ECONOMY FOR DUMMIES

vasectomia
Stamane trovo per strada una vecchia amica, titolare d'un negozietto d'articoli da regalo.
"Come va?", le chiedo. "Come vuoi che vada? Un disastro.", mi replica abbacchiata.
"Già. La gente non compra. Eppoi, i tuoi prodotti sono proprio quelli a cui si rinuncia per primi, quando non ci son soldi."
"Non solo i miei. Anche chi vende scarpe, accessori, abbigliamento. Siamo tutti messi male". "Chiaro. Le scarpe e il cappotto possono essere quelli dello scorso anno, ma di mangiare non si può proprio fare  a meno."
"In bocca la lupo!" "Crepi". "Ciao". "Ciao".
L'impiegato e l'operaio non spendono, il negoziante non vende, le fabbriche devono ridurre la produzione e licenziare i dipendenti. S'innesta un circolo nefasto dal quale diventa quasi impossibile uscire.
E' vero, ci sta della gente che la crisi non l'avverte per nulla, tipo quelli che guadagnano cifre a sei zeri. Ma anche questi fortunati individui possono spendere fino a un certo punto: non ce la fanno ad ingozzarsi più di tanto, pure  se pasteggiassero ad aragosta e caviale tre volte al dì;  non riescono a comprare oltre un certo numero di abiti, mica si cambiano ogni cinque minuti; per quanto amino i motori e la bella vita, più di tante auto, barche, caravan, non acquistano, neppure con la più buona volontà. Potrebbero comunque ravvivare l'economia se investissero il loro sovrappiù in nuove iniziative produttive, ma chi è che rischia  in un clima generale di recessione, come quello che oggi si respira?
L'unica maniera per reagire alla crisi in atto sarebbe redistribuire i redditi, di modo che un numero più elevato di persone fosse in grado di soddisfare senza sacrifici le proprie necessità primarie e magari si sentisse maggiormente incentivato a spendere qualcosina nel superfluo. L'aumento della domanda favorirebbe la ripresa degli investimenti da parte di chi i soldi ce li ha, perché si potrebbero intravvedere nuove opportunità di profitto. Di converso, dovrebbero essere prese delle misure idonee a sfavorire le rendite improduttive, la concentrazione di ricchezza in poche mani e il mantenimento di capitale statico, vere dannazioni per qualsiasi sistema economico.
La leva giusta per fare tutto ciò sarebbe quella fiscale, solo che bisogna saperla usare in modo appropriato e l'esperienza insegna quanto questo risulti  difficile in un paese come il nostro, sempre in bilico tra incompetenza e malafede.
Viste le premesse, forse è il caso di prepararci tutti a un inevitabile medioevo prossimo venturo.
 

 
  

3 Risposte a “ECONOMY FOR DUMMIES”

  1. Finalmente si è dimesso!!! Mettiamo tutti un TRICOLORE sul nostro BLOG. Sarà il segno del nostro attaccamento per la Costituzione, che ha resistito al più violento attacco mai subito da quando i nostro Padri ce l'hanno affidata. Viva l'Italia! Viva la Democrazia!

  2. @—>Filopaolo
    Il discorso generale è senz'altro condivisibile, tuttavia presenta molte ingenuità e troppe semplificazioni.
    Ritengo che arriverà presto il momento in cui dovremo scrutare nuovi orizzonti rispetto a quello di "crescita infinita" sinora prospettatoci univocamente dal sistema economico capitalistico, nell'interesse funzionale del mondo finanziario.
    Saluti anche a te.

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