Bart
    Per un attimo, m'ero illuso che avessi letto quanto ti segnalavo nel mio precedente commento #32 e che la tua mente si fosse improvvisamente aperta ….

  25. Cosa dovrebbe rappresentare quel commento?

    Un'insulsaggine di chi non sa come difendersi per dimostrare l'esistenza di un mito creato da Paolo?

    Per favore!

    Se sei così ottuso da credere che i vangeli riportino le reali vicende del reale messia crocifisso da Pilato che dirti…cuoci nel tuo brodo,la lettura critica e la ricerca storica non sai nemmeno dove stanno di casa.

    Gente come te può solo ascoltare messa la domenica alla parrocchia,altro che ricerche sul cristianesimo primitivo.

    Io di fosforo ne mangio,e di sicuro ne ho meno bisogno di chi si beve le cretinate cristiane.

    Au revoir.

  26. Accidenti, vedo che, oltre a Buber, continuiamo a  tirare in ballo niente di meno che altri maestri del pensiero occidentale: Guareschi, don camillo e peppone. Grazie infinite
    Filopaolo

  27. io sapevo cosa vuol dire trinaricciuto, da quando tu neppure succhiavi ancora il latte ….

    dicono che uno dei sintomi della malattia sia il raddoppio delle palatali
    ba
     

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