DEDICATO A TUTTI I COGLIONI DI QUESTO MONDO PERCHE' LORO E' IL REGNO DEI CIELI

tafazziO Signor, per cortesia

(testo originale)
O Signor, per cortesia,
manname la malsania.

A me la fevre quartana,
la continua e la terzana,
la doppia cotidiana
co la granne etropesia.

A me venga mal de denti,
mal de capo e mal de ventre,
a lo stomaco dolor pognenti,
e 'n canna la squinanzia.

Mal degli occhi e doglia de fianco
E l'apostema dal canto manco;
tiseco me ionga an alco
e d'onne tempo la fernosia.

Aia 'l fecato rescaldato,
milza grossa, el ventre enfiato,
lo polmone sia piagato
con gran tossa e parlasia.

A me vegna le fistelle
con migliaia de carvoncigli,
e li granchi siano quilli
che tutto repien ne sia.

A me vegna la podagra,
mal de ciglio sì m'agrava;
la disenteria sia piaga
e le morroite a me e dia.

A me vegna el mal de l'asmo,
iongasece quel del pasmo,
como al can me venga el rasmo
ed en bocca la grancia.

A me lo morbo caduco
de cadere en acqua e 'n fuoco,
e ià mai non trovi luoco
che io affritto non ce sia.

A me venga cechetate,
mutezza e sordetate,
la miseria e povertate,
e d'onne tempo en trapparia.

Tanto sia il fetor fetente,
che non sia null'om vivente
che non fugga da me dolente
posto 'n tanta enfermeria.

En terrebele fossato,
ca Riguerci è nomenato,
loco sia abandonato
da omne bona compagnia.

Gelo, granden, tempestate,
fulgur, troni, oscuritate,
e non sia nulla avversitate
che me non aia en sua bailia.

La demonia enfernali
sì me sian dati a ministrali,
che m'essercitin li mali
c'aio guadagnati a mia follia.

Enfin del mondo a la finita
sì me duri questa vita,
e poi, a la scivirita,
dura morte me se dia.

Aleggome en sepoltura
un ventre de lupo en voratura,
e l'arliquie en cacatura
en espineta e rograria.

Li miracul' po' la morte:
chi ce viene aia le scorte
e le vessazione forte
con terrebel fantasia.

Onn'om che m'ode mentovare
sì se deia stupefare
e co la croce signare,
che rio scuntro no i sia en via.

Signor mio, non è vendetta
Tutta la pena c'ho ditta:
chè me creasti en tua diletta
e io t'ho morto villania.

(Jacopone da Todi)

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