L'INSENSATA VANITA' DELL'ESISTERE

pensatore di rodin
Secondo la religione cattolica, l'essere si completa in dio e il senso di smarrimento che ci pervade deriva proprio dalla sua mancanza. Bene, anche ammesso che sia così, una volta che tale completamento si sia compiuto, che si fa?
Ci si gira i pollici? Si crea un nuovo universo, tanto per svagarsi un po'? Si sta lì tutto il giorno a cantare inni al signore, come nelle teorie di troni, dominazioni, serafini, cherubini, angeli e arcangeli delle raffigurazioni medievali?
Non v'è alcuna necessità per l'Universo di sviluppare una coscienza di sè. L'uomo potrebbe sparire domani e nulla cambierebbe. Lo stesso Universo potrebbe annichilirsi e, parimenti, nulla cambierebbe. 
Semplicemente, perché solo ciò che è, è; mentre ciò che non è, non è. E basta.
 
 

22 Risposte a “L'INSENSATA VANITA' DELL'ESISTERE”

  1. Non ho mai capito cosa intenda la religione cristiana con questo senso di completezza che verrebbe colmato solo da dio.

    Cosa dovrebbe colmare dio?Cosa sarebbe l'ETERNITA' davanti al suo cospetto se non una sceneggiata ridicola?Come sopportare un'ETERNITA' di noia (giacchè questo sarebbe)?

    A pensarci bene a me incute molto più terrore l'eterno esistere,piuttosto dell'eterno sparire.Difatti in un esistenza eterna non potremmo mai liberarci della nostra coscienza:la vedo come una costrizione ad esistere,terribile.

    L'uomo sicuramente sparirà e nulla sarà cambiato.Tutte le scoperte,le guerre,le gioie,gli amori,le sofferenze,la morte,il dolore della storia umana svaniranno in un soffio e nessuno si accorgerà della nostra scomparsa.

    La vita è una storia raccontata da un idiota, piena di rumore e furia, e che non significa nulla… 

  2. E la famosa domanda di Heidegger sul perché c'è qualcosa piuttosto che il nulla? Perché c'è l'universo piuttosto che non esserci niente? Finché l'uomo sarà in grado di porsi una domanda così cretina ci sarà bisogno di trascendente. Purtroppo.
    Filopaolo

  3. In realtà Feuerbach è andato ancora più in la,riguardo tale domanda sull'essere e il nulla.

    Cosa distingue l'essere dal nulla?
    La coscienza.

    E' solo la consapevolezza dell'esistenza a dire "esiste qualcosa piuttosto del nulla".
    In un universo privo di coscienza (in questo caso,per quel che ci è dato conoscere,privo dell'uomo),quale sarebbe la differenza tra essere e nulla?
    Nessuna.

  4. Anche questa storia che noi siamo il mezzo attraverso il quale l'universo ha coscienza di se stesso non l'ho mai capita. Comunque mi sembra un tantino antropocentrica. Da quando i sofisti affermarono che l'uomo è misura di tutte le cose ci siamo messi al centro dell'universo e da quel posto non è riuscita a toglierci neanche la teoria della relatività. Moralmente parlando, s'intende.
    Filopaolo

  5. @—>Dei
    No, ovviamente. Era una domanda retorica. Vorrei solo suscitare l'interesse di qualche credente, per infervorare il dibattito.
    Di noi, so perfettamente come la pensiamo.
    Senza controparte, però, non c'è gusto ….

  6. Filopaolo,

    la tesi sopra esposta è tutt'altro che antropocentrica.
    Si badi bene infatti: non ho affermato che l'uomo è il fine dell'universo,tramite il quale quest'ultimo possa riconoscere sè stesso(Insomma una sorta di finalismo inscritta nella storia).

    Il punto di partenza è essere=nulla.

    A questo punto chiunque può affermare: "non è vero,l'essere è,il nulla no".

    Ma il punto ancora più profondo è: "e chi dice che l'essere è?"
    Evidentemente l'essere cosciente(nel nostro caso l'uomo,o qualsiasi altra forma di vita cosciente nell'universo).

    Dicendo quindi che essere e nulla si equivalgono,non sto affatto affermando che prima della coscienza umana l'universo non esistesse (sarebbe assurdo!),ma sto solo dicendo che prima della comparsa della coscienza (che per quanto mi riguardo poteva essere posseduta benissimo da altri animali) non vi è modo di distinguere il nulla dall'essere.

    Un universo senza coscienza ci sarebbe anche senza uomo…Ma come dire appunto "l'universo è!" se l'uomo non c'è?E' necessaria la coscienza affinchè si possa affermare l'attributo dell'essere contrapposto al nulla.
    In caso contrario nulla e essere si identificano.

