LE FALLACIE LOGICHE

(Pubblico questo interessante scritto di Silvia Molè – di cui potete trovare il link e la mail in calce –  in quanto le fallacie logiche sono il sistema preferito dai cattolici per eludere le questioni relative alle antinomie presenti nei loro ragionamenti). 

Le fallacie logiche (nell’area della logica informale o teoria dell’argomentazione, si veda anche il Nr. 148 del Menu) rappresentano quei modi di ragionare errati e non validi in cui è coinvolta una buona percentuale di tutta la comunicazione contemporanea, dalla politica alla lite con il vicino di casa, dai quotidiani alle diatribe con la persona amata…modi di ragionare errati ma assolutamente “democratici”, in quanto nessuno di noi né è veramente immune, del tutto indifferente quale sia il nostro grado di istruzione, l’onestà intellettuale o la preparazione nel campo specifico, in quanto le fallacie sono, oltre che erronee, semplicemente attraenti e seducenti, tutte curve potrei dire, tanto che esse sono state descritte (John Woods) attraverso l’acronimo (B)EAUI(“bad”, erronee, attraenti, universali, incorreggibili, si veda il Nr. 24, 102, 93).

Spesso accade che le definizioni più semplici, chiare e pregnanti siano offerte dai giganti del pensiero, in questo caso Aristotele, che nelle Confutazioni Sofistiche illustra la differenza tra argomentazioni valide e non valide – parlando rispettivamente di sillogismi e paralogismi – attraverso delle potenti metafore. Questo il suo incipit:

Che veramente alcune argomentazioni siano sillogismi e altre sembrino essere tali senza esserlo è manifesto, giacchè, come questo avviene per le altre cose in virtù di una certa somiglianza, così avviene anche per le argomentazioni. Infatti certuni sono in buona condizione fisica mentre altri sembrano esserlo perché si agghindano e sono impettiti come offerte tribali; alcuni sono belli per la bellezza, altri sembrano belli perché si truccano. E lo stesso vale per le cose inanimate, giacchè alcune di queste sono veramente d’argento e alcune d’oro, mentre altre non lo sono, ma lo sembrano alla percezione: per esempio le cose di letargio e quelle di stagno sembrano d’argento, quelle giallastre sembrano d’oro. Allo stesso modo anche le argomentazioni, qualcuna è veramente sillogismo e confutazione, qualche altra non lo è ma sembra esserlo a causa dell’inesperienza, giacchè gli inesperti, come se ne fossero distanti, guardano le cose da lontano”

John Woods, che amplierà la riflessione sulla base della agent based perspective (Menu, Nr. 102), commenta nel seguente modo: “The BEAUI-conception of fallacy has had a long history, originating with Aristotle (384-322 BC). Aristotle’s Topics and On Sophistical Refutations were written in response to an embarassing problem. The problem was that the citizens of Athens had lost control of the distinction between good arguments and good-looking arguments, thus giving rise to bad philosophy and bad public policy. On the one hand, there were the shocking “proofs” of the Presocratic philosophers showing that nothing exists (Gorgias) or that everything is contradictory (Heraclitus) or that pluralities are impossible (Parmenides), and so on. On the other hand, the generals and politicians of Athens had landed their city in the colossal loss of the Peloponnesian war. Aristotle thought that everyone whether philosopher, statesman, general or artisan was afflicted by the phenomenon of inapparent error. He also noticed their attractiveness. This is reflected in the enormity of the consequences that flowed from them. Likewise their incorregibility. Aristotle thought that the citizen of Athens required training before the recovery of the distinction between good and good-looking reasoning could be accomplished. This training, he thought, would proceed from a correct logic of reasoning. Aristotle’s conception of fallacy persists to the present day”

Da un punto di vista  logico  una fallacia è quindi un modello di ragionamento che può essere facilmente contestato o rifiutato in quanto irrilevante, non valido. Quando si dice che una discussione è fallace, in realtá non si intende dire che la conclusione cui si è giunti o si vuole giungere sia falsa o errata (sarebbe a sua volta una fallacia, la fallacia ad argomentum o fallacy fallacy) bensi che le argomentazioni a sostegno di essa sono non pertinenti, fuori tema, non valide.. Per esempio, quando durante un dibattito o una discussione una persona sostiene che l’avversario stia deviando l’ attenzione dell’audience attraverso un attacco personale, questa non sta sostenendo che quello che dice il suo avversario sia giusto o errato. Sta indicando soltanto una
debolezza del ragionamento da parte dell’ interlocutore, che potrebbe e v e n t u a l m e n t e condurre ad una decisione o ad un risultato errato, se seguito. Infatti, per quanto debole o facile da confutare possa essere un argomento, esso può permettere che una persona raggiunga il suo obiettivo. Convincendo appunto.

