IL CORAGGIO DI DIRE LA VERITA'

le ore

INVITO I MIEI OSPITI A LEGGERE QUESTO INTERESSANTISSIMO POST DI PAOLO BARNARD

SONO ANDATO A PUTTANE

DI CUI CONDIVIDO QUASI TUTTO, TRANNE LA PRESUNTA SOLUZIONE SUGGERITA.

MI CONGRATULO CON L’AUTORE PER IL SUO CORAGGIO NEL DIRE LA VERITA’, ANCHE SE PARTICOLARMENTE SCOMODA.

RAMMENTO A TUTTI COLORO CHE VORREBBERO NEGARE TALE VERITA’ – E IN PRIMIS, SANTA ROMANA CHIESA – CHE IL PRIMO PASSO PER RISOLVERE UN PROBLEMA E’ QUELLO DI COMPRENDERLO; E NON LO SI PUO’ CERTO COMPRENDERE, SE SI RIFIUTA PREGIUDIZIALMENTE DI CONOSCERNE LE CAUSE, PERCHE’ ESSE CONFLIGGONO CON LE NOSTRE CONVINZIONI. 

BUONA LETTURA. 

35 Risposte a “IL CORAGGIO DI DIRE LA VERITA'”

  1. Il coraggio di dire la “sua” verità. Commovente la storia del “salvatore” di prostitute. Chilometri di parole rimaste rasoterra. Il sesso da solo non sta in piedi, ce lo facciamo stare con le stampelle perché è il più facile surrogato per tentare di rempire un vuoto, il vuoto di sentimenti. Perché la relazione vera e profonda tra uomo e donna (che include la versione sublime del sesso) è impegnativa e fa paura. In questo c’è perfetta parità di sessi, perché il vuoto interiore non ha sesso.

    Simone

  2. @–>Simpal

    Continuando a fare come fai tu, cioé rifiutandosi di vederne l’origine , ma adottando un approccio sfalsato e “romantico” a ciò che di romantico, in effetti, ha molto poco, i problemi si “glissano” e non si risolvono.

  3. ho letto tutti e tre gli articoli, questo e glia altri citati da galatea, e… mi ricordano embetré (cit. da andrea pazienza) le discussioni alcoolico-adolescenziali delle quattro di mattina.

    non ho osato mettere bocca in sedi tanto erudite, ma a te – via – penso di poterlo dire 🙂

  4. @–>Orsopio

    … quelle che si facevano perché non si riusciva mai a cuccare (… ma l’amico di Zanardi, quello sì che era peggio di Rocco Siffredi).

    Rimango comunque dell’idea che Paolo Barnard ha avuto il coraggio di dire una verità per molti versi scomoda ….

  5. Devo dire che la risposta di Nicoletta Forcheri mi ha convinto di più.

    Secondo me ci sono parecchi limiti nelle argomentazioni di Paolo Barnard.

    Il mondo che dipinge è fatto da uomini assatanati e donne frigide. La colpa di tutto è delle donne e ai poveri uomini non resta che darsi al sesso a pagamento.

    Questo è “Il mondo visto dal maschio”, ma le donne non sono uomini con le tette e l’eros represso.

  6. Completo il pensiero. In un mondo in cui la richiesta è alta per i motivi citati dal nostro, è ovvio che le donne scelgano. Escono a bere una birra e si vedono circondate da mosconi. A loro non resta che scegliere, e a me sembra naturale che finiscano per scegliere quello che le lusinga un po’. Quello che vende un prodotto ben fatto da tutti i punti di vista.

    No, secondo Paolo B. dovrebbero andare col primo che capita. Ma vaaaa…

  7. Ho specificato che, imho [*], la pseudo-soluzione prospettata da Paolo Barnard è piuttosto risibile e totalmente in contrasto con le sue stesse premesse. Ciò che mi interessa è l’esposizione schietta e sincera d’un comportamento che trova la propria ragion d’essere in una sessualità basata sul dimorfismo, in cui l’individuo femmina è il fattore di selezione della specie. Le femmine di primate attuano perciò una sessualità di tipo selettivo e qualitativo, mentre i maschi una di carattere quantitativo estensivo, quest’ultima poco attenta a quale sarà l’esito della fecondazione e volta esclusivamente a fecondare il maggior numero di femmine possibile. Il rifiuto di una femmina costituirà così un elemento di fortissima frustazione per il maschio, che si vede negato il suo ruolo primario di riproduttore, ossia il motivo stesso della sua esistenza. Con tutte le conseguenze in campo comportamentale e sociale che ciò determina, per effetto delle conseguenti tempeste testosteroniche.

