EUREKA

prione

Credo d’avere un’ipotesi plausibile su come operi il meccanismo di sviluppo dell’intelligenza negli esseri viventi. [1]

Potrebbe ragionevolmente trattarsi d’un funzionamento alquanto elementare del tipo premio-castigo.

Un’unità biologica di base potrebbe essere tale in quanto capace di distinguere [2]  tra ciò che le procura danno e quello che invece le crea vantaggio, calibrando il proprio comportamento di conseguenza. L’immagazzinamento mnemonico dell’informazione ottenuta, unitamente a quella d’elaborazione della medesima (operazioni queste, oggi riproducibili artificialmente) portano poi ai vari e più complessi gradi d’intelligenza (da intelligere) che si sono evoluti nel corso delle ere geologiche.   

La ricerca (ad es. in campo informatico) dovrebbe concentrarsi sulla possibilità di ricreare tale capacità. Molto interessante sarebbe comprendere se la biomassa generi endogenamente simile proprietà (ammesso che la mia ipotesi sia plausibile) o si limiti ad essere un mero ricettore di qualcosa d’esogeno (un po’ come la radio per le onde sonore). Nulla esclude, infatti, che una "particella" dotata di simile proprietà di "discernimento" tra ciò che le provoca vantaggio e ciò che le crea danno, esista al di fuori della biomassa stessa e che quest’ultima si limiti solo a "catalizzarla". In tal caso avrebbe senso parlare di "anima", anche se in maniera del tutto diversa rispetto a quella comunemente elaborata dalle religioni che fanno uso di questo concetto.

"Anima" e "dio" diverrebbero con ciò unità misurabili.

Portata a ulteriori sviluppi e in un ambito che più mi si addice, una simile prospettiva consente di spiegare pure le religioni e fornire nuovi  presupposti alle discipline sociali.

 [1] Ignoro se un’idea simile sia già venuta a qualcun altro.

 [2] "Distinguere" in questo caso va inteso solo in un’accezione estremamente riduttiva di "propendere" o "evitare", come quando ci troviamo di fronte a un bivio e scegliamo il percorso in relazione a una destinazione molto semplice.

14 Risposte a “EUREKA”

  1. Ciao, bentornato!

    In realtà, la ricerca informatica sui sistemi adattivi e sull’AI da anni si concentra su questo meccanismo. Oserei dire che tutti i sistemi “a feedback” funzionano più o meno in questo modo!

    Come esempio di applicazione: in informatica, le Reti Neurali sono astrazioni matematiche che sono in grado di riconoscere dei pattern di dati (immagini, suoni, odori e quant’altro). Inizialmente vanno “addestrate” presentando una serie di pattern estratti a caso da un insieme prestabilito. Se la rete risponde correttamente viene “premiata” altrimenti viene punita (ovvero si applica una funziona di modifica dei parametri in un senso o nell’altro). Questo approccio si chiama “Reinforced Learning”. Alla fine, se tutto è fatto per bene, la rete converge ed è effettivamente in grado di riconoscere dei pattern, minimizzando l’errore.

    Ora, passare da questo a “anima” e “dio” è un passo un po’ lungo… ma forse la direzione è giusta!

  2. @–>Gala, Isvari, Knulp

    Ciao ragazzi: riemergo, dopo una lunga apnea di lavoro. Vi ringrazio per l’accoglienza e ricambio di cuore i vostri saluti.

    @–>Knulp

    Avevo la chiave per un approccio completamente differente ai (miei) problemi giuridico-sociologici così a portata di mano e non lo sapevo!

    Potresti spiegarmi in maniera semplificata come sia possibile “gratificare” o “punire” una macchina? Secondo il mio modestissimo punto di vista, la chiave è tutta lì: se un simile meccanismo è effettivamente riproducibile, significa che può anche derivare da generazione spontanea. Se sull’argomento hai qualche pubblicazione (divulgativa) da segnalarmi, te ne sarei grato.

  3. Sono stato impreciso: il termine è in effetti “reinforcement learning”, qui il termine su wikipedia. Pubblicazioni più divulgative ora non me ne vengono in mente, dammi un po di tempo e ci penso, magari ti mando i riferimenti per e-mail.