Fatto è che non sempre, anzi raramente,  si vuole far leva esclusivamente sulla razionalità dell’interlocutore. Talvolta è più semplice puntare sulle emozioni (appeal to emotion, Nr. 136 Menu) o è più efficace ricorrere all’inganno, al trucco, all’espediente.  In questo ambito propriamente retorico e fallace si consuma molta parte della comunicazione contemporanea, laddove quindi saper riconoscere una fallacia logica è di primaria importanza, per sapersi difendere, rapidamente e soprattutto efficacemente.

Le fallacie logiche sono uno degli strumenti primi di ogni genere di progaganda e i discorsi
politici, del tutto indifferente se di destra o sinistra, gialli o verdi,  ne sono da sempre intrisi. Riconoscerle significa dunque
non farsi manipolare. E questo vale anche per il nostro quotidiano.

Procedo  ora, a titolo di introduzione, ad esporre molto concretamente quelle che considero le fallacie più frequenti e rilevanti, vale a dire  quella ad hominem, il tu quoque, lo spaventapasseri (straw man),  il ricorso alla popolarità (o band wagon) , il ricorso  alla tradizione, la nitidezza fuorviante/  campione non rappresentativo, il pendio scivoloso, l’ argomentum ad verecundiam, la falsa dicotomia, fallacia naturalistica, petitio principii, non sequitur, fallacia ad ignorantiam.

FALLACIA AD HOMINEM.  In assoluto tra le più frequenti. Sulla base di essa un’argomentazione viene rifiutata adducendo fatti irrilevanti sull’interlocutore o  sulla persona cui è attribuita una determinata posizione. Tipicamente, questo errore implica due fasi. Prima, viene fatto un attacco contro il carattere o  le azioni della persona che fa l’affermazione . Poi, questo attacco viene usato come prova contro l’affermazione che la persona in questione sta facendo . Un esempio:

Giovanni afferma che sia necessario nella fabbrica in cui lavora migliorare i dispositivi di sicurezza per garantire l’incolumità degli operai, dal momento che alcune macchine ne sono del tutto sprovviste. Mario risponde che Giovanni negli anni 60 fu arrestato per resistenza a pubblico ufficiale. Quindi non va preso in considerazione, né lui né tantomeno la sua richiesta.  Laddove il punto è verificare invece se i dispositivi di sicurezza siano effettivamente assenti o comunque necessari, ovvero avviare un dibattito vertente sull’analisi del rischio.

Franca D’Agostini giustamente sostiene trattarsi della fallacia  più diffusa in ambito pubblico perché ha ovvie implicazioni in contesti  elettorali, ma il suo uso si è esteso in modo notevole in concomitanza  con il fenomeno noto come  personalizzazione della politica”.

Non sempre è facile  distinguere  un argomento fallace da uno che non lo è affatto: in  questo senso i numerosi elenchi proposti dai vari autori  costituiscono  degli schemi base di interpretazione, da valutare di volta in volta, in  quanto la realtá offre una varietá infinita di sfumature non  catalogabili per intero. Ad esempio, una “apparente” fallacia ad hominem potrebbe essere di aiuto nel porre il giusto accento su fatti rilevanti : sto parlando qui dei conflitti di interessi . Esempio: un dibattito sulla dannosità del fumo, laddove si scopra che il “minimizzante” sia un produttore del tabacco. Diverso, se si scoprisse o si puntualizzasse  che il “minimizzante” abbia stuprato la cameriera”, tanto per intenderci, o omesso il soccorso durante un incidente stradale, rubato autoradio, malmenato il proprio cane. Imprescindibile resta comunque la trattazione del tema, sulla base degli argomenti probanti, laddove il conflitto di interessi o una supposta incompetenza dell’interlocutore (CV e simili) deve rimanere solo un campanello di allarme e un “movente” da addurre ad avvenuta contestazione e dimostrazione.