    [*]In My Humble Opinion

  8. P.S.

    C’è un interessante lavoro d’un biologo ricercatore dell’Università di Padova, presentato anche in televisione, che espone in termini scientifici ciò che Paolo Barnard descrive in maniera meramente comportamentale. Purtroppo non ne rammento più il nome e scovarlo in internet sarebbe alquanto complesso. Rammento che la ricerca, a suo tempo, sollevò una marea di polemiche – soprattutto di parte religiosa – ancorate a motivazioni del tipo “non siamo mica bestie”, “l’uomo agisce anche con sentimento”, “si trascura totalmente la dimensione spirituale” ed altre amenità di questo tipo.

    Se riuscissi a reperire quella ricerca, credo sarebbe un’ottima glossa al post di Barnard ed aiuterebbe a comprederne meglio il punto di vista.

  9. Francamente a me il post di Barnard è sembrato invece banalotto, scontato e per niente latore di una “verità scomoda”. Ne veicola, secondo me, una comodissima: gli uomini vanno a puttane perché le donne non la danno abbastanza, cioè sono stronze. Fossero meno stronze, cioè avessero meno pretese, i poveri maschi potrebbero essere più felici. In buona sostanza il mondo fa schifo perché le donne sono cattive e hanno pretese assurde, mentre dovrebbero accontentarsi del primo che capita loro. Mi pare un po’ pochino come analisi sociologica e anche psicologica. Mi ricorda molto un mio collega, cinquantenne un po’ viscidino, che in sala professori brontolava perché le ragazze di 20anni italiane, in discoteca, quando lui si avvicinava non lo filavano di striscio, e allora lui aveva risolto andando a Cuba, dove le 20enni che conosceva in discoteca, invece, erano dispostissime a venire a letto con lui, perchè, sosteneva, avevano alle spalle una cultura meno repressiva. Quando gli ho fatto notare che anche in Italia, nel dopoguerra, le ragazze andavano a letto con gli Americani, pur se spiatati professorini di scuola, perché questi avevano pochi soldi ma erano pur sempre dollari, e che la cultura repressiva non c’entrava nulla, ma piuttosto la fame ed il bisogno di denaro, mi ha detto che ero una stronza anche io.

  10. @–>Gala

    Rispetto il tuo punto di vista, ma ribadisco che ho trovato molto interessante il coraggio d’un uomo di ammettere quello che quasi tutti gli uomini pensano, ma pochissimi hanno il coraggio di dire. Abbiamo un problema serissimo nella nostra società, quello dello sfruttamento sessuale. E’ un problema che, nel suo permanere, comporterà sempre la prevaricazione di fatto d’una parte sull’altra, la mercificazione del più debole nei confronti del più forte. L’offerta – e la schiavitù che la connota – esistono perché esiste una domanda. Se desideriamo effettivamente risolvere il problema bisogna analizzare la natura di questa domanda. Nel farlo, non dobbiamo farci condizionare da pregiudizi o preconcetti di sorta, ma agire come farebbe un patologo di fronte al più schifoso degli organismi che mai gli fosse capitato d’esaminare. Secondo me, il post di Barnard, nella sua crudezza espositiva, fornisce l’occasione per una discussione meno ipocrita di quelle a cui solitamente si assiste quando si trattano questi argomenti. Il succo messo in luce senza orpelli da quell’intervento è che uomini e donne concepiscono il sesso in maniera diametralmente opposta e conflittualmente tra loro. Le cause, a mio modestissimo avviso, sono insite nel meccanismo evolutivo: spiritualità, sentimento, ragione, c’entrano nulla e sono argomenti che si debbono tralasciare, per concentrarsi sulla chimica e sulla biologia, se si vuole tentare di risolvere i problemi sociali e comportamentali che tale condizione conflittuale comporta.

  11. Cioè Barnard avrebbe avuto lo stesso coraggio di chi va in piena Harlem a gridare a squarciagola: “Sporchi negri!!!”?

    Io trovo patetica la deresponsabilizzazione del maschio nei confronti di un problema che è solo suo. Secondo il Barnard-pensiero, se uno non cucca è colpa non solo di chi non gliela dà ma di tutto il genere femminile.

