8 Risposte a “CHE AMANO I BAMBINI”

  1. 100 in 10 anni ossia 10 all’anno per un totale dello 0.03% del numero dei preti, mentre nell’intera popolazione italiana sono lo 0,1%. Vale a dire che i preti pedofileggiano circa tre volte meno dei non preti – e infatti avvengono in famiglia il 60% degli aburi sessuali sui bambini.
    Sparare un unico numero senza metterlo a confronto con gli altri è disinformazione bella e buona.

  2. Il conteggio corretto si fa rapportando il numero di preti pedofili sul totale dei preti e poi il totale dei preti sul totale della popolazione. Solo così i due valori (preti pedofili e pedofili non-preti) possono venir confrontati. Non si deve dimenticare, poi, che questi casi sono quelli denunciati e appurati, a fronte d’una casistica reale assai più estesa. Inoltre, lei non è maschio né presumo abbia mai frequentato assiduamente parrocchie e oratori e neppure collegi maschili retti da religiosi. Dunque non ha mai potuto avere una percezione diretta del fenomeno.
    Infine, se si tiene conto dell’atteggiamento dei vertici ecclesiastici nei confronti del problema (che esiste ed è reale) nonché dell’affidamento che le famiglie cattoliche fanno su parrocchie, oratori e istituti religiosi per la sicurezza e l’educazione dei propri figli, si tratta innanzitutto d’una questione di violazione della pubblica fede, al pari delle azioni della Parmalat o della banca del padre della Boschi.

    1. – I conteggi li ho fatti, e i preti sono minoranza tra i pedofili da tutti i punti di vista.
      – I casi denunciati e appurati sono minoranza in tutti gli ambienti, ma molto più minoranza sono quelli avvenuti in famiglia, che sono la stragrande maggioranza dei casi di pedofilia.
      – Il discorso fiducia vale anche per istruttori sportivi, boy scout e affini, dove i pedofili sono legione, considerando che molti si dedicano a questa attività proprio perché consente loro di entrare in contatto con bambini e ragazzini che si rapportano a loro con fiducia. E TUTTE queste associazioni fanno quadrato intorno ad eventuali accusati dei loro ranghi.
      – Le vittime della pedofilia sono sia bambini che bambine, quindi il fatto che io non sia maschio è del tutto ininfluente. Personalmente da bambina ho subito una mezza dozzina di casi di molestie e un tentativo di stupro; nessuno degli autori era prete.

      Difendere la chiesa è l’ultima cosa che mai mi sarebbe passato per la testa di fare, ma quando vedo un accanimento unidirezionale praticamente identico a quello di chi chiude gli occhi di fronte alle carneficine siriane e strilla come un’oca spennata quando Israele fa fuori un paio di terroristi, non posso davvero stare zitta.

      1. Parli, anzi scriva. Nessuno glielo impedisce. Il giudizio a chi legge (da queste parti, pochi in verità).
        Statisticamente ai preti non piacciono le bambine. Forse perché strillano più dei maschietti.
        “Il discorso fiducia vale anche per istruttori sportivi, boy scout e affini, dove i pedofili sono legione”. Le ricordo che la principale associazione scoutistica italiana è l’AGESCI (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani). Le altre tipologie non si configurano in un’organizzazione monolitica e pretenziosa che si atteggia quale depositaria del “bene” istituzionalizzato (non credo che la FIFA rivendichi questo ruolo). Per inciso, personalmente non sono mai stato oggetto di molestie da parte di coach, insegnanti o altre figure “laiche”. Mentre sicuramente lo sono stato, io come altri, da parte del cappellano della nostra parrocchia (trasferito) e del salesiano di riferimento dell’oratorio Don Bosco (trasferito). Per carità, erano anche loro uomini come tanti altri. Evidentemente, la possibilità di contatto relativamente indisturbato con minori attira i pedofili tra le fila del clero più che da altre parti.
        Poiché facevo parte del consiglio di amministrazione di un’associazione rugbistica educativa, le assicuro che i controlli (obbligatori) sulla serietà degli allenatori e degli altri soggetti più a contatto con i giovani, sono molto severi e molto sentiti. Mentre la Chiesa, nei secoli, ha sempre dimostrato troppa tolleranza e indulgenza nei riguardi di questa specifica categoria di pervertiti sessuali. Ovviamente, non si può pensare di perseverare nel manipolare la cacca all’infinito senza sporcarsi le mani.
        L’accanimento unidirezionale è il filo conduttore di questo blog, come nel suo quello della difesa della causa israeliana e per altri ancora il Topo o il Sig. Train. Se le dà fastidio, navighi altrove. Non per cacciarla, ma solo per informarla che il leitmotiv rimarrà invariato, almeno fin quando non me ne stuferò.

  3. I dati citati non sono affidabili, prima di tutto in quanto non si riferiscono a condanne definitive. Inoltre, nel caso dei preti si hanno i dati sugli individui, mentre per la popolazione globale si ha un dato sugli “episodi”: è evidente che a uno stesso individuo possono farsi risalire più “episodi”. Inoltre, mentre nel caso dei preti si hanno sia dati giudiziari che quelli di Mons.Crociata, per gli altri la fonte è la Onlus «La Caramella buona» http://www.cinquantamila.it/storyTellerArticolo.php?storyId=56d5564c27190
    Ma la ragione principale dell’inaffidabilità è che non conosciamo il rapporto fra casi reali e casi denunciati, e come esso vari nei diversi casi.
    Personalmente, mi lascia freddo la contrapposizione tra i casi di abusi dei preti a quelli di abusi in famiglia. Che significa, in concreto? Che non bisogna generalizzare? Faccio presente che la stragrande maggioranza delle persone muore in un letto. E’ dunque prudente dormire in poltrona?

      1. Forse l’analogia del morire nel letto non risulta del tutto chiara. Intendevo dire che i rapporti di causa-effetto sono diversi dalla concomitanza. Essere molestati in famiglia è possibile, ma la grande maggioranza dei bambini vive in una famiglia, e non si può sconsigliare questa usanza solo perché càpitano genitori senza scrupoli. Invece, mandare i bambini all’oratorio è una scelta, secondo me sconsigliabile. Sto generalizzando? Può darsi, ma sto anche applicando un principio di precauzione che non mi pare campato in aria. Ricordo anche, ma sono certo che non ce n’è bisogno, che noi viviamo generalizzando, e praticamente ogni nostra valutazione/giudizio è una generalizzazione. Se dico che andare in moto è pericoloso, qualcuno può invitarmi a non generalizzare, perché ci sono motociclisti prudenti che in 50 anni non hanno mai avuto incidenti. Io però comprendo chi lo sconsiglia ai figli.

        1. Ora ho compreso senza timore di fraintendimento e posso affermare a pieno titolo di essere perfettamente d’accordo con lei.

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