L'INIQUITA' E INEFFICIENZA DEGLI STUDI DI SETTORE NELLA LOTTA ALL'EVASIONE

pollo statistico
A causa d'un fuorviante pregiudizio diffuso, è quasi impossibile spiegare al profano perché i comunicati trionfalistici con cui l'Amministrazione finanziaria dello Stato annuncia i propri "successi" nella lotta all'evasione, si fondino prevalentemente su notizie artefatte e su presupposti d'iniquità.
Prendiamo gli studi di settore. Sarebbero un ottimo strumento, se venissero utilizzati dai verificatori solo come stimolo per accertamenti a 360° su contribuenti che presentino fattori d'anomalia rispetto al dato degli studi stessi, visto che i mezzi ci sono tutti e la moderna tecnologia non lascia più spazio alle ampie zone d'ombra del passato.
Invece no. L'Agenzia delle entrate pretende di ottenere dallo studio di settore quel valore finito e definitivo su cui basare la propria azione di recupero dell'imponibile.
Ma, proprio per come sono costruiti, gli studi di settore risultano essere esclusivamente un indicatore statistico, non matematico, del probabile imponibile.
Per poterlo comprendere, tuttavia, si rende indispensabile un esempio, che altro non è che un'estensione del famoso aneddoto del mezzo pollo.
Supponiamo d'avere un sistema composto di due soli soggetti. Entrambi sono imprenditori. Il primo, dichiara un fatturato di 100 e ne sottrae, evadendo, altri 50. Il secondo è autenticamente in crisi e non dichiara nulla.
Il sistema statistico degli studi di settore costruirà una funzione per la quale, in quell'universo a due, il fatturato medio di ciascun soggetto che vi appartiene, risulterà  pari a 50. Perciò, nel momento in cui verrà esercitata l'azione accertatrice, il Fisco ignorerà completamente il primo soggetto che, pur dichiarando 100, evade 50; lo Stato rivolgerà la propria azione di recupero unicamente  nei confronti del secondo soggetto che, statisticamente, avrebbe dovuto conseguire 50 e non li ha conseguiti. Egli sarà perciò chiamato a fornire la prova del perché non ha dichiarato i 50 che gli vengono statisticamente attribuiti e, qualora non vi riesca, dovrà pagare.
Una prova "al negativo" è definita nel diritto "probatio diabolica" e viene sconfessata da qualsiasi sistema veramente democratico. 
In Italia, sta diventando la regola nei rapporti con lo Stato, in quanto questi, oramai quasi totalmente privo di autorevolezza e  credibilità, deve ricorrere alla repressione più becera per poter mantenere il rispetto delle regole da parte dei cittadini.

4 Risposte a “L'INIQUITA' E INEFFICIENZA DEGLI STUDI DI SETTORE NELLA LOTTA ALL'EVASIONE”

  1. concordo in pieno io sono un commerciante e quando non raggiungo il fatturato mi devo adeguare lo stesso agli studi di settore per evitare possibili accertamenti questo è il classico sistema di uno stato ladro ed inefficiente

  2. @–>Anonimo #1
     La colpa è dei vostri rappresentanti di categoria, di cui è stato comprato il consenso a questo sistema, in cambio di favori personali. Quando gli studi di settore vennero introdotti, inizialmente protestarono; poi, più nulla.

  3. questo purtroppo lo sappiamo che i nostri rappresentanti di categoria sono corrotti e falsi basta vedere gli scandali del passato comunque resta il fatto che è sempre la povera gente a pagare

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