    Dev’essere un virus che circola tra i giornalisti perchè anche Massimo Fini ne fu colpito tempo fa.

    Noi donne, anche per motivi di selezione naturale, scegliamo. Gli sfigati e quelli che si lamentano in continuazione delle donne ci annoiano. Lo sai che la noia è una delle cose peggiori da provare?

    Inoltre, l’uomo che è abituato a pagare senza problemi per il sesso, si lamenta che non riesce ad averla gratis. Come quelli che si lamentano perchè, cazzo, le hanno pagato una margherita e una birra piccola e quella poi li ha mandati in bianco, la stronza.

    A questo punto preferisco lo sceicco che mi regala uno zaffiro per una notte d’amore. Io sarò una troia ma lui è stato un signore.

    Per chi vuole, ne ho scritto qui:

    http://ilblogdilameduck.blogspot.com/2009/08/il-barnard-incompreso.html

  12. A me, basterebbe che si arrivasse ad ammettere che uomini e donne hanno un approccio diametralmente opposto alla sessualità e che ciò che piace alle donne non piace agli uomini e viceversa. Sarebbe già un gran passo in avanti.

  13. P.S. Il fatto che le donne non capiscano ciò che vuole effettivamente dire Barnard, sottolinea solo l’incomunicabilità profonda tra i due sessi, che sussiste in materia.

  14. “Come quelli che si lamentano perchè, cazzo, le hanno pagato una margherita e una birra piccola e quella poi li ha mandati in bianco, la stronza.

    A questo punto preferisco lo sceicco che mi regala uno zaffiro per una notte d’amore. Io sarò una troia ma lui è stato un signore.”

    se precipita qua… allora è vero quello che ce inzegnavano da giovani communisti… l’omo è ‘na merce, e er mercato fa er prezzo. è tutto qua

  15. Noto anch’io: a quanto pare, le donne non capiscono quel che dice Barnard, e questo sottolinea l’incomunicabilità tra i due sessi, che, mi pare, non riguarda solo questo argomento.

    Quanto alla soluzione proposta: sembra un po’ uno scherzo, non so che dire, onestamente fa ridere.

    Certo che la donna ha una marcia in più rispetto al maschio, su questo, per me, non ci piove.

  16. Ma, scusate, siete sicuri che Barnard abbia scritto una verità generale o stesse solo parlando di un problema suo? Il fatto che vi identifichiate con lui è un altro discorso, non ha alcuna attinenza con la pretesa di verità.

  17. @–>Lameduck

    Barnard ha descritto una verità abbastanza generale. Come ho già detto, la soluzione che propone è risibile e impraticabile, ma il malessere che coinvolge la sua persona è molto più diffuso di quanto le donne vogliano accettare. Non si dice, perché gran parte dei maschi si vergogna del proprio stato; perché ammetterlo, significa ammettere di essere degli sfigati: e qui sta il grande coraggio di Barnard, in una società che premia solo chi ha successo (soldi, donne, presidenza del consiglio, ecc.) e mette alla gogna i perdenti. Barnard, sono con te!

  18. P.S. Barnard vi sta chiedendo aiuto, ma voi non ve ne accorgete. Purtroppo dall’universo femminile non gli verrà nessun aiuto, perché l’evoluzione è spietata e premia solo il più forte. E il più forte è quello che riesce a far breccia nell’animo di una donna, e così riesce a procreare di più, a perpetrare i propri geni. Gli altri non hanno speranza. E’ sempre stato così e così sarà sempre: i problemi sociali che ne conseguono, derivano principalmente dal fatto che non si vuole ammettere questa realtà, perché riduce l’uomo alla stregua degli altri organismi viventi senza considerare la sua “somiglianza” con dio.

  19. privato per lector, gli altri sono pregati di astenersi dal leggere quanto segue (hihihi)

    “E il più forte è quello che riesce a far breccia nell’animo di una donna, e così riesce a procreare di più, a perpetrare i propri geni. Gli altri non hanno speranza.”

    il cinese della storiella zen direbbe: “chi vi dice che sia una disgrazia”? io per esempio non credo che i miei geni siano così notevoli e insostituibili da dover essere tramandati ad ogni costo…

  20. @–>Orsopio

    Condivido la tua opinione, rapportandola a me stesso.

