MARX, LA CHIESA, ANTONIO SOCCI E LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

Dal blog di Piccolozaccheo estraggo questo post del 2 novembre scorso:
 
diavolo d’un Marx

Lasciamo perdere, per il momento, la storia del Marx “satanista”: tanto non convincerebbe nessun marxista (anche perché di marxisti non ve n’è più).

Sappiamo bene del Marx capitalista (chi più di lui: un teologo della merce!), quello che difende Ricardo, perché «Ricardo considera a ragione la produzione capitalista come la più vantaggiosa in genere per il suo tempo, come la più vantaggiosa per la creazione della ricchezza. Egli vuole la produzione per la produzione, e questo è giusto» (Teorie sul plusvalore, 1859).

Sappiamo anche del Marx à la Nietzsche, devoto a Kalì, quello che se la piglia con quanti non capiscono, idioti maledetti, che «lo sviluppo superiore dell’individualità» potrà essere raggiunto soltanto «attraverso un processo storico nel quale gli individui vengano sacrificati» (ibid.).

E sappiamo pure del Marx colonialista e imperialista, quello che scrive che «in India, l’Inghilterra deve compiere una duplice missione: distruttiva da una parte, rigeneratrice dall’altra, dissolvendo l’organizzazione sociale asiatica e insieme gettando le basi per una società di tipo occidentale» (I grandi uomini dell’esilio, 1853).

Così, si resta leggermente interdetti, constatando che c’è ancora qualcuno in grado di polemizzare, magari nel nome di Marx, per la beatificazione dei 498 martiri spagnoli celebrata domenica scorsa.

Come ha scritto giustamente Antonio Socci, durante la guerra civile spagnola (che certamente non fu fatta di buoni da una parte e di cattivi da quell’altra),

goya il sonno della ragionechiese e conventi furono incendiati e distrutti. In pochi mesi furono ammazzati 13 vescovi, 4.184 sacerdoti e seminaristi, 2.365 religiosi, 283 suore e un numero incalcolabile di semplici cristiani la cui unica colpa era portare un crocifisso al collo o avere un rosario in tasca o essersi recati alla messa o aver nascosto un prete o essere madre di un sacerdote come capitò a una donna che fu per questo soffocata con un crocifisso ficcato nella gola (…).

Non colpisce solo l’accanimento con cui si infierì sulle vittime, inermi e inoffensive (per esempio c’è chi fu legato a un cadavere e lasciato così al sole fino alla sua decomposizione, da vivo, con il morto). Ma colpisce ancora di più la volontà di ottenere dalle vittime il rinnegamento della fede o la profanazione di sacramenti o orribili sacrilegi.

Qua c’è qualcosa su cui non si è riflettuto abbastanza. Faccio qualche esempio. I rivoluzionari decisero che il parroco di Torrijos, che si chiamava Liberio Gonzales Nonvela, data la sua ardente fede, dovesse morire come Gesù. Così fu denudato e frustato in modo bestiale. Poi si cominciò la crocifissione, la coronazione di spine, gli fu dato da bere aceto, alla fine lo finirono sparandogli mentre lui benediva i suoi aguzzini. Ma è significativo che costoro, in precedenza, gli dicessero: “Bestemmia e ti perdoneremo”. Il sacerdote, sfinito dalle sevizie, rispose che era lui a perdonare loro e li benedisse. Ma va sottolineata quella volontà di ottenere da lui un tradimento della fede. Anche dagli altri sacerdoti pretendevano la profanazione di sacramenti. O da suore che violentarono. Quale senso poteva avere, dal punto di vista politico, per esempio, la riesumazione dei corpi di suore in decomposizione esposte in piazza per irriderle?

