BERLICCHE

eretici

(Il disegno di cui si parla in alcuni commenti è questo, sostituito dall’attuale)

Stimolato da un post di Malvino, ho avuto la ventura o, piuttosto, la sventura d’incappare nel blog di Berlicche. Ringrazio qualsiasi dio sia stato preposto a tale scopo [1], di non esser nato pagano subito dopo l’avvento di Costantino [2], perché questa esperienza mi ha reso edotto di quanta violenza – a volte esplicita, più spesso celata sotto falsa bonarietà –  siano capaci alcuni sedicenti cristiani. Mi chiedo cosa abbiano da condividere [3] con tali soggetti persone colte, pacate, intelligenti e soprattutto dotate d’un sano senso dell’umorismo, come l’amico Psicovirginio.

Almeno noi atei siamo delle isole, gli uni rispetto agli altri e, se non ci garba una compagnia che riteniamo sgradita, non abbiamo vincoli che ci costringano a convivenze forzate per dovere di appartenenza.

[1] Cioé allo scopo di farsi ringraziare da me.

[2] Fatta salva la parentesi di Giuliano l’Apostata.

[3] Lato sensu

PRECISAZIONE:

Questo post è stato linkato automaticamente da Splinder sul blog di Berlicche. Non è stata un’azione volontaria e non è assolutamente mia intenzione dar inizio a una sequela di polemiche.

Spero di venir ignorato da eventuali detrattori e, in ogni caso, contrariamente al mio solito atteggiamento, mi riservo di non rispondere al singolo commento, se il tono dell’intervento risultasse offensivo o espresso per pura ripicca, ma privo di qualsivoglia spessore degno di nota. 

23 Risposte a “BERLICCHE”

  1. Ma Berlic non è fanatico, per niente.

    È solo che non si rende conto dei limiti della capacità analitica, e a volte porta le cose su piani sbagliati… 🙂

    Facendolo con buone intenzioni, viene però costantemente frainteso se si vede la fede come una questione “ideologica”.

    Io ad esempio ci “litigo” sempre… (a modo mio, naturalmente) 🙂

  2. Che io sappia l’ateismo in URSS, Cina, albania, paesi comunisti del sud est asiatici ha fatto molte più vittime di tutte le religioni di tutti i tempi. Inoltre un anno di terrore giacobino ha fatto più vittime di 4 secoli di inquisizione spagnola. Questi sono dati di fatto. La presunta “tolleranza atea” è più teorica che pratica.

  3. @–>Piccic

    Grazie per la precisazione; forse, riflettendoci a mente più fredda, è proprio come dici tu. Sono sempre pronto a ritrattare, se m’accorgo d’aver preso un granchio. 🙂

    @–>Ago86

    I morti ammazzati non sono come mercanzie, da paragonarsi usando il piatto della bilancia.

    Non esiste una “tolleranza atea”, né credo sia mai esistita. Io non mi riconosco in alcun “movimento ateo”, perché il mio ateismo non è una scelta ideologica, ma una semplice riflessione personale sulla vita, le sue origini e la sua eventuale destinazione. Prima di aver optato per questa ipotesi (cioé l’improbabilità d’un principio e di una finalità nell’esistenza umana), ho cercato di vagliare attentamente la ragionevolezza delle proposte alternativamente offertemi dalle religioni.

  4. Violento? Omigosh! Non mi pare proprio di avere portato fascine per il rogo, nè di averle date in testa ad alcuno. Dov’è che sarei stato così tremendo? Quale frase, quale commento? Indicamela, e ne farò ammenda, mi vestirò di sacco e cospargerò il capo di cenere. Sei stato urtato da qualcuno degli altri commentatori? Mi dispiace, ma non li controllo, nè atei nè credenti nè così così. Figurati, non cancello neanche più i miei due troll istituzionali.

    Oltre ad un minimo di rispetto reciproco, una cosa ci tengo: che i problemi seri si affrontino seriamente, ovvero essere in grado di motivare quello che si dice. Poi, discutendo, magari ci si accalora; ma non è il fuoco dei roghi, è quello dell’argomento a cui si tiene veramente. A discussione finita, bastano una birra e una battuta a spegnerlo. Se si è tra persone ragionevoli ci si intende.