E. Bardone (“Seeking Chances: from biased rationality to distributed cognition, Springer)  presenta un caso emblematico, un documentario trasmesso su Britains’s Channel 4 riguardante il riscaldamento globale e intitolato “The Great Global Warming Swindle”. Bill Butler avvia una sorta di indagine riguardo a coloro che sostengono che la tesi del riscaldamento globale sia una frode: “The pseudo-documentary implies that the other people who appeared are knowledgeable experts in their fields. In practice, their best expertise seems to be wrangling payments from large energy companies – especially anti-environmental organisations (…) Despite the caption on the programme, Singer has retired from the University of Virginia and has not a single article accepted for any peer-reviewed scientific journal for 20 years. His main work has been as a hired gun for business interests to undermine scientific research on environmental an health matters (…). Questo genere di argomentazione è fallace dal momento che trovarsi sulla busta paga di qualcuno oppure un CV non brillante non sono di per sè prova di alcunchè. Eventuali conflitti di interessi vanno si menzionati, ma a completamento di una seria confutazione, che abbia preso in considerazione nel dettaglio gli argomenti della controparte.

In questo contesto potrebbe ben rientrare quello che Franca D’Agostini chiama il presupposto della perfezione: “nel valutare una teoria, un discorso, un’opera, devo presupporre che l’autore o chi parla sappia perfettamente ciò di cui sta parlando: non è possibile comprendere un autore se si parte dal presupposto che non sia autorevole nel dire quel che dice (…) si ha la fallacia di sottovalutazione, che a volte è un errore caratteristicamente ridicolo: per esempio, posso considerare sbagliata o insensata una tesi, ma soltanto perchè credo di conoscere ciò di cui si sta parlando, ma non lo conosco esattamente (…) uso la mia ignoranza, scambiata per sapienza, per giudicare ignorante o incapace chi sta parlando, ed erroneo ciò che viene detto”.

Uno spettacolare esempio di ad hominem al punto N. 128 del Menu.

TU QUOQUE. Questo argomento viene utilizzato quando si sostiene che la tesi di una persona è falsa in quanto incoerente con le sue azioni. Esempio:  Giovanna: “poiché tutti gli esseri viventi, animali umani e non umani, sono accomunati dal fatto di provare dolore, fisico e psichico, è evidente che è moralmente sbagliato usare gli animali per la vivisezione” Maria: “Ma tu compri regolarmente prodotti da case farmaceutiche che vi ricorrono. Come fai a dire che è errato?”  Ora,  Il fatto che una persona faccia affermazioni incoerenti non rende falsa nessuna delle affermazioni che egli fa. Tuttalpiù gli si potrebbe rimproverare di essere un ipocrita. In politica amo parlare qui  di fallacia dell’azzeramento: ad esempio ad un’accusa di malaffare si risponde dicendo che anche la controparte ha rubato, laddove spesso non sono volutamente rispettate neppure le proporzioni, in quanto una cosa è rubare un pollo altra l’intero pollaio. Ma l’opinione pubblica supera in questo modo la dissonanza cognitiva:  qualora anche il partito avverso si comporti in questo modo  non vi è da preoccuparsi. Il problema è azzerato. Franca D’Agostini afferma come si usi “l’espressione tu quoque anche per indicare tutte le strategie di violazione della rilevanza per . Per esempio: un politico viene sorpreso con prostitute, e si difende accusando chi lo accusa di essere un omosessuale…lo scopo del tu quoque può essere la generalizzazione della colpa, evidentemente in funzione di attenuante: non bisogna indignarsi per l’esistenza di poliziotti corrotti, la corruzione è sempre stata presente tra le forze di polizia, come d’altronde tra i medici, i giudici, i politici, i funzionari statali et cetera …una variante del tu quoque è citata da Schopenhauer come uno stratagemma classico per avere ragione: se qualcuno difende il suicidio allora gli si grida subito ‘perché non ti impicchi’? Oppure afferma che Berlino è un luogo di soggiorno sgradevole, e gli si grida subito ‘perché non te ne parti immediatamente con la prima diligenza?’ Ma l’esempio più interessante di tu quoque che mi è capitato di ascoltare è questo: gli omosessuali si lamentano di essere discriminati, ma sono loro in realtà a presentarsi come diversi. Per me gli omosessuali sono come gli altri, e se litigo con un omosessuale per me non c’è differenza. Ma sono loro i razzisti, perché sono loro che dicono che li discrimino perché omosessuali’- al posto degli omosessuali potete metterci le donne o i neri indifferentemente. L’argomento è che i discriminati nel denunciare la discriminazione discriminano: dunque sono loro i veri colpevoli. Occorre ricordare che la storia degli Ebrei razzisti (perché sono loro a porre la questione della razza) è servita spesso a legittimare i più stupidi ed efferati allineamenti al nazismo“.(da Verità Avvelenata, pag. 111).