E il giovane Juan Duarte Martin, diacono ventiquattrenne, torturato con aghi su tutto il corpo e, attraverso di essi, con terribili scariche elettriche? Pretendevano di farlo bestemmiare e di fargli gridare “Viva il comunismo!”, mentre lui gridò fino all’ultimo “Viva Cristo Re!”. Lo cosparsero di benzina e gli dettero fuoco. Qua non siamo solo in presenza di un disegno politico di cancellazione della Chiesa. C’è qualcosa di più.

A definire la natura e la vera identità di questo orrore ha provato Richard Wurmbrand, un rumeno di origine ebraica che in gioventù militò fra i comunisti, nel 1935 divenne cristiano e pastore evangelico, quindi subì 14 anni di persecuzione, molti dei quali nel Gulag del regime comunista di Ceausescu. Anch’egli aveva notato – nei lager dell’Est – questo oscuro disegno nella persecuzione religiosa.

In un suo libro scrive: “Si può capire che i comunisti arrestassero preti e pastori perché li consideravano controrivoluzionari. Ma perché i preti venivano costretti dai marxisti nella prigione romena di Piteshti a dir messa sullo sterco e l’urina? Perché i cristiani venivano torturati col far prendere loro la Comunione usando queste materie come elementi?”. Non era solo “scherno osceno”.

Al sacerdote Roman Braga “gli vennero schiantati i denti uno ad uno con una verga di ferro” per farlo bestemmiare. I suoi aguzzini gli dicevano: “Se vi uccidiamo, voi cristiani andate in Paradiso. Ma noi non vogliamo farvi dare la corona del martirio. Dovete prima bestemmiare Iddio e poi andare all’inferno”… Cos’ha a che fare tutto ciò con il socialismo e col benessere del proletariato? (tratto da qui).

In effetti, la domanda è più che legittima. E nel libro citato da Socci (R. Wurmbrand, Mio caro diavolo, trad. it. Roma 1979), vengono forniti alcuni indizi per tentare una risposta.

Ad esempio le poesiole del giovine Marx. In una, Invocazione di un disperato, il buon Karl scrive ad esempio: «Voglio vendicarmi di colui che regna al di sopra di noi / Voglio costruirmi un trono nelle alture / la sua sommità sarà glaciale e gigantesca / avrà per baluardo un terrore superstizioso / per maresciallo la più tetra agonia».

In un’altra, intitolata Oulanem, si dice invece: «Guarda questa spada: il Principe delle tenebre me l’ha venduta… Mentre per noi due si apre l’abisso / spalancato nelle tenebre / Tu scomparirai nei suoi più profondi recessi / dove io ti seguirò ridendo / sussurrandoti all’orecchio / “scendi amico mio, vieni con me”…».

In un’altra ancora, La fanciulla pallida, si legge una confessione piuttosto insolita, per un materialista ateo: «Così ho perduto il cielo / lo so benissimo / la mia anima una volta fedele a Dio / è stata segnata per l’inferno».

Tutto romanticismo? Ma via…

 

 

Che dire?  E’ evidente che qualsiasi persona dotata del più banale buon senso non può non rimanere interdetta di fronte alla descrizione di cotanta ferocia, peraltro gratuita. Né può esimersi dal porre la medesima domanda di Antonio Socci: “Cos’ha a che fare tutto ciò con il socialismo e col benessere del proletariato?”. L’illazione suggerita dall’autore del post, tuttavia, non solo trascende il limite del ridicolo, ma soprattutto dimostra che il pensiero cattolico è ancora ben lungi dal comprendere quali tremende responsabilità gli sono attribuibili  nei fondamenti contemporanei di quell’irrazionale che presiede a ogni prevaricazione violenta dell’uomo sull’uomo. L’acquisizione di qualsiasi diktat, sia esso di Marx o di Cristo (rectius: di Saul Paolo),  o ancora di Maometto,  per fede e non per ragione, rappresenta un’arma peggiore della bomba all’idrogeno nelle mani d’un povero cerebroleso. Nel mondo occidentale, quanta responsabilità hanno avuto e continuano ad avere le confessioni che si richiamano a Cristo nel rallentare la formazione del pensiero critico, cioè di quel pensiero per il quale il dubbio metodico e sistematico sulle proprie affermazioni  costituisce il più efficace dei deterrenti contro qualsiasi fondamentalismo? Nei casi spagnoli citati nel testo, non furono essi sino allora un popolo di fedeli timorati di dio e della Chiesa? Perché di colpo si trasformarono in feroci torturatori di preti inermi e suore innocenti? La prima risposta che mi viene in mente è che la Chiesa, lungi dall’insegnare alla gente a ragionare con la propria testa, preferiva – e preferisce – soggiogarla con l’accettazione acritica dei dogmi, con le paure dell’inferno, con il rispetto funzionale dell’autorità costituita. La ferocia dell’Inquisizione spagnola, che non ha avuto pari in tutto l’occidente, è il substrato da cui scaturirono i mostri della Guerra Civile. Dopo la Chiesa, qualcun altro è giunto che ha saputo raccontare alle persone una storia più plausibile, più concreta, apparentemente più vicina nella possibilità di realizzo. Ma la maggior parte di esse non aveva gli strumenti per effettuare una scelta per ragione piuttosto che per fede e armati di questa nuova fede hanno sterminato il loro nuovo nemico, che "nuovi sacerdoti" avevano indicato come tale. A questo punto la domanda di Socci ottiene da sola la propria risposta: il socialismo e il benessere del proletariato non c’entrano proprio nulla con il persistere della stupidità umana.  

9 Risposte a “MARX, LA CHIESA, ANTONIO SOCCI E LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA”

  1. Lector, grazie per l’offerta di questa lettura, che consente una volta di più di riflettere sul tradimento compiuto dalla religione cristiana rispetto, non solo alla ragione e al pensiero critico, ma anche – e forse soprattutto – allo spirito e alla coscienza dei singoli.

    E’ un singolare destino (se si credesse al destino) che proprio in nome di chi voleva liberare il mondo dalla “legge” è stata creata (e in parte continuata dall’impero romano, ma prendendone le parti più dure e soffocanti) una delle leggi più stringenti e dettagliate che mente umana abbia inventato (la prova provata del broccardo “summum jus, summa injuria”).

    Gli effetti sono sotto gli occhi impietosi della storia: i milioni di esseri che hanno sofferto nel corpo e i miliardi che hanno subito un peso spirituale nela coartazione della propria coscienza con strumenti quali la colpa, l’inferno, etc. E tra i frutti della violenza non ci può che essere la violenza, corporale e spirituale.

    Il tutto in nome dell’Amore…

    Non capisco, non capisco proprio…

    Cari saluti, Lector, mi piacerebbe partire per le Bahamas :-))

    meditapartenze

  2. Le religioni, ahinoi, sono ciò che gli uomini vogliono farne.

    Il cristianesimo, in questo, non è diverso (pur da cattolico, sono contrarissimo a quelle posizioni apologetiche che vorrebbero una distinzione netta tra “Fede” e “religione”: il cristianesimo scaturisce sì, per me, dalla Rivelazione di un Dio fatto uomo, e prosegue certamente nella storia della Chiesa, ma è anche e soprattutto una realtà umana, con tutto quel che ne segue).

    Ma anche il soGno della ragione genera mostri. Questo era, più o meno, il senso del mio post. Una banalissima provocazione.

    Un saluto e un augurio di buon 2008.

  3. @ –> Piccolo Zaccheo

    “Il soGno della ragione” è un bel libro di Brunamaria Dal Lago (Mondadori, 1991) che spazia dalle terre di Babele alle Porte di Ferro – dove Alessandro doveva arrestare le schiere di Gog e Magog – alla ricerca di animali fantastici come unicorni, ippogrifi, basilischi, mostri e sirene.

    Ricambio pure qui gli auguri d’un felice 2008.

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