IL CANE DI DIO

Il cane di Dio
Diego Marani
Bompiani 2012, pp. 176, 16 euro
ISBN 9788845270369

Pensate a una società in cui bisogna pagare regolarmente la tassa di ateismo. Una società in cui la legge vieta definitivamente le teorie darwiniste e in cui il darwinismo, come la blasfemia, è un reato. In cui i parenti dei malati che non si presentano a pregare per celebrare la “Lode mattutina” devono pagare una penale. In cui la terapia somministrata ai malati terminali è la “terapia della preghiera”. In cui, quando un malato cerca di ricorrere all’eutanasia, vengono puniti i familiari con multe, esproprio di beni e perdita dei diritti civili. In cui i parenti dei ricoverati che non vanno a messa regolarmente, registrando l’entrata al tornello, perdono il sussidio per le cure e devono pagare di tasca propria l’ospedale. In cui la pena per l’aborto è di 10 anni di carcere e alle frontiere bisogna esibire un’ecografia per dimostrare che non si va all’estero per abortire.

Questa è l’ambientazione in cui si svolge l’ultimo romanzo di Diego Marani. Un’Italia conquistata dalla Chiesa cattolica che l’ha trasformata in una teocrazia e in cui il Papa governa un feroce stato inquisitoriale e dove gli agenti della polizia pontificia si scatenano alla ricerca di “criminali” come le persone che chiedono di non morire nella sofferenza o come le donne che non desiderano figli nati da uno stupro.

Ma la fantasia non è poi così slegata dalla realtà: la rivolta di tanti cattolici contro le leggi atee della Repubblica italiana che porteranno alla proclamazione dello stato di emergenza e al Nuovo Concordato era partito nel momento in cui il parlamento aveva respinto la proposta di legge che in osservanza del (reale e non romanzesco) numero 2354 del Catechismo della Chiesa cattolica avrebbe fatto diventare reato le offese alla castità, come l’omosessualità, la masturbazione e la fornicazione. E questa rivolta era partita dal principio 2242 dello stesso Catechismo, redatto (ancora una volta: realmente!) nel 2005 da Benedetto XVI che recita: Il cittadino è obbligato in coscienza a non seguire le prescrizioni delle autorità civili quando tali precetti sono contrari alle esigenze dell’ordine morale, ai diritti fondamentali delle persone o agli insegnamenti del Vangelo. Il rifiuto d’obbedienza alle autorità civili, quando le loro richieste contrastano con quelle della retta coscienza, trova la sua giustificazione nella distinzione tra il servizio di Dio e il servizio della comunità politica

E particolarmente intriganti sono le considerazioni del protagonista del romanzo, che nel suo diario espone progetti ed idee che auspicano una politica ecclesiastica ancora più aggressiva, che passa ad esempio per un’alleanza o addirittura una fusione con l’islam (Nessuno meglio dei musulmani è stato capace di dissimulare la ragione dentro la fede) e con l’ebraismo. O per azioni di boicottaggio delle ricerche scientifiche, allo scopo di gettare discredito sulla ricerca e farle così perdere la fiducia della gente. Cosa questa non così difficile in una società come la nostra in cui la scienza viene spesso accusata di nefandezze piuttosto che giudicata per i risultati ottenuti. E leggendo ci si chiede fino a che punto stiamo seguendo la fantasia di un romanziere o se invece, come spesso capita, la realtà non sia destinata a superare l’immaginazione.

Un romanzo, “Il cane di Dio”, che forse non susciterà le isteriche reazioni cattoliche generate dal “Codice Da Vinci” di Dan Brown, ma che potrebbe mettere un po’ di agitazione in coloro che vedranno romanzescamente “realizzato” e concretizzato il sogno di una società italiana guidata e governata da una teocrazia. Un romanzo di fantasia ma in cui i riferimenti con la realtà attuale e con una realtà potenziale sanno rendere ancora più odiosa di quanto già non sia la infiltrante e pervasiva influenza che la Chiesa cattolica impone ai governi italiani di tutti i colori.

Un romanzo da leggere come un giallo fantasy, quale in effetti è, ma in cui la fantasia è così realistica da suscitare un sorriso amaro e preoccupato per gli scenari, dopo tutto non così immaginari, che si delineano.

Poiché nel sottotitolo si parla de “La prima avventura di Domingo Salazar detective al servizio di Dio” si può sperare nel successo del romanzo e in un suo seguito.

Massimo Albertin (FONTE UAAR)

 giugno 2012

Pubblicato da hannibalector

"Nessuno è il mio nome: Nessuno mi chiamano mia madre e mio padre e tutti gli altri compagni"

7 Risposte a “IL CANE DI DIO”

  1. Grazie soprattutto a Massimo Albertin della UAAR per la recensione. Il libro dev’essere molto interessante; l’idea è senz’altro originale e provocatoria.
    Un abbraccio anche a te. Alla prossima.

  2. Sembra molto bello, l’hai già letto?
    Ho la sensazione che il romanzo descriva la realtà che dovremo affrontare tra qualche anno se la gente non comincia a mandare affanculo Chiesa & Co.

    Un saluto.

  3. No, ancora no. Infatti, sembra assai interessante. Stamattina sono stato in libreria, stavo per chiederlo, ma al banco era pieno di mammine con relativa prole. Abito in un paesotto del Veneto, dove la maggior parte della gente va ancora dal prete a chiedere se quando si pulisce il culo deve tenere su le mutande per non commettere peccato. Pensa alla scena: “Scusi, ha per caso “Il cane di Dio”? Sto già aspettando con ansia il seguito: “La puttana della Madonna”. 😀
    Un abbraccione anche a te.

  4. In effetti con quel titolo, dubito che il libro possa diventare un best seller, almeno in Italia!
    La trilogia potrebbe terminare con “Lo Stronzo Spirito Santo”.

    Un abbraccio.

  5. @–>Gigi
    Sono d’accordo. Un titolo meno diretto avrebbe potuto rivelarsi assai più attrattivo per il grande pubblico, con l’effetto implicito di riuscire a diffondere meglio il messaggio dell’autore. Un grossolano errore di marketing.

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