STRAW MAN O SPAVENTAPASSERI.Per quel che mi riguarda la fallacia piu irritante. il termine deriva dal duello medioevale, dove i partecipanti, prima di affrontare gli avversari in carne ed ossa, si esercitavano con dei manichini di paglia. Abbiamo fallacie di questo genere quando si cerca di confutare una tesi differente da quella propostaci dall’interlocutore: si fa passare una tesi per un’altra meno plausibile e si lavora su quest’ultima.  Quindi o non si è compresa la vera posizione dell’interlocutore o ne viene sostituita volutamente una distorta, per poterla meglio attaccare. L’uomo di paglia appunto. Un esempio: A) Sarebbe importante  garantire i diritti degli immigrati non procedendo ai respingimenti in blocco, vale a dire senza accertamento dei singoli casi, delle navi. B) è impensabile dare accoglienza a tutti quelli che ce la chiedono. Tu vuoi distruggere il nostro paese accettando ogni tipo di invasione, che nemmeno possiamo economicamente permetterci. Appare chiaro che l’affermazione di A non esprime affatto l’eventualità  di accettare le richieste di tutti coloro che chiedono asilo. Un altro esempio è quello del relativismo: colpa del relativismo per il bullismo nelle scuole, la scomparsa di valori e via dicendo. Laddove mai viene citato un autore di riferimento e laddove Protagora, il padre del relativismo, fu sostenitore di un solidissimo sistema etico intriso di senso civico, e  fu non a caso amico di Pericle, che gli affidò la redazione della costituzione democratica di Turi. Da cui l’inscindibile binomio relativismo/democrazia laddove il voto rappresenta il pari peso dato alla volontà di ciascuno e laddove il presupporre e sostenere una verità unica e immutabile non potrebbe che condurre a totalitarismo e dittatura. Quindi maleducazione, corruzione e quant altro, non relativismo (si veda Menu,  punti Nr. 43 e 44)


PENDIO SCIVOLOSO.
Anch’essa frequentissima. Il Pendio scivoloso è un errore in cui una persona afferma che un qualche evento/i debba inevitabilmente seguire da un altro senza argomentare affatto a sostegno dell’ inevitabilità dell’evento in questione. Nella maggior parte dei casi, c’è una serie di passi o gradazioni tra un evento e quello in questione e non è data nessuna ragione per cui i passi o gradazioni in mezzo saranno semplicemente scavalcati. Un esempio tipico è dato dalle argomentazioni di molti avversari dell’ eutanasia, laddove si afferma che con la sua introduzione i medici potrebbero uccidere poi chiunque, che i familiari sarebbero spinti a sbarazzarsi dei congiunti ammalati,  che i malati sarebbero spinti a chiedere la morte per non spendere in medicine, che i disabili e gli invalidi sarebbero soppressi e anche gli anziani. Ora non solo  nessun sostenitore dell’ eutanasia afferma questo ma l’eutanasia, nei paesi dove è permessa, prevede in genere come unico presupposto una malattia terminale senza speranza di guarigione, ma agli avversari fa comodo che la gente lo creda. Nello stesso tempo i sostenitori dell’ eutanasia devono perdere tempo per difendersi da queste accuse infamanti. Per non parlare della voluta e sapiente confusione tra eutanasia di stato (nazismo) e il rispetto della  volontá del singolo individuo (Nr. 123 del Menu).


ARGOMENTUM AD POPOLUM O BANDWAGON.
un’affermazione viene accettata come vera semplicemente perché la maggior parte della gente è favorevolmente incline verso l’affermazione. La maggioranza. Se tutti o la maggior parte credono in un determinato modo, l’affermazione non può che essere vera. Da cui la grandissima importanza nonché abuso del sondaggio per formare l’opinione pubblica: la maggior parte della gente pensa in tal modo, quindi è giusto. È anche la tendenza a votare quei candidati che hanno maggiore probabilità di vincere.