    Ma, che vuoi! tanti credono che l’universo senza di loro si ferma! :-))

  21. “Barnard vi sta chiedendo aiuto, ma voi non ve ne accorgete. Purtroppo dall’universo femminile non gli verrà nessun aiuto, perché l’evoluzione è spietata e premia solo il più forte. E il più forte è quello che riesce a far breccia nell’animo di una donna, e così riesce a procreare di più, a perpetrare i propri geni. Gli altri non hanno speranza. E’ sempre stato così e così sarà sempre: i problemi sociali che ne conseguono, derivano principalmente dal fatto che non si vuole ammettere questa realtà, perché riduce l’uomo alla stregua degli altri organismi viventi senza considerare la sua “somiglianza” con dio.”

    Oh bella, se è colpa dell’evoluzione perchè allora colpevolizzare le donne? Lo vedi che è una falsa polemica nata solo dalla sindrome del “servo della gleba” (Elio docet)?

  22. Il collegamento con la “sindrome del servo della gleba” di “Elio e le storie tese” non riesco a coglierlo, perché non conosco bene il riferimento citato.

    Sul fatto che sia colpa dell’evoluzione e non delle donne, siamo perfettamente d’accordo. Ribadisco per l’ennesima volta che ciò che condivido nell’articolo di Barnard è l’esposizione “cruda” del problema, privo delle solite ipocrisie, ma di certo non l’analisi delle cause, né la soluzione prospettata.

    Trattandosi d’un meccanismo evolutivo, la soluzione dei problemi umani e sociali connessi non può certo passare per la “temperanza” su cui insiste Santa Romana Chiesa.

  23. Dici di condividere l’analisi ma non la soluzione. È un po’ quello che si diceva di Marx. Però mi sembra che sia per Marx che per Barnard, analisi e la soluzione siano tutt’uno.

    Se imposti la questione come differenziale tra domanda e offerta, la conclusione necessaria è che una casta detiene il monopolio. *

    È sufficiente impostare il problema come sessuomania congenita o educazione sessuale carente che cade la conclusione necessaria che -giustamente- tu non condividi.

    * il problema è che

    1) le donne non hanno il monopolio della patata, ne hanno il pieno possesso.

    2) l’uomo non ha assoluto diritto al sesso quando questo coinvolge un’altra persona.

  24. “Condivido l’analisi ma non la soluzione”, è un po’ quello che si diceva di Marx. Piccolo particolare: l’analisi è tutt’uno con la soluzione.

    Se l’analisi configura un differenziale sproporzionato tra domanda e offerta, la conclusione necessaria è “esiste una casta che ha il monopolio sull’offerta” > “la colpa è della casta”.

    Se l’analisi si concentrasse sulla sessuomania del genere maschile, ricercandone le cause nell’evoluzione, nelle carenze educative o nella cultura vigente, scomparirebbe anche la fastidiosa implicazione che tu giustamente non condividi! 😉

  25. Purtroppo, caro Renzo, quello che è andato a puttane qui è Splinder: non riesco più a gestire i commenti, né a cancellare i doppioni, né a leggere quelli in sospeso (che vedo nella piattaforma di gestione, senza esser capace d’aprirli).

  26. @–>Renzo

    Io imposterei la sintesi in maniera diversa:

    1) esiste un diverso approccio alla sessualità da parte di maschi e femmine di homo sapiens;

    2) il meccanismo evolutivo fa sì che i maschi siano estremamente propensi all’accoppiamento casuale, mentre le femmine, di converso, vi sono particolarmente restie (del resto, se così non fosse, la popolazione umana starebbe già traboccando dai bordi del pianeta);

    3) l’impulso sessuale nel maschio è così potente, da rendere proficua ogni attività economica volta alla sua soddisfazione, senza scrupolo nei confronti di chi vi è coinvolto suo malgrado;

    4) la soluzione “sociale” del problema non passa certo attraverso il bieco proibizionismo, ispirato dalla morale cattolica, che – come al solito – reputa sufficiente un generico appello alla temperanza, per cancellare ipocritamente – come se non esistesse – una delle FONDAMENTALI questioni del genere umano (secondo me furti, rapine, truffe, omicidi, guerre, genocidi, deliri di onnipotenza, ecc., sono generati tutti dal primigenio ed incoscio desiderio del maschio di prevalere sugli altri maschi per affermare la propria predominanza sessuale e “impossessarsi” del maggior numero di femmine).

    Io mi fermo qui.

