28 Risposte a “MI SCUSI PRESIDENTE IO NON MI SENTO ITALIANO”

    1. Ah beh, non credere che i nostri politici in cuor loro non la pensino esattamente così. Finché non li ghigliottineremo ad uno ad uno in Place de la Bastille, rimarranno convinti che a loro tutto è permesso.
      Nel frattempo, consoliamoci con tanti auguri di buon anno nuovo, Mad!

  1. Sul fatto che debba necessariamente finire “a schifio” per cambiare finalmente qualcosa, mi trovi perfettamente concorde.
    Auguri anche a te, Lector.
    Speriamo che il 2016 sia un pochino meglio dell’anno che ci siamo lasciati alle spalle.

    1. Di male in peggio. Non aveva nulla di meglio da scegliere che uno dei più schifosi parassiti opportunisti mai saliti sul Colle?

    1. Capisco perfettamente perché quelli della Redazione Topgonzo continuano a prenderla per il culo.
      1. Io non me la sono presa. Le ho solo chiesto perché ha scelto di paragonarsi a Napolitano. Sarebbe come se qualcuno mi venisse a dire “Mi sento una merda”. La cosa mi appare quantomeno misteriosa.
      2. Dare dello strambo a una persona, significa offenderlo. I casi sono due. O lei intendeva effettivamente offendermi (cosa piuttosto difficile, perchè le offese normalmente non mi tangono) o non è in grado di misurare le parole che dice. In questo secondo caso, ribadisco che comprendo perfettamente il perché la Redazione di Topgonzo l’ha eletta a loro bersaglio preferito. Se ne faccia una ragione.

      1. Vede, sig.Lector, il sig.Train ha un armamentario dialettico piuttosto rudimentale. Chi lo contraddice ricade in una delle seguenti casistiche:
        -è uno “che se la prende”, ovvero un “permaloso”
        -è uno che dice cose “senza capo né coda” o “che non stanno né in cielo né in terra”, o “che lasciano il tempo che trovano
        -è uno che lo odia e lo invidia.
        -è un fascista
        Si tratta di casi di gravità crescente (dal punto di vista del sig.Train) e quindi ci congratuliamo con lei, perché è considerato ancora recuperabile.

        1. In effetti, sig. Erasmo, non è il mio campo di studi ma direi che si tratta di una casistica clinica su cui dovrebbe esistere una nutrita bibliografia.

        2. Manca un ulteriore caso dopo “è un fascista”, cioè il non plus ultra: “è un Erasmo”.
          Non credo sia necessario che ne spieghi le ragioni.

    2. Va bene, provo a spiegare la battuta…

      Lei ha scritto: “Mi scusi Presidente, Io non mi sento italiano:”

      Ed io ho fatto la battuta: Io mi sento Napolitano (Giorgio).

      Certo che è strambo, se fa una questione grande come una casa per un innocente gioco di parole come questo.

        1. Certo, caro vile e scalcinato fiancheggiatore. Tutti tramano contro l’intelligenza gelosamente nascosta del sig. Train. Sempre.

          1. Confesso che non avevo assolutamente afferrato il doppio senso nella “battuta” del signor Train, tra italiano e Napolitano. Forse perché nel mio subconscio non sono ancora arrivato a escludere il sottoinsieme dei napoletani dall’insieme degli italiani.
            O forse per un semplice fattore di progressiva occlusione e indurimento delle arterie. Le mie, ovviamente. Sono preoccupato, meglio che prenoti una ecodoppler.

        2. Oltre a ll’aspetto della nazionalità dei napoletani che già ha evidenziato lei, sig. Lector, a complicare le cose c’è la presenza del nome Giorgio aggiunto traparentesi, che distrae e allontana il lettore dal c.d. gioco di parole, facendogli fare un passo mentale nella direzione sbagliata.
          Tuttavia, la comprensione è a mio avviso messa in crisi anche per la mancanza sostanzialmente di senso. Abbiamo tre termini in relazione tra di loro (Presidente, italiano, Napolitano) come se si trovassero sul “Bersaglio” della Settimana Enigmistica, in una sequenza che non dice nulla, né sorprende a livello semantico per qualche ragione.
          Nulla di male. Mica tutte le battute riescono col buco.

          1. Non vada dall’oculista, sig. Lector, gli errori sintattici e ortografici del mio commento sono lì, reali.

  2. Molti giri di frase per non dire esplicitamente quello che tutti pensano: l’umorismo del sig.Train non è assolutamente cattivo umorismo. L’umorismo del sig.Train non esiste.

      1. Che non tutti la pensino come me su questo argomento, lo trovo difficile ma possibile. Invece, che questo sia “il mio problema”, sig.Train, è proprio impossibile. Forse lei potrebbe fare un supplemento di lezioni di italiano col Precettor Teddy, che le potrà insegnare l’importanza della distinzione fra articolo determinativo e indeterminativo. Con uso acconcio del nerbo, s’intende.

        1. P.S. [per il padrone di casa]. Il nostro collega Teddy si è prestato a formare il sig.Train in materie come l’italiano, la storia, la filosofia, la dignità, e altre.
          Purtroppo i risultati non sono soddisfacenti.

  3. Proprio questo è il suo problema signor Erasmo, gli altri non pensano quello che pensa lei, a meno che lei non abbia una considerazione talmente alta di se che crede davvero che tutti pendano dalle sue labbra.

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