Detto anche effetto band wagon o carrozzone: carrozzone è un carro che trasporta la banda in una parata. Salire sul carrozzone è dunque attraente poiché permette di ascoltare la musica senza dover camminare. Che l’argomento della maggioranza non sia di per sé un argomento, è dimostrato dal fatto che per millenni la maggioranza ha creduto che la terra girasse intorno al sole, che per secoli la maggioranza abbia creduto alle streghe e ritenuto giusto bruciarle, che per secoli la maggioranza – compreso Voltaire – abbia ritenuto legittima e naturale la schiavitù,  che Hitler andò al potere non per un colpo di stato ma fu eletto dalla maggioranza e così via.


Affine è la fallacia logica del
RICORSO ALLA TRADIZIONE,laddove si assume che qualcosa sia giusto per aver resistito al test del tempo. Non si dovrebbe assumere che le cose nuove debbano essere migliori delle vecchie  più di quanto si dovrebbe assumere che le cose vecchie siano migliori di quelle nuove. L’età di qualcosa non ha, in generale, nessuna relazione con la sua qualità o correttezza. Questo tipo di “ragionamento” è attraente per una varietà di ragioni. Primo, spesso si preferisce restare ancorati a quello che è più vecchio o tradizionale. Questa è una caratteristica psicologica piuttosto comune che può risalire dal fatto che la gente si sente più a suo agio con quello che è stato in giro più a lungo e conosce meglio. Secondo, restare alle cose che sono più vecchie o tradizionali è spesso più facile che provare cose nuove. Quindi, spesso la gente preferisce cose più vecchie e tradizionali per pigrizia. Per questo, il Ricorso alla tradizione è un errore piuttosto comune. Tantoppiu che la storia dimostra che si possono affermare cose false per secoli e rimando agli esempi fatti per la fallacia precedente. Ma se una persona afferma che la cosa in questione ha resistito a prove e test per un lungo periodo di tempo allora non commette un errore. In questi casi l’affermazione sarebbe supportata da prove. Come esempio, la teoria che la materia è fatta di particelle subatomiche ha sopravvissuto a numerosi test e prove lungo gli anni e così c’è il peso di una prova a suo favore. L’affermazione è ragionevole a causa del peso della prova. Mentre  la sola età o persistenza non giustifica l’accettazione di un’affermazione.


NITIDEZZA FUORVIANTE E CAMPIONE NON RAPPRESENTATIVO.La Nitidezza fuorviante è un errore in cui un numero decisamente piccolo di eventi particolarmente impressionanti o tragici viene preso per oscurare una quantità rilevante di prove statistiche. Questo tipo di “ragionamento” ha la seguente forma:
• L’evento tragico X capita (e non corrisponde al la maggioranza delle prove statistiche)
• Quindi è probabile che eventi del tipo di X accadano.
Questo tipo di “ragionamento” è fallace perché il mero fatto che un evento sia particolarmente vivido o drammatico non rende l’evento più probabile, specialmente a dispetto di prove statistiche significative.
Questa fallacia logica viene usata molto spesso a sostegno  di campagne elettorali di stampo demagogico, laddove determinati media o partiti enfatizzano singoli episodi di criminalità comune, spesso anche ad opera di immigrati, al fine di creare “paura”, quindi esigenza di “ordine e sicurezza” di cui un determinato partito si farà portatore. Senza appiglio alcuno ai reali dati statistici. Creare paura, oppure anche il famoso nemico comune.


IPSE DIXIT/ARGOMENTUM AD VERECUNDIAM : Chi sostiene una certa tesi è un luminare nel campo, ha raggiunto un certo grado di fama, quindi ha ragione. Questo non è necessariamente vero, anche se per questo non dobbiamo dubitare per principio di qualunque cosa venga affermata da un esperto di settore. Un utile criterio discriminante può essere l’eventuale “interesse aggiuntivo” legato alla sua affermazione: se Einstein sostiene una certa caratteristica dell’Universo, non avendo apparentemente nulla di aggiuntivo da guadagnare (oltre al piacere di avere ragione), forse ci si può anche fidare. Ma se una nota compagnia petrolifera  sostiene che il gas flaring non è dannoso, ebbene vi sarebbe da farci un pensierino sopra . Comunque, in generale, il mondo è pieno di “esperti a gettone”. E il fatto che qualcuno sia esperto in un settore non lo rende autorevole in altri: ad esempio un fisico che parli di economia o viceversa. Franca D’Agostini la descrive in questo modo “…si basa sul timore di discutere una fonte che è ritenuta autorevole. L’espressione significa ‘alla modestia’ ed è stata coniata da John Locke: è un atto di immodestia allontanarsi dall’autorità…un tipico caso è il procedimento dei testimonial pubblicitari: George Clooney considera questo caffè formidabilmente buono, quindi compratelo!’Una buona parte delle verità di cui si compone la nostra vita non sono relative all’esperienza diretta, ma a documenti e testimonianze. Ma anche le fonti più autorevoli sbagliano. Per esempio compie una fallacia ad verecundiam l’argomento: le donne non hanno anima, lo sosteneva San Tommaso. L’opinione di San Tommaso, per quanto meditata, non è rilevante per stabilire se effettivamente le donne hanno anima o no. La maggiore difficoltà nell’individuare questa fallacia consiste nel fatto che i criteri di determinazione dell’autorevolezza non sono sempre chiari e a portata di mano. In fondo San Tommaso è ancora oggi per molti un’autorità indiscussa in metafisica, ossia precisamente quando si tratta di stabilire la natura degli esseri umani e delle loro proprietà: dunque perché non dovremmo credergli quando ci dice che le donne non hanno un anima?” (da Verità Avvelenata)

Si veda anche il punto 49 del Menu, con la magnifica esposizione di Schopenhauer.

FALSO DILEMMA O FALSA DICOTOMIA.è molto più diffusa di quello che si creda, perchè si cela spesso in argomentazioni che in un primo momento suonano perfettamente coerenti. Si considerino le risposte a queste due affermazioni:
A – Ritengo che il capitalismo abbia assunto nella nostra società aspetti disumani”
R – “ma pensa ai morti fatti dal comunismo!”
A – “La democrazia moderna ha fallito il suoi traguardi”
R – “fantastico, torniamo allora alle dittature che torturavano i cittadini onesti”
Ambedue le risposte partono dal presupposto che vi siano solo due alternative al problema, il che in ciascun caso non è assolutamente vero.

Secondo Franca D’Agostini “ è un errore molto frequente nelle discussioni politiche, e fa capo ad un modo di ragionare (un frame) semplificante, che vede bipolarismi e conflittualità irriducibili ovunque. Per esempio: ‘o stai dalla parte dei Palestinesi, o stai dalla parte degli Israeliani, ma non stai dalla parte degli Israeliani, dunque stai dalla parte dei Palestinesi’. Ma io potrei non stare dalla parte degli Israeliani, e neppure da quella dei Palestinesi. Oppure potrei essere, per diverse ragioni, dalla parte di entrambi. Di solito, la dicotomia falsa non è esplicitamente evocata (sarebbe troppo facile discuterla), ma si lavora così: Gianfranco Fini ha criticato i respingimenti dei barconi degli immigrati: è un comunista, o quantomeno un alleato della sinistra. L’argomento evidentemente presuppone che si diano solo due possibilità: approvare entusiasticamente le misure della maggioranza di destra, oppure essere di sinistra ( o addirittura un comunista). Una prospettiva antagonista e contrappositiva è caratteristica di chi intende il bipolarismo democratico in termini emotivi. Per esempio, dichiara Berlusconi: l’arresto in circostanze oscure (per concorso esterno in associazione mafiosa) di un amministratore pubblico eletto in Forza Italia è un attacco terroristico’. A parte l’iperbole (addirittura si parla di terrorismo), che è lo strumento fondamentale del linguaggio ad popolum, abbiamo qui l’espressione del paradigma dicotomico: chi non è con me è contro di me” (da Verità Avvelenata).

 

FALLACIA NATURALISTICA.Spesso impiegata nel contesto delle condanne dell’omosessualità e dell’attribuzione aprioristica di ruoli (donne). Franca d’Agostini la descrive nel seguente modo: “consiste nel derivare le norme dai fatti, ossia dire o meglio pensare: poiché è così, così deve essere. La fallacia viola la cosiddetta legge di Hume, che dice che il dover essere e l’essere costituiscono regimi separati. Evidentemente, il fatto che una cosa sia in un certo modo non significa che debba essere così. La fallacia naturalistica è un impostazione di pensiero (un frame) molto diffusa, che opera spesso in modo implicito nelle teorie politiche, sociologiche e antropologiche. Per esempio, l’ideologia del successo, ossia assumere la riuscita come criterio della bontà e opportunità di una iniziativa, è un’espressione tipica di tale fallacia, ed è certamente uno degli assi portanti del ragionamento comune. Non è detto che un’operazione che riesce sia in sé buona, opportuna e benefica…buona parte degli argomenti tradizionalisti e conservatori sono basati sulla confusione tra il fatto e il diritto, come stanno le cose e come dovrebbero stare (a favore dei primi termini). Tipici esempi sono gli argomenti bioetici, basati su una discutibile identificazione di naturale e morale. Scrive ancora Chiara Galli: il richiamo al naturale e all’innaturale, come bussola morale ed etica, nasconde un duplice inganno. Il primo riguarda la natura misteriosa della natura…un frullato è naturale o artificiale? E la farina? Poi naturale è da considerarsi opposto a culturale o ad artificiale o a entrambi?…Il secondo inganno riguarda la coincidenza di naturale e buono: anche il cianuro, infatti è naturale, così i funghi velenosi. Chi gradirebbe un risotto con amanita virosa?”
(si veda sul tema anche il punto 13 del Menu)

 

PETITIO PRINCIPII. “La petitio principi è una fallacia bellissima, la migliore. Infatti tra le varie fallacie considerate essa rappresenta il punto più alto dell’estetica delle fallacie” (questo è un esempio di petitio principi). Petitio principi è dare per dimostrata o assumere tra le premesse (esplicite o implicite) la conclusione che si vuole dimostrare. Dà spesso luogo ad argomenti circolari: “Le persone furbe studiano molto. Chi sono le persone furbe? Quelle che usano bene il loro tempo. Cosa vuol dire usar bene il proprio tempo? Ma è chiaro! Vuol dire studiare molto.” (carlo penco: appunti 1994-1995; revisione 2002). Oppure: i testi sacri xy sono giusti in quanto rivelati dalla divinità la cui esistenza è attestata da essi.

 

NON SEQUITUR. “ Il non sequitur, o causa falsa, è stata chiamata spesso anche post hoc ergo propter hoc. Questa ultima dicitura richiama semplicemente il caso in cui si inferisce che un evento A è causato da un evento B solo perché A accade dopo B. Ad es.”Mi sono suicidato perché mi hai trattato male” (ma la causa del mio suicidio era la mia dabbenaggine e non il tuo trattarmi male). Non sequitur è ogni conclusione che assume come causa di un evento qualcosa che non ne è causa; anche se legato di solito al concetto di causalità  (e quindi a problemi di logica induttiva) “non sequitur” indica anche, più in generale, la fallacia di assumere come motivo o ragione per una conclusione qualcosa che non è utilizzabile come motivo o ragione per la conclusione” .” (carlo penco: appunti 1994-1995; revisione 2002)

AD IGNORANTIAM. “Inferire la verità  di una proposizione dal fatto che non è stata dimostrata falsa, o viceversa. Esempi classici: “gli UFO esistono! Nessuno è riuscito a dimostrare definitivamente che non ci sono”; oppure: “la telepatia non esiste! Nessuno ha mai dimostrato che due persone possono essere telepati” ((carlo penco: appunti 1994-1995; revisione 2002). Laddove corretta sarebbe la sospensione del giudizio sino a prove pro o contra.

L’elenco è assai piu ampio e variegato ed ulteriori esempi o semplicemente spunti di riflessione (riguardanti anche le più frequenti bias)  vengono proposti nei PULSANTI a fianco, nel Menu.

Vorrei ancora citare un passo di Luigi Barzini, tratto dal suo classico “gli italiani“:

Gli italiani furono spesso accusati, a torto o a ragione, di non rispettare sufficientemente la verità. Va detto che poche persone in qualsiasi paese hanno per la verità un rispetto religioso; gli italiani non sono diversi dagli altri uomini. […] Tuttavia, collettivamente, sembrano dimenticare, talora, l’importanza unica della verità. Spesso la ignorano, l’abbelliscono, vi ricamano intorno, la negano, a seconda dei casi.”

Sono passati circa cinquant’anni, ma la frase pare descrivere alla perfezione il presente. Lo spregio della verità è in realtà un tratto tipico della nostra storia? Chissà: in ogni caso, non mi pare abbia mai raggiunto forme gravi quanto quelle degli ultimi anni. Non è mai stato così istituzionalizzato e diffuso, reso sistema invece che espediente .  La verità non è il fine dell’indagine. Il fine dell’indagine, quand’anche non sia quello di mentire o ingannare, è raccontare una storia, semplicemente intrattenere. Specchio di questo atteggiamento è il trionfo della figura dell’opinionista: anneghiamo in una quantità di pareri e idee senza una bussola in grado di orientarci correttamente verso i fatti. E mentre l’opinionismo è spacciato come simbolo della libertà di parola e della democratica espressione dei propri giudizi, in realtà eleva il parere a verità , laddove per parere intendo nel caso specifico qualsiasi asserto che non necessiti di essere argomentato tantomeno logicamente tanto meno sulla base di fatti e soprattutto non necessiti di essere sottoposto a seria verifica tra le parti.

Come scrive Davide Tarizzo in un saggio dell’antologia Forme contemporanee del totalitarismo (Bollati Boringhieri 2007): “la sfera del senso viene completamente integrata e assorbita nella sfera dell’assenso. L’ambiguità è il suo sentimento più veritiero.” In una politica dell’applauso, dove la claque sottolinea un fatto accettandolo e mettendolo in ostensorio, il dissenso o la critica perdono di valore. Ma è proprio dalla volontà di dubitare e mettere in discussione — dall’umiltà e l’incertezza — che nasce la ricerca seria, la ricerca della verità. E a questo punto è oltremodo necessaria anche la definizione di questa, che io intendo, abduttivamente, come la spiegazione di volta in volta migliore sulla base dei dati a nostra disposizione, sempre aggiornabile e revidibile al comparire di nuovi. Ma soprattutto sottoposta a verifica, test, sperimentazione: in quanto verifica, test, sperimentazione non sono certo dominio esclusivo delle scienze cosiddette esatte ma di ogni campo dello scibile umano, laddove a variare è solo il metodo della verifica, ma non la necessità di questa. Lo studio della logica certo non sostituisce la conoscenza, il sapere nei campi specifici, ma una volta raggiunte tali conoscenze ne permette un piu corretto ed efficace utilizzo.

Non penso quindi di esagerare affermando che lo studio delle fallacie logiche, uno degli strumenti piú importanti del critical thinking, dovrebbe essere introdotto già alle elementari accanto all’ora di storia delle religioni (“Ecco dunque un’ipotesi di lavoro: insegnare e imparare logica ovunque, dalle scuole primarie ai licei, istituti tecnici, alle scuole d’arte…Non per nulla Mathew Lippman, l’inventore di Philosophy for Children, l’importante movimento di promozione dell’insegnamento della filosofia per i bambini, è stato originariamente un insegnante di logica” –  “I Mondi comunque possibili”, di F.d’Agostini, pag. 312).  In quanto la via d’uscita esiste:

il potere democratico è ancora nelle mani di chi ascolta e valuta gli argomenti dei politici, degli intellettuali, dei manipolatori dell’opinione pubblica. Quanto più si impara a valutare gli argomenti e a conoscere la fragilità e insieme l’imprescindibilità della verità, tanto più si indebolisce il veleno che infetta la comunicazione pubblica. Il solco è dunque ancora quello tracciato dall’antico precetto di ispirazione socratica: «insegnate ai cittadini ad argomentare bene, a seguire la dialettica dei concetti, e prevarranno i migliori»
(dalla recensione a “Verità Avvelenata”)

Silvia Molè              
http://www.fallacielogiche.it/index.php

[email protected]

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ulteriore link consigliato per una dettagliata analisi delle varie tipologie di fallacie:
http://www.fallacyfiles.org/index.html

Pubblicato da hannibalector

"Nessuno è il mio nome: Nessuno mi chiamano mia madre e mio padre e tutti gli altri compagni"

3 Risposte a “LE FALLACIE LOGICHE”

  1. Non so, Gigi. Devo ancora leggere l’articolo con attenzione. In ogni caso, so già dirti per sicuro che quella di Tommaso non è vera o, quanto meno, è un “de relato” che manca di fonte certa. Quella di Voltaire non l’avevo mai sentita neanch’io.

  2. @–>Gigi
    Perché dovrei? Per questo ci sono già i lettori bravi e attenti come te che fanno la fatica al posto mio.
    Io ho un sacco di cose molto più importanti da fare.

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