Nel 2014 fu lo stesso papa Francesco a stabilire che “in considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza. Gli è inoltre prescritto di sottostare ad alcune restrizioni, la cui inosservanza comporterà la dimissione dallo stato clericale. Don Mauro non potrà celebrare e concelebrare in pubblico l’Eucaristia e gli altri sacramenti, né predicare, ma solo celebrare l’Eucaristia privatamente. Non potrà svolgere accompagnamento spirituale nei confronti dei minori o altre attività pastorali, ricreative o culturali che li coinvolgano”. Ma la giustizia italiana non si era ancora mossa. Lo fece dopo un esposto alla procura del deputato di Sinistra Italiana Franco Bordo, andato avanti nonostante l’ostruzionismo del Vaticano.
Uno si potrebbe domandare: ma perché non lo riducono allo stato laicale? Questione di stipendio. E chi paga lo stipendio?
E’ tipico delle sette fare muro attorno ai propri accoliti per poi lavare i panni sporchi in casa. Credo che in quella casa vi siano talmente tanti panni sporchi, che nessuno possa impunemente scagliare la prima pietra senza il timore di venire lapidato a sua volta.