    Non vorrei però tu rimanessi deluso: non c’è niente di metafisico qui, sono solo funzioni matematiche! (sono rimasto deluso anch’io quando parecchi anni fa mi avvicinai all’intelligenza artificiale…)

  4. Nessuna metafisica. Non riesco però a immaginarmi come si possa tradurre in algoritmo una funzione logica del tipo guadagno-perdo. Un problema analogo è ben noto in microeconomia e riguarda le curve di ofelimità del Pareto, con le quali s’è cercato di tradurre in termini formali il concetto di “soddisfazione” del consumatore, rinunciando tuttavia a indici di tipo cardinale e optando per una classificazione ordinale della c.d. indifferenza.

  5. P.S. Non il semplice “guadagno-perdo”, ovviamente; bensì il fatto che “devo” guadagnare e “non devo” perdere, cioé lo stimolo alla ricerca del “guadagno” come accumulo di beneficio, cioé come bene in sè. Nel link che mi hai cortesemente segnalato ho visto che il concetto di “reinforcement learning” si innesta nella “teoria dei giochi” costituendone un particolare e specifico sviluppo. Orbene, ciò a cui faccio riferimento dovrebbe essere pregiudiziale rispetto ai meccanismi ivi analizzati.

  6. ciao, sono super impegnato ultimanente. Magari faccio un post un po’ più lungo ed esaustivo sui meccanismi di cui ti dicevo nei prossimi giorni.

    I meccanismi di cui sopra semplicemente modellano il comportamento che un organismo avrebbe rispetto a un “premio” o a un “castigo”. In altre parole, non si interessano del “perché” un essere o una macchina tenda a reagire positivamente a un premio e negativamente a un castigo, ma si limitano a modellare matematicamente e a simulare su un computer tali comportamenti.

    Se sei alla ricerca del “perché” cioé dello scopo ultimo, in realtà credo che tu stia ragionando di “metafisica” !

    Io, da buon materialista/relativista credo che lo scopo ultimo sia dettato dalla sopravvivenza dell’individuo e della specie. Ciò, anche qui c’è lo zampino di Darwin. In altre parole, l’individuo risponde positivamente al “premio” perché tale comportamento lo aiuta a sopravvivere (o ad avvantaggiarsi rispetto ai “competitor” che invece non reagiscono al premio).

    Ma magari ci torniamo su tra un po’ di tempo.

  7. Ciao Knulp.

    No, in questo frangente non è il “perché” l’oggetto della mia attenzione, bensì il “come”. Non riesco proprio a immaginarmi un algoritmo che contenga l’istruzione di fare una scelta piuttosto che un’altra sulla base di un criterio oggettivo.

    Sono d’accordo di ritornare sull’argomento quando saremo entrambi meno presi dal quotidiano.

    Alla prossima.

  8. OH Lector!! ti ritrovo..

    beato tra le donne! :-)))

    mumble.. ma io questo post me lo devo leggere e rileggere e rileggere con calma… (chissà quanto “misura” la mia anima.. scherzo!)..

    Finalmente sono passata a trovarti: starò via per un bel pò, tempo di vacanze, di riposo, di campo estivo in montagna (rigorosamente in tenda!) con i bambini.. immersi nella natura, non vedo l’ora!!

    E tu qualche giorno di meritato riposo potrai permettertelo??

    Spero tanto di si!!!!

    è vero che il lavoro nobilita l’uomo però… vogliamo lasciar spazio

    anche alla nostra dimensione contemplativa? Che l’anima si nutre di questo! ^_^

    no? ^_^

    Allora Lector ti lascio un quadro di “natura estiva” con un pensiero di Bernanos, proprio lo scrittore cattolico al quale tu mi hai fatto riavvicinare!!!

    è merito tuo…

    ^_^

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    Un grandissimo abbraccio

    con enorme affetto!!!

    ^_^

  9. @–>Brezza

    Ciao, piccola. Anch’io adoro la montagna, i suoi silenzi, le sue solitudini, il suo cielo, i suoi panorami mozzafiato. Tra l’altro, non vivo molto lontano dalle magnifiche Dolomiti (un’oretta di macchina). Chissà che non capiti d’incontrarci lì … un bacio 🙂

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