  7. Deicida

    "E' necessaria la coscienza affinché si possa affermare l'esistenza dell'essere contrapposto al nulla."

    ???????

    io credo che invece bastino i sensi e un pò di ragionamento: vedi che qualcosa esiste e allo stesso tempo puoi immaginare che potrebbe non esistere. E il gioco è fatto: ragionando ancora un pò capisci che puoi estendere questa ipotesi all'universo. E mentre elabori questi pensieri ti rendi conto allo stesso tempo che esperisci il mondo e ne fai parte. E' davvero necessario aggiungere a tutto questo la coscienza? E' più forte di me: non riuscirò mai a capire l'utilità di postularla..
    Filopaolo

  8. Filopaolo,

    ti sei risposto da solo: giacchè ammettendo che bastino i sensi e il ragionamento per porsi domande sull'essere,stai implicitamente affermando che senza qualcuno che pensi,senza qualcuno che ci rifletta sopra,non si porrebbe nemmeno la questione…

    L'attributo dell'essere non può assolutamente prescindere da colui che lo afferma.
    Certamente tutto l'universo,con le sue galassie,pianeti,stelle,e tutta la materia che lo compone ci sarebbe anche senza l'uomo…Ma senza l'uomo che ne afferma l'esistenza,l'universo eguaglierebbe il nulla.
    Giacchè non è la materia esistente a porre la dicotomia essere/nulla,bensì il cosciente che afferma "esiste qualcosa".

  9. Continuo a non capire. Il concetto è troppo vago. Basta dare un'occhiata alla voce "coscienza" su Wikipedia (non solo in italiano ma anche nelle altre lingue) e appare chiaro che è una delle idee più nebulose e approssimative che siamo stati in grado di concepire. E' un contenitore che può contenere di tutto. Proprio come, per altri versi,  l'idea di "dio".
    Filosofia

  10. OOps, volevo dire: Filopaolo.

    Ecco qua un caso esemplare di mancanza di coscienza di quello che stavo scrivendo, appunto. Ma esiste anche la parola appropriata: si chiama "distrazione".
    Rifilopaolo

  11. Semplicemente, perché solo ciò che è, è; mentre ciò che non è, non è. E basta.

    ma sì, facciamoci piovere addosso… le cose vanno così, senza un perché…
    il fiume straripa, non c'è un perché… è l'arbitraria volontà del dio Po
    il sole sorge, non c'è un perché… è il dio Ra cui andava di fare una passeggiata ma tanto per fare qualcosa
    ecc ecc
    quanta pigrizia mentale ci dev'essere per fingere che tra i fatti non ci siano mai in nessuna circostanza nessi di alcun tipo?
    o si ha paura di capire?

    se tutto ciò che accade non ha senso, che cosa ha senso?
    se nulla ha senso, che cosa è vero?
    se nulla è vero, allora anche questa è una cazzata

  12. chiaramente l'opposto di ''nulla ha senso'' non è ''tutto ha senso'' ma ''qualcosa ha senso''
    precisazione ovvia, ma conoscendo il pollame…

    bart1

  13. Caro bart, il senso alle cose glielo dai tu. Le cose non ne hanno di per sé. Ci sono e basta. E' l'uomo che produce senso, che ha un disperato bisogno di produrre senso. E ce l'ha perché gli serve a dare una direzione a quello che fa, a porsi degli scopi, a fare dei progetti. Ma questi scopi e questi progetti sono solo produzioni della sua mente. La vita è un gioco nel quale ognuno sceglie le proprie regole per cercare di raggiungere un obiettivo finale che ognuno si è posto.
    Filopaolo

  14. "il fiume straripa, non c'è un perché… è l'arbitraria volontà del dio Po
    il sole sorge, non c'è un perché… è il dio Ra cui andava di fare una passeggiata ma tanto per fare qualcosa"

    Ma certo che no,è l'uccello bianco chiamato spirito santo che con le sue lingue di fuoco fa muovere il tutto non lo sapevi bart?

    E' lo stesso artefice della differenza strutturale tra batteri gram negativi e gram positivi.Pensa te quanto ci ama questo uccello magico.

  15. ah ma questo sempre perché voi avete la fissa del cattolicesimo…
    in realtà l'affermazione: "qualcosa ha senso" presuppone che esistano nessi tra alcuni fatti non che esiste un senso a tutto (cf. commento 18)
    ma quanto si deve essere polli inside per cadere in così grossolani errori nel commento appena successivo a quello in cui li si prevede?
    in altre parole, se qualcosa accade, in qualche caso c'è anche un perché, un come, un quando, ecc.
    in sintesi: qualche descrizione ha senso

    bart1

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