  27. Guarda che a “glissare” sei tu che apponi il timbro di archiviazione “romantico” senza entrare nel merito di ciò che ho detto. Evidentemente vedi solo l’aspetto materiale della questione: è proprio a questo livello che la questione non è risolvibile. Io ragiono da uomo non da organismo sessuato maschile…scusa, ma il “romantico” è l’ultima cosa che mi interessa nella vita. Hai mancato il bersaglio… capita.

    Simone

  28. Io invece ragiono da organismo sessuato maschile, perché non pretendo di essere nulla di più. Chiaramente, se uno pensa di essere “figlio di dio”, creato a sua immagine e somiglianza, destinato alla fine dei tempi a “sedersi alla destra del padre” e che tutto l’Universo (che spreco) sia stato messo in moto solo in sua funzione, evidentemente non potrà mai cogliere l’essenza di quello che dico.

  29. Certamente il sesso è una “faccenda del DNA”, ma la tua ambizione, lectorinfabula, di ragionare sul tema “organismo sessuato maschile” regge – presa da sola – esclusivamente nel dominio della ricerca scientifica che, come ben sappiamo, si muove molto a fatica nel dominio del pensiero (e non sto tirando in ballo il minestrone della psicologia).

    Con ciò intendo dire che l’approccio alla vita (e quindi al sesso, parte certamente importante) è determinato da fattori genetici ma, nell’animale uomo, anche da fattori educativi molto variabili.

    Barnard traccia una chimera educativa e l’idea non è barbina, in linea di principio; come dire (lui parte dagli adulti, ma ampliamo meglio il progetto): se sin da piccoli insegnassimo ai bambini a vivere un certo tipo di sessualità, il gioco è fatto. E’ chiarissimo: la storia porta innumerevoli esempi (ovviamente, non solo in campo sessuale). Purtroppo Barnard omette l’aspetto sentimentale che pesa in modo determinante; sappiamo che il maschio umano ama la femmina in modo diverso da come questa ami lui e con “ama” intendo la trama psicologica del sentimento.

    Non solo. L’innamoramento, la cotta, il colpo di fulmine, quell’energia primaria che spinge la donna a desiderare l’accoppiamento, ha una dominante mentale, mentre lo stesso impulso, per un maschio, ha una dominante fisica e, per complicare le cose, non di rado sono cronologicamente sfasate. Queste due diverse dominanti non incidono solo nella fase iniziale dell’accoppiamento, ma conservano uno strascico importantissimo anche nella vita di coppia, a seguire. L’esempio principe è la moglie che fa sesso con il marito se si sente serenamente libera di muoversi mentalmente nelle proprie fantasie, mentre il marito fa buon sesso con la moglie se qualcosa di fisico – di lei o con lei – lo appaga; inversamente, la donna perde la libido per fattori che per l’uomo hanno poca importanza, e viceversa.

    Sfortunatamente il discorso è vasto e devo arrivare a una veloce conclusione.

    Allora, io direi di soffermarci sui due grandi settori da considerare, nella specie umana: il corpo e la mente. Se ti riferisci solo alla prima caratteristica escludi, secondo me, la vera ragione del “problema sesso”, cioè, la parte mentale che abbraccia la psicologia (e non entriamo in questo campo, per piacere), la filosofia e l’educazione.

    Escludendo di poter modificare geneticamente uomo e/o donna in modo da eliminare i problemi legati al sesso, escludendo di poter trovare soluzioni generali in campo psicologico, ed escludendo di benedire in tempi relativamente brevi la manna di una scuola (sin dall’asilo) che sappia davvero affrontare e risolvere il problema con un’adeguata, intelligente e adulta educazione, direi che non rimangano – al momento – altro che due strade percorribili: la prima è lo status quo (con eventuali, poche varianti); la seconda è che la filosofia ci soccorra producendo conseguenti pratiche che riequilibrino questo eterno intoppo, tramite strategie certamente non semplici, ma comunque molto interessanti. Ribadisco che quest’ultimo percorso è lungo e non semplice, ma diamo uno sguardo velocissimo al maschio che,tipicamente, non ha problemi: intelligente, gentile, forte, sensibile, ascoltatore, deciso, sicuro di sé, magari anche bello, ma comunque affascinante, ecc. ecc. L’ho fatta breve, ma la conosciamo, no? Qualcuno c’è. Ma sappiamo che il discorso, quando non sia limitato al “portarsi a letto la tipa” ma, anzi, di non soffrire in seguito tutti i disturbi di lunghe relazioni malate (ben più tremende di rimanere soletti) è legato a una relazione di coppia che pretende una solidità, una “bontà”, praticamente tutta mentale.

    Credo che simpal si proponga come portavoce di una strategia filosofica (lasciamo perdere se a matrice religiosa) che sappia dare una risposta nella direzione dell’equilibrio di una coppia che capisca bene che la sessualità potrebbe, da problema, diventare una figata (si può dire?) quando affrontata con opportune strategie.

    D’altronde, se vogliamo risolvere un problema – tu lo hai ben detto – dobbiamo indagare le cause ma, aggiungo, anche analizzare poi le varie possibili soluzioni.

    Il Carnefice

  30. Infatti, il tuo intervento è estremamente positivo in questo senso, perché ci offri un ampio ventaglio d’ipotesi che configurano ciascuna un ben preciso campo d’indagine.

    Il senso di quello che volevo dire io è che, a parte queste sovrastrutture, la riproduzione è un fatto naturale e i suoi meccanismi non possono essere repressi fingendo che non esistano. Credo, comunque, che il tuo discorso, a differenza di quello di Simpal, aggiunga anziché togliere qualcosa al mio.

  31. Sì, lectorinfabula, la riproduzione è un fatto naturale, ma il sesso fra umani non è una realtà semplice e istintiva, questo è il cardine di tutta la vicenda.

    Per semplificare, due animali si accoppiano se “si piacciono” da subito, diciamo così; ma due umani si accoppiano anche se per un lungo tempo – dal loro primo incontro – non si piacciono.

    Ho fatto questo esempio molto semplice per definire ancora una volta che non sono soltanto gli impulsi “fisici” a governare tutta la faccenda. Facci caso, tu dici “…i suoi meccanismi non possono essere repressi fingendo che non esistano…” ma questa è proprio la dimostrazione che il sesso SI PENSA, pertanto, ancora e sempre nel dominio dell’educazione, della filosofia e della psicologia: repressione e finzione son cose mentali e, ammesso che abbiano origine soltanto nella mente femminile, che si fa? Clava in testa e tiro per la chioma?

    Credo sia importante guardare in faccia anche un’altra origine molto potente di questo problema: la prole. Mentre per gli animali è un fatto relativamente semplice, per gli umani la prole è sentita come l’amore più grande che esista, quindi, la famiglia trasporta questo pensiero non solo di mera protezione, ma anche di aspettativa, di speranza, di costruzione OLTRE lo svezzamento, riguardo i possibili nipoti. Il risultato è che la paura di una famiglia – con prole – instabile, conduce al rifiuto ENORME di avere in casa una figlia “ragazza madre” o un figlio “padre irresponsabile” (*). Questo atteggiamento genera prudenze che non di rado superano la soglia della paranoia relegando la figlia in camera, presidiata e controllata a vista. Per un ragazzo non esiste questo atteggiamento, perché il maschio è molto meno coinvolto della femmina: è LEI MADRE, è lei che genera fisicamente e sente crescere amore prima della nascita, è lei che allatta, che è carne della carne, che anche solo un aborto la mette in crisi, che ha un dolore immensamente più grande del maschio se il bambino ti nasce morto, fra i due chi ama incondizionatamente il figlio anche se nato difettoso è lei.

    Lui è solo padre (l’ho tirata giù secca, ma ci siamo capiti).

    Chiaramente – e questo dimostra anche le varie diversità negli atteggiamenti verso il sesso – a parte le realtà oggettive e costanti sopra citate, esiste l’educazione che può portare (sempre per semplificare) a esempi di famiglie in crisi perché lui “siculo” e lei “finlandese”…

    Ecco che, anche in seguito a questa – pur misera e veloce – analisi, la “strategia filosofica” appare la migliore. Non fosse altro perché si muove nello stesso campo mentale ove il sesso vive, negli esseri umani.

    (*) Immaginiamo una femmina sterile. Avrebbe un’inibizione relativa solo alla propria morale (sempre per semplificare) non già anche per la paura di rimanere incinta (pensiero straordinariamente complesso e fortemente sentito soprattutto nelle femmine italiane).

    Il Carnefice

  32. Stai andando oltre. Cominciamo intanto a renderci conto della chimica di base; il resto, sono sovrastrutture; importanti, ma sempre sovrastrutture ….

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