    PS: John Donne, in un famoso sermone, disse:

    Nessun uomo è un’isola, intero per se stesso. Ogni uomo è un pezzo del continente, una parte della terra. Se una zolla viene portata dall’onda del mare, l’Europa ne è diminuita, come se un promontorio fosse stato al suo posto, o una magione amica, o la tua stessa casa. Ogni morte di uomo mi diminuisce perché io partecipo dell’umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te.

    xPiccic: Oh, bè, nessuno è perfet…di cosa non mi renderei conto???? 😉

  5. @–>Berlicche

    che i problemi seri si affrontino seriamente, ovvero essere in grado di motivare quello che si dice

    Io ho motivato ciò che ho detto. Se poi l’interlocutore risulta impermeabile rispetto a quelli che sono i suoi “preconcetti” (in senso Kantiano), possiamo andare avanti a discutere per un anno e non caveremo comunque un ragno dal buco.

    Con riferimento alla prima parte del tuo intervento, accondiscendenza – anche se tacita – significa connivenza, soprattutto se si è il padrone di casa. Non esiste solo il peccato d’azione, ma anche quello d’omissione.

  6. @lectorinfabula: Hehee, Berlic is difficult… 😛

    Il disegno ha solo due difetti: 1) è brutto; 2) L’inquisitore non si sarebbe espresso in Apple Chancery. A parte questo, da un punto di vista satirico non mi pare granché offensivo: purtroppo la miseria umana produce spesso falsa carità, ma sono due aspetti distinti (l’eresia e la forma inquisitiva assunta in quei secoli).

    @Berlic: Ehi, se ne imparano sempre di nuove. Quando vidi “About a Boy” credevo che la frase fosse di Thomas Merton, invece Merton stesso cita Donne nel titolo del suo libro.

  7. @–>Piccic

    Sono pienamente d’accordo con te che il disegno è orribile. Cercando qualcosa di appropriato nel web, non ho trovato di meglio. Sotto il profilo del contenuto, è parimenti poco significativo perché riproduce un messaggio banale nella sua scontatezza.

    Ma, che vuoi, era gratis … (mia moglie dice che con l’età divento ogni giorno più avaro. Che dopo trent’anni, abbia finalmente ragione lei?)

  8. Rispondo qui a Velenia,# 50 sul post linkato di Berlicche, preannunciando che, se mai ci sarà una prossima volta su quel blog, avrò cura di corredare i miei interventi con un’adeguata scorta di disegnini esplicativi.

    Non ho mai detto che trovo giusto che le donne non si emancipino.

    Ho solo fatto:

    a) Una considerazione derivata dall’esperienza empirica, per la quale ho riscontrato in molte ragazze, al di là delle parole, una mancanza di reale volontà di emanciparsi, preferendo alla propria indipendenza una vita coniugale spesso poco appagante; ho incontrato tantissime ragazze giovani che, non avendo il “moroso” a 24/25 anni, erano disperatamente convinte di rimanere zitelle per il resto dei loro giorni; altre che vedono ancora il matrimonio come l’unica possibilità di uscire dalla casa avita.

    b) Una deduzione motivata dall’esperienza empirica di cui al punto precedente, che è quella riportata nel mio commento e, cioè, che molte donne rifiutano più o meno consapevolmente una vera e propria maturità, almeno sino a quando non vi siano costrette dalle circostanze.

    Voler attribuire alle mie parole significati differenti è come voler imputare al medico di compiacersi nell’aver diagnosticato l’epatite al proprio paziente.

    Posso senz’altro aver sbagliato diagnosi, ma non ho mai detto che ritengo auspicabili i comportamenti che ho tentato d’illustrare.

  9. Come Velenia, trovi dei semplici caduti nella trappola della Fede, e che convinti delle loro idiozie cercano altri come loro, e tu li abbandoni senza aiutarli a venirne fuori?

    Il Fatto è che dopo anni di educazione e scuola italiana, gli idioti sono tanti, ed a lasciarli credere di essere la maggioranza son capacissimi di importi il Burqa e negarti l’uso del preservativo, non perchè lo dice Dio, ma il Suo procacciatore d’affari in questo mondo, il papa!

    !

  10. Ma come, lectorinfabula! Proprio tu, uno strenuo difensore della libertà, antipaternalista, che ti rifiuti di inchinarti a chicchessia, ti indigni perchè non sono intervenuto a dirimere una diatriba tra te e altri commentatori al pari tuo? Volevi forse che mi comportassi da monarca?

    Se guardi i tempi dei miei commenti, noterai che sono intervenuto pochissimo in quei post. Principalmente perchè ero altrove, nella fattispecie a 2700 metri di altezza, e nel tempo restante dovevo fare il padre – attività che privilegio rispetto a leggere i blog. Il fatto che tu usi il termine “connivenza” la dice lunga sul tuo concetto di democrazia. Prova ad applicare a te stesso le categorie che invochi, te lo dico senza acrimonia. E’ facile, per ognuno di noi, cadere negli stessi errori che condanniamo. E no, ad un certo punto hai smesso di motivare.

  11. Caro Berlic, se io ti parlo di pane e tu mi rispondi riferendoti alla polenta, evidentemente le motivazioni che sostengono i miei argomenti non riescono a perforare la tua corazza. Per questo non le vedi.

    Relativamente alla c.d. connivenza, non nascondere, almeno con te stesso, il tuo senso di compiacimento. E’ umano. Non pretendevo assolutamente un intervento in difesa; quello che auspico, parlando con qualcuno, è che mi ponga delle obiezioni sensate, anche e soprattutto quando – in qualità di padrone di casa – riporta ciò che ho indirizzato ad altri. Se uno mi si rivolge con argomentazioni che, come detto, farebbe solo un curato di campagna, o mi sta giudicando incapace di comprendere ragionamenti più arditi ovvero, altrimenti, sono stato io a sbagliare interlocutore.

  12. @–> “Punto Esclamativo”.

    Mi è piaciuto tanto il tuo riferimento al Gatto di Schrödinger, sul blog di Berlic.

    @–> Berlic

    Lo vedi quanti altri hanno compreso i miei riferimenti argomentativi? Eppure non li avevo esplicitamente citati: è solo una questione di “forma mentis”. Ragioniamo con schemi mentali differenti, per questo non ci comprendiamo.

  13. Lector, quali argomenti stai portando? Il tuo #15 è sostanzialmente “Non ti rispondo perchè le tue obiezioni non mi piacciono”.

    Va bene, sei libero. Rimane il sospetto che, piuttosto di non piacerti, tu non sappia rispondere. Ma per saperlo con certezza occorrerebbe aprire la scatola.

    PS: Mara Nada, il !, se ti piace te lo regalo volentieri.

  14. @–>Berlic

    No Berlic, non ti rispondo perché non sono assolutamente in grado di risponderti, se sposti la conversazione dal piano logico a quello apologetico.

    Se mi opponi delle argomentazioni che sembrano tratte da “I fioretti di Maria”, o da “Il Cuore Santo di Gesù Bambino” o, ancora, da “La vita di Santa Melegonda martire”, che c… vuoi che ti risponda?

    E scusami, ma quando ce vo’ ce vo’.

  15. @–>Piccic

    È solo la maturazione nella carità che permette di compatire veramente le persone

    Scusa, ma per questa parte del tuo intervento, vale quanto detto a Berlic: non riesco a seguirvi, in questi discorsi. Li ho rifiutati da quand’ero dodicenne e continuano ad essere per me assolutamente privi di senso.

    In proposito, ti segnalo questo post di Malvino, a cui mi rimetto perché sostanzialmente rispecchia quello che in materia è il mio atteggiamento.

    Su tutto il resto, però, sono d’accordo.

  16. È un articolo pieno di animosità, con un tono del genere non puoi pretendere di fare un discorso intelligente, verosimile e condivisibile.

    Dici che Berlic passa sul “piano apologetico”, e poi ti rifai ad esempi di una devozione che mi pare tu ritragga come sentimentalismo. Già di per sé apologia e devozione non sono corrispondenti (si può fare apologia senza devozione, ed essere devoti solo sentimentalmente, quindi quasi senza amore), poi ho l’impressione che tu abbia una immagine superficiale ed erronea della devozione (quella vera).

    Se ti va, dimmi semplicemente cosa di preciso avresti “rifiutato quando eri dodicenne”, forse così posso capire cosa intendi. Naturalmente se non si tratta di cose troppo intime o personali, si intende.

  17. @–>Piccic

    1. Scusa, ma non capisco se ti riferisci all’articolo di Malvino su Giornalettismo, o ad altro;

    2. Dai dodici anni in poi, ho rifiutato radicalmente tutta la retorica del buonismo con cui vengono condite le aneddotiche curiali; scusami, l’osservazione non è assolutamente rivolta a te, ma ti confesso che quando sento un certo linguaggio ecclesiastico, tutto infarcito di simile prosopopea, mi pigliano i conati e, purtroppo, non in senso